VIOLENZA SULLE DONNE

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TRA STRUMENTALIZZAZIONE E NEGAZIONISMO.

di Miriam Alborghetti

Secondo i dati del Ministero dell’Interno dal 1° gennaio al 13 novembre 2023, in Italia su un totale di 285 omicidi volontari, sono state uccise 102 donne, 82 delle quali in ambito familiare e affettivo. 53 sono state uccise da partner o dall’ex partner. Non so se in questa macabra statistica sia stata “conteggiata” anche l’ultima vittima, il cui caso ha suscitato un’attenzione mediatica di proporzioni mastodontiche.

Giulia Cecchettin, 22 anni, il 16 novembre scorso avrebbe dovuto discutere la tesi in bioingegneria industriale con la quale si sarebbe laureata: “Sviluppo di biomateriali per la costituzione dei tessuti della trachea”. Ma non ha potuto farlo né mai potrà perché la sera dell’11 novembre, una volta salita nell’auto del suo ex fidanzato, Filippo Turetta, dopo un litigio scoppiato nei pressi della sua abitazione e testimoniato da un vicino, è scomparsa.

Sabato 18 novembre il suo corpo è stato ritrovato ai piedi di una scarpata, martoriato dalle coltellate. Un video ripreso dalle telecamere di videosorveglianza nella zona industriale di Fossò nella notte dell’11, alle ore 23.30, mostra Giulia che scende dall’auto, tenta la fuga, ma viene raggiunta dall’ex, che la colpisce con le mani fino a farla cadere a terra per poi caricare il suo corpo sull’auto.

Ancora un ennesimo femminicidio, ossia un omicidio di donna “in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale, allo scopo di perpetuare la subordinazione e di annientare l’identità attraverso l’assoggettamento fisico o psicologico, fino alla schiavitù o alla morte”? Probabilmente sì.

Il fatto immediatamente inonda le pagine dei giornali ed occupa per intero lo spazio mediatico, con un martellamento morboso tale da seminare terrore, persino tra i bambini delle scuole elementari, su un fenomeno sì molto grave, ma di proporzioni non allarmanti (più facile restare danneggiati da un vaccino mRna che essere uccise dal fidanzato) creare strumentalizzazioni ai limiti della decenza, con fazioni estremiste, che si dividono tra coloro che mettono sotto accusa tutto il genere maschile e quelli che scivolano nel negazionismo più becero:                                                                                                                  “No, il problema non esiste, se esiste è tutto colpa delle mamme che non sanno educare. Le donne sono più assassine degli uomini”.

Si tratta di un meccanismo ben collaudato nel mondo della comunicazione: prendi una battaglia giusta, come quella contro la violenza sulle donne, ed invece che analizzare il problema nella sua complessità, lo strumentalizzi, lo distorci, lo gonfi al fine di manipolare e monopolizzare l’opinione pubblica e farlo diventare un terreno di scontro di opposte tifoserie, in questo caso di uomini contro le donne e viceversa, individui il “nemico” e colpevolizzi metà degli esseri umani solo in quanto “detentori” di testicoli e pene, accusi la “famiglia tradizionale” di tutte le nefandezze del mondo, oppure al contrario vagheggi il ritorno dell’Uomo d’altri tempi, galante e cavaliere, trascini nella diatriba star, influencer e intellettuali da salotto che dell’argomento ne sanno meno di una capra, et voilà il gioco è fatto.

Audience alle stelle, milioni di click, crei l’ennesima emergenza, e, dulcis in fundo, distrai la massa dai progetti criminali che si stanno concretizzando a suo danno.

A breve, quando l’emendamento Pogliese passerà alla Camera, alla popolazione italiana sarà inflitto unTSOdimassaacuinessunopotràsottrarsiche, a confronto, ci farà rimpiangere i ricatti di Draghi a suon di vaccini “accidentalmente” contaminati da particelle di Dna. Nessuno sa cosa davvero possa comportare sul piano sanitario innalzare i limiti di soglia dell’elettrosmog da 6V/m a 15 V/m e, nei picchi diurni, fino a 60 V/m.

Medici per l’Ambiente indica un concreto rischio di incremento di patologie tumorali e neurodegenerative. Ma il problema non è solo sanitario, ma etico e politico: stanno facendo dei nostri corpi ciò che vogliono, altro che “il corpo è mio e lo gestisco io”. Ci fu un tempo in cui i re mediorientali vendevano ai Romani come schiavi i propri sudditi. Oggi i corpi degli italiani continuano ad essere sacrificati agli interessi delle lobby, che siano farmaceutiche o Tlc, poco cambia.

Nel frattempo la violenza sulle donne continuerà nell’indifferenza collettiva, in forme subdole e ampiamente accettate dalle stesse donne, fino al prossimo femminicidio: i compiti di cura non retribuiti – casa, figli, e anziani – continuerà a gravare sulle spalle delle donne, i corpi delle donne continueranno ad essere sfruttati, violati e violentati attraverso le varie forme più o meno legalizzate, antiche e moderne, del patriarcato come la prostituzione e l’utero in affitto.

Tutto questo continuerà a dispetto dell’educazione sentimentale che il ministro dell’Istruzione Valditara vorrebbe introdurre nelle scuole affidandola “a psicologi e influencer” (sic!). Anzi ancor di più dal momento che tutta questa spettacolarizzazione morbosa ha diffuso ancor più rabbia, paura e diffidenza verso “l’altro”, che da potenziale untore dell’era Covid è stato trasformato, tramite una comunicazione basata sulla “mostrificazione” dell’uomo comune con la “faccia del bravo ragazzo” (così è stato insistentemente descritto Turetta) in potenziale assassino.

In tale contesto è politicamente corretta l’autofustigazione del maschio. Il rapper Frankie: “Sono intorno a noi, in mezzo a noi in molti casi siamo noi i nemici delle donne”; Francesco Renga: “Giuli ti chiedo scusa”; Piero Pelù: “Mi vergogno di essere uomo. Siamo tutti da rifare” Antonio Tajani “come uomo chiedo scusa a tutte le donne a cominciare da mia moglie e mia figlia per quello che fanno gli uomini”.

È forse questo che si vorrebbe insegnare con l’ora di educazione sentimentale? A vergognarsi di essere maschi? Magari affidandosi ad un Fedez con le unghie smaltate o a uno Sfera Ebbasta che intona: “Hey troia vieni in camera con la tua amica porca..” accompagnato da uno psicologo estratto dal cappello a cilindro LGBTQIA+ al fine di spiegare agli studenti che la soluzione è la “fluidità”?

A sala Ruspoli sono previsti degli eventi per la Giornata contro la violenza sulle donne patrocinati dal Comune di Cerveteri. L’8 marzo del 2022, al Granarone, sotto l’amministrazione Pascucci, in obbedienza ai diktat del regime segregazionista, una minoranza della popolazione è stata DISCRIMINATA ed ESCLUSA proprio da un evento dedicato alle ingiustizie di cui sono vittime le donne.

E perché mai? Perché priva di “green pass rafforzato”! Nel pieno trionfo dell’ipocrisia istituzionale e nell’indifferenza dei partecipanti, una ricorrenza significativa venne trasformata in una nauseante farsa politicamente corretta ma eticamente ignobile.