PELLEGRINAGGIO IN TERRA SALENTINA.
Viaggiando in terra Salentina, approdo in una caratteristica cittadina pugliese, Francavilla Fontana. Senza volerlo, mi sono trovata in una realtà per me nuova, totalmente immersa nella spiritualità. Grazie al Maestro scultore/cartapestaio, Pietro Balsamo, Presidente della festa Patronale, ricercatore e cultore di tradizioni locali, ho potuto conoscere e condividere l’amore per l’arte sacra.
La cartapesta già dal lontano 1700 veniva utilizzata per creare statue per le processioni. Le statue maggiormente richieste e conservate fino ai giorni nostri sono quelle dei Misteri, che nel Venerdì Santo sfilano nella imponente processione penitenziale caratterizzata dalla presenza di circa 50 devoti incappucciati e scalzi che trasportano sulle loro spalle pesanti croci. Nell’aprile del 2014 il maestro Balsamo apre una sua bottega nel centro storico, riaccendendo così l’amore per questo antico mestiere artistico artigianale assente da circa novanta anni. Le statue sacre, che vengono prodotte destinate alle processioni, sono le vere protagoniste che introducono l’antico rito delle Perdonanze.
Il pellegrinaggio delle Perdonanze, avviene prettamente a piedi, si cammina per circa quattro chilometri raggiungendo il Santuario di San Cosimo alla Macchia, con eccezione del sabato e della domenica dell’Ascensione, dove sono ammessi i Traini, tipici carri decorati con ruote grandi trainati dai cavalli. Sul Traino una vera festa in movimento. Si canta e si suona con organetti e tamburelli la pizzica pizzica, tipica tarantella. La melodia è ripetitiva perché facilmente orecchiabile, senza un ordine ben definito, ognuno nel suo dialetto, ognuno nella sua parlata e cadenza canta in onore dei Santi. Arrivati al Santuario si partecipa alla messa del Vescovo e insieme a lui c’è la visita all’altare dei Martiri, dove sono esposte le sacre reliquiee proprio in quel momento si opera un canto dialettale molto commovente eseguito a più voci:Santu Cosumu Santu. A questo punto si muove la processione ed i trainieri hanno l’onore di portare le statue dei Santi Medici fuori dalla chiesa e si dirigono dove i cavalli sono stati parcheggiati a semicerchio. Il Vescovo, con le reliquie maggiori, benedice ogni singolo traino partecipante. Prima di far ritorno in chiesa, le immagini tanto venerate vengono girate verso il popolo, che le saluta intonando con gli organetti, chitarre e tamburelli la stessa pizzica pizzica che ha accompagnato il pellegrinaggio.
Finito il rito sacro inizia la festa popolare, ma prima bisogna acquistare “li Capiscioli”, nastri di diversi colori che simboleggiano la festa, ogni colore corrisponde alla “famiglia “ dei santi Medici (rosso per San Cosimo,Verde per San Damiano, blu per Sant’Antimo, giallo per San Leonzio, bianco per Sant’Euprepio. I nastri sono usati per adornare tamburelli, cavalli, traini, ma usati anche come gesto di amicizia, protezione e strumento di pace e riconciliazione. Quest’anno purtoppo per via dell’emergenza Covid19, il pellegrinaggio non si è potuto effettuare, ma si è optato solo per l’esecuzione del canto devozionale con 4 rappresentati dei suonatori devoti. Durante la cerimonia sono stati fatti degli omaggi ai Santi Medici da parte di vari rappresentati delle categorie di persone che hanno aiutato, curato, sostenuto tutti coloro che sono stati coinvolti dall’emergenza covid. Tra questi medici ed infermieri da me rappresentati, la protezione civile Fernando Pantaleo, la croce rossa Angela Dimida, responsabile Santuario Antonio Italiano, trainieri Piermanuel Rizzo e tutti gli organizzatori Pietro Balsamo e Mimmo Rizzo.
La parte conclusiva della cerimonia è stata caratterizzata dal lancio di numerosi palloncini verdi e rossi (colori dei Santi Cosma e Damiano)e di una mongolfiera di carta di circa 5 metri con le immagini dipinte dei Santi Medici e dei fratelli martiri offerta da diversi devoti. Il pallone aerostatico è un simbolo diffuso nelle feste pugliesi e rappresenta l’affidare le proprie preghiere al cielo. L’emozione provata è stata molto forte oltre per il contesto anche per la situazione che stiamo vivendo ancora a causa del coronavirus. E’ stata un’esperienza toccante che ha accresciuto in me la solidarietà cristiana.
di Elena Botti e Piero Balsamo