“VOLEVO NASCONDERMI”, LIGABUE AL CINEMA

0
899

“VOLEVO NASCONDERMI” IL FILM DI GIORGIO DIRITTI CHE RACCONTA LA STORIA DEL PITTORE NAÏF ANTONIO LIGABUE.

Tu non meriti di esistere, lo apostrofava il maestro elementare, e per lui la “normalità”, quella che diventa inclusione, non arrivò mai. E così quel bambino solo, spesso dileggiato per la sua diversità, diventa un emarginato. Eppure riesce a rompere l’isolamento con la sua arte.

Con le oche-01 Distribution.JPG

E’ la storia di Antonio Ligabue, interpretata magistralmente da Elio Germano e firmata da Giorgio Diritti, che ritorna al cinema dopo il lockdown. E’ impossibile non andare subito con la mente a Toni el Matt della riduzione televisiva RAI di Salvatore Nocita, datata 1977. Scritta e sceneggiata da Cesare Zavattini, che dieci anni prima gli aveva dedicato una biografia definita di una “provocatoria semplicità”, ritraeva in carne e ossa, grazie a un superbo Flavio Bucci – scomparso di recente, capace di ringhiare proprio come faceva Toni – un Ligabue che è diventato un’icona, rimanendo impresso nell’immaginario collettivo.

volevo nascondermiNato a Zurigo alla fine dell’800 è affidato dal primo anno di vita a una famiglia di contadini svizzeri tedeschi. Ancora ragazzo è espulso e ripara a Gualtieri, località emiliana di cui è originario il padre, ma per lui è una terra straniera. Vive per anni in una capanna sul fiume senza mai cedere al freddo e alla fame. Sopraffatto da un regime che vuole “nascondere” i diversi e vittima delle sue angosce, spesso è rinchiuso in manicomio. L’incontro con lo scultore Marino Mazzacurati è l’occasione per riavvicinarsi alla pittura, l’inizio di un riscatto in cui sente che la sua arte è l’unica possibilità di farsi riconoscere e amare dal mondo. “El Tudesc”, come lo chiama la gente, è un uomo solo, rachitico e spesso umiliato. Diventerà il pittore favoloso che dipinge il suo mondo fantastico di tigri, gorilla e giaguari stando sulle sponde del Po, sprovvisto di ogni tecnica pittorica e senza conoscere Van Gogh e i Fauves, cui le sue opere sembrano ispirate.

Ruggisce come una tigre-01 Distributio.JPG

Una storia empatica e sfumata dal velo del tempo che Diritti sposa con le belle immagini della campagna emiliana tratteggiata dalla fotografia di Matteo Cocco e punteggiata dall’uso del dialetto alla maniera del maestro Olmi. La storia di Ligabue incanta e mette di fronte all’apparente contraddizione tra una fisicità sgraziata, una moderata follia e un talento luminoso che a lungo rimane nascosto e che quando finalmente viene alla luce diventa uno straordinario elemento di costruzione dell’identità e l’occasione tanto sognata di riscatto, spiega il regista. Un racconto che Diritti ha impastato con il dolore, le emozioni e le speranze di Toni senza una trama rigida, tanto che molti grandi siti esteri hanno parlato di un film senza filo narrativo, come ha fatto notare Il fatto Quotidiano. Le sue opere si riveleranno nel tempo un dono per l’intera collettività.

La pellicola prodotta da RAI Cinema con Palomar e il contributo dei Beni Culturali ha ricevuto l’Orso d’Argento alla Berlinale per l’interpretazione magistrale di Elio Germano ed è stato nominato “Film dell’anno” dai critici dei Nastri d’Argento.

di Barbara Civinini