VIA CUMA A CERENOVA COME SCAMPIA

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rifiuti in via cura

“UN MONNEZZARO A CIELO APERTO”. LA DENUNCIA UNA CITTADINA ESASPERATA DALL’INCIVILTÀ DI ALCUNI SUPPORTATA DALL’INDIFFERENZA E DALLA CONNIVENZA DI TROPPI. 

Mi vergogno, mi vergogno profondamente di abitare in una via, a detta del Comune di Cerveteri, “privata” nella quale ogni giorno devo fare i conti con l’abbandono selvaggio di rifiuti, bottiglie di birra che marcano il territorio, “gattare” che lasciano cibo sulla strada e sui posti auto rigorosamente privati ai gatti senza poi ripulire gli spazi.

Mi vergogno per gli autori di questi gesti e mi vergogno per chi vede, sente e non protesta per omertà o per indifferenza totale, a mio avviso complici di un atteggiamento incivile.

Come si può convivere passivamente in un “monnezzaro a cielo aperto” senza risentirsi e avere comportamenti astiosi verso chi, come me, denuncia questo schifo invece di mostrare solidarietà e dissenso?! Mi viene da pensare che non hanno disagio e che forse addirittura trovano confort nel vivere in un complesso sociale al culmine del degrado.

Prendersi cura degli animali randagi è un atto ammirevole non c’è che dire ma, se le bestiole in questione sono molte e siamo nell’ambito di un condominio, le cose cambiano. Forse qualcuno ignora che dare cibo agli animali randagi può costituire reato penale in due precise fattispecie.

Quando si versa o si lancia il cibo in un luogo pubblico, per esempio per strada, o in un luogo privato ma di uso comune, come negli spazi condominiali, senza averlo raccolto in una ciotola o in un contenitore e senza assicurarsi di non sporcare, si può incorrere nel reato di getto pericoloso di cose, secondo l’articolo 674 del Codice Penale, in quanto gli alimenti possono imbrattare le cose o molestare le persone e possono provocare emissioni di gas. Quando si dà continuamente cibo ad animali randagi favorendo la loro presenza e aggregazione in un luogo o addirittura la creazione di una colonia felina, si può incorrere nel reato di disturbo della quiete pubblica, in base all’articolo 659 del Codice Penale, in quanto la loro presenza può creare sporcizia, odori sgradevoli o rumori molesti.

Tutto questo, qui in via Cuma non viene rispettato e non si tiene neppure conto che alcune persone potrebbero avere delle serie allergie. In questo caso non si possono attribuire colpe alla azienda che si occupa dei rifiuti, o al Comune, ma solo agli incivili che creano questi ambienti sudici e a chi tace acconsentendo!

Roberta Crisanti

Cara Roberta, esprimendole solidarietà da parte di tutta la redazione, la ringrazio per aver avuto il coraggio di denunciare questi comportamenti barbari che, anche grazie alla connivenza di molti e all’indifferenza degli ignavi, deturpano il nostro territorio. Però occorre sottolineare che il Comune non è del tutto incolpevole. Istituzioni sanitarie, Comune e Polizia Municipale hanno il dovere di tutelare la salute pubblica, garantire l’igiene ed il decoro urbano, anche là dove esiste un’area privata ad uso pubblico, impedendo e sanzionando comportamenti molesti e reati ambientali come l’abbandono dei rifiuti e di cibo che ledono gravemente il benessere e la qualità di vita della comunità. (M. Alborghetti)