ZHOK: “IL BLOCCO ECONOMICO-MILITARE AMERICANO PROPONE PER IL NOBEL
PER LA PACE IL PREMIER UCRAINO CHE STA CALDEGGIANDO LA TERZA GUERRA MONDIALE”,
di Miriam Alborghetti
War is peace, la guerra è pace è uno dei tre slogan incisi sulla facciata del Ministero della Verità ed alternati all’effigie del Grande Fratello durante le proiezioni dei cinegiornali nel romanzo orwelliano 1984. Nel mondo alla rovescia in cui siamo precipitati succede che i pacifisti, sventolando bandiere arcobaleno, promuovano il prolungamento di una guerra fratricida inviando armi, causando così altre morti in casa altrui, nonchè depressione economica e scarsità di energia e cibo in casa propria, spingendo in tal modo il Paese ad indebitarsi e accettare “l’aiuto” degli speculatori (ma non è che sia proprio questo il loro fine?).
Nello stesso mondo pazzo succede che gli antifascisti e gli antirazzisti riabilitino battaglioni neonazisti razzisti e li consacrino a eroi della Resistenza e della Libertà. Manca solo che intonino O neo-nazista portami via… Nello stesso mondo, tormentato da una propaganda demenziale in cui la tragedia della guerra viene spettacolarizzata con conseguente manipolazione dei fatti ai limiti del ridicolo, diventa normale che il Presidente di una nazione in guerra, che un giorno sì e l’altro pure minaccia la Terza Guerra Mondiale, costringe i civili a combattere, permette che i neonazisti imperversino nel paese, possa essere candidato a premio Nobel per la Pace. Non è Lercio, non è una barzelletta. E’ la realtà. O meglio è il grottesco reality show in cui siamo intrappolati, nel quale è potuto accadere che 36 politici europei, olandesi, inglesi e tedeschi (nessun italiano), abbiano proposto la candidatura di Volodymyr Zelensky al Premio Nobel per la Pace.
D’altra parte che soggetti dalle chiare simpatie naziste diventino “eroi occidentali” non è un controsenso, né rispetto alla nostra cultura, né rispetto alla nostra storia, passata e recente. In realtà dopo il Nobel per la pace a Barack Obama c’è poco da meravigliarsi. Un antecedente lo troviamo anche nel 1939, quando Erik Brandt, deputato svedese, forse un burlone in vena di scherzi, propose Adolf Hitler come “principe della pace sulla terra”. A questo punto se i politici del blocco asiatico proponessero Putin come “Re dell’Amore Universale”, lo troverei in armonia con la nuova normalità pazzoide.
La surreale candidatura del comico diventato presidente dell’Ucraina, grazie ai finanziamenti di un molto discusso oligarca e a una serie tv in cui Zelensky interpreta il ruolo dell’uomo qualunque che diventa presidente – e che ora sarà riproposta sulle reti televisive di una ventina di Paesi atlantisti – così è stata commentata dal filosofo Andrea Zhok: “Comunque il Truman Show ci fa un baffo. Oramai la virtualizzazione della realtà prodotta dal nostro mondo mediatizzato è arrivata all’autofagia, alla recita alla seconda potenza che diventa (parvenza di) realtà. Dopo averne visto il potenziale recitativo nel ruolo presidenziale, dopo averne finanziato l’elezione, ora il blocco economico-militare dell’impero americano propone il proprio ventriloquo – che sta caldeggiando la Terza Guerra Mondiale – per il Nobel per la Pace. Questo mentre, sempre nel nome della Pace, stiamo inviando in luogo di guerra sterminati convogli di armi e mercenari.
L’unica vera domanda è: esiste un limite alla capacità di manipolare e rovesciare la realtà che non possa essere superato? Esiste un livello di resistenza da qualche parte nelle coscienze che consente ancora di sottrarsi alla trasformazione del mondo in un’unica grande menzogna?”