C’è chi va in Africa per turismo e chi invece come il ladispolano Emanuele Pierini parte in agosto con lo spirito del giovane esploratore di umanità.
Nulla in contrario sul turismo rispettoso dell’ambiente e delle persone, ma indubbiamente un’esperienza diversa, vissuta a stretto contatto con i nativi, in luoghi e situazioni lontani dalle rotte patinate lascia il segno. Destinazione Tanzania, che con il Kenia e l’Uganda formava tre famosi gioielli coloniali della corona britannica e non a caso la lingua ufficiale dopo lo swaili è l’inglese. Tanzania, East Africa, una terra che ha conosciuto sin dal passato remoto migrazioni, influenze e dominazioni (persiani, arabi, tedeschi, portoghesi, inglesi) e che annovera scoperte importanti nel campo dell’antropologia: “In Tanzania sono stati ritrovati alcuni dei più antichi reperti archeologici relativi all’evoluzione dell’uomo. La Gola di Olduvai, nella parte settentrionale del Paese, viene spesso indicata come “la culla dell’uomo” da quando i celebri scavi di Louis Leakey iniziarono a portare alla luce il grande patrimonio di fossili umani nascosti negli strati rocciosi della gola. A Olduvai sono stati ritrovati, tra l’altro, ossa di Paranthropus di età stimata intorno ai due milioni di anni, e impronte di un antenato dell’uomo risalenti a circa 3,6 milioni di anni fa.”]. “E’ qui nella savana che ho conosciuto per la prima volta il vero significato delle parole natura, silenzio e spazio”…Ecco il diario di viaggio di Emanuele Pierini sotto la costellazione della Croce del Sud.Quale è stato l’impatto con questa realtà? Che emozioni ti ha suscitato? L’impatto immediato è di quelli che ti scuotono. Questa terra totalmente dominata dalla natura, che scandisce il ritmo di vita di questi popoli ti spiazza. Creare dei legami con queste persone, entrare anche se per pochissimo tempo nelle loro vite difficili e dure non può che generare un forte senso di umanità e fratellanza. Questo impatto porta con se anche i suoi strascichi in termini di sconforto circa una situazione di arretratezza culturale ed economica che impedisce sviluppi in avanti per quanto riguarda le condizioni, soprattutto dal punto di vista sanitario. Inoltre vedere come tanti pilastri della nostra cultura possano venire meno e tante abitudini possano risultare superflue deve far riflettere.Perché questa scelta e dove e come hai trascorso il soggiorno? Questa scelta deriva prima di tutto da una voglia di mettersi in gioco e di affrontare situazioni che dal punto di vista emotivo ti possono segnare e far riflettere. Penso anche che ognuno di noi abbia un profondo bisogno di stabilire contatti e farlo in questi luoghi e con queste persone è un’esperienza che ti attraversa. Per quanto riguarda il soggiorno, per la prima parte del viaggio abbiamo stanziato nel villaggio di Kisinga nel distretto di Makete al confine con il Malawi, a ben 2300 metri di altezza. La struttura era una casa famiglia dell’Associazione Venite e Vedrete Onlus, che colgo l’occasione per ringraziare per l’opportunità concessa a me e come ogni anno a tanti ragazzi di conoscere da vicino queste realtà e l’immenso lavoro che svolgono. Questo posto ha un triste passato dato che la quasi totalità della popolazione adulta è stata falcidiata dall’AIDS, da qui la necessità di garantire un futuro ai tanti bambini del posto rimasti orfani. Successivamente abbiamo attraversato tutto il paese, scoprendo diverse realtà missionarie straordinarie, per poi dirigersi a Dar Es Salaam, centro economico e città più grande del paese affacciata sull’Oceano Indiano. Qui abbiamo trascorso le notti nella struttura delle Suore Missionarie Carmelitane ed abbiamo approfondito la conoscenza di molte realtà del tessuto sociale cittadino, diverse ma non meno problematiche di quelle delle zone rurali e visitato luoghi molto significativi come per esempio la cittadina marittima di Bagamoyo (lett. Cuore spezzato). In questa cittadina marittima in passato partivano gli schiavi diretti a Zanzibar per poter essere commerciati nelle tratte occidentali ed orientali .Pensi di scrivere altre pagine sul diario africano? Se per altre pagine si intende se ho l’intenzione di tornare la risposta è senz’altro affermativa. L’Africa ti dà tanto, senza indietro chiedere nulla, sia per quanto riguarda i rapporti umani che dal punto di vista puramente culturale essendo un continente sfaccettato e veramente ricco di fascino. Un viaggio che mi sento di consigliare almeno una volta nella vita a tutti i giovani e non, utile anche soltanto per accorgersi che esiste anche un altro punto di vista.
Carla Zironi