VERSO UNA MEDICINA INTEGRATA

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Di recente chi scrive vi ha parlato dell’esperienza empirica (sul campo, in prima linea) dall’ importanza del gemmo terapico Tamarix gallica nelle piastrinopenie e del fitoterapico Capsella Bursa Pastoris nelle emorragie.

tiroide
Dottor Professor
Aldo Ercoli

Sono solo due esempi, tra i tanti, oggetto dell’insegnamento, a medici e farmacisti, che ho prestato, almeno in 30 anni di carriera professionale, in varie città d’Italia, soprattutto a Roma (Università di Botanica, Centro congressi Cavour etc.).Da storico della medicina (ho avuto come maestro il prof. Alberto Lodispoto) posso asserire che la scienza “ufficiale” si è basata sulle conoscenze accumulate nel corso di lunghi millenni della terapia che l’hanno preceduta. Molte scoperte farmaceutiche, nelle mani di esperti ricercatori, si sono basate, grazie ad un rigore scientifico, su questo lontano sapere. F.Piterà ci ricorda, nella prefazione alla prima edizione del suo testo, che, tra i tanti esempi che si possono elencare, ne basta uno per tutti. Gli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina, cioè i farmaci antipertensivi più recenti del veleno di un serpente. In Omeopatia un’altro veleno di un altro serpente (Lachesis) è stato da me utilizzato con successo in un centinaia di casi di menopausa. Badate bene, non in tutte, solo quelle che avevano le caratteristiche del rimedio Lachesis, prescritto pertanto secondo la legge dei simili in maniera diluita e dinamizzata.

Altro che stregonerie! Purtroppo il Dio denaro non rispetta più la natura, ne le sue leggi. La medicina naturale non sostituisce quella ufficiale, ha un ruolo complementare, integrativo che viene però svilito, ignorato o peggio ancora demonizzato. L’importanza delle leggi dell’ereditarietà e di quelle che governano la genetica devono farci riflettere che non tutti i pazienti, pur affetti dalla stessa malattia, sono uguali.

La stessa biodiversità esistente nel mondo naturale (minerale, vegetale, animale) è presente nell’individuo umano. Si può scegliere, a seconda della patologia del malato, spesso una terapia più dolce, meno invasiva, priva di effetti collaterali nel completo rispetto della biodiversità umana. Lo studio del mondo naturale ha portato alla scoperta di quelli che sono oggi gli antibiotici più utilizzati (penicillina, cefalosporine, tetracicline etc) osservando la “guerra microscopica” tra batteri e actinomiceti.

Sono stati questi ultimi (quante volte l’ho ricordato) che uccidono i nemici batteri grazie alla produzione di armi antibiotiche naturali, poi sintetizzate in laboratorio e messe in commercio. Per quanto riguarda invece la fitoterapia desidero elencare una lunga serie di rimedi vegetali, divenuti poi “farmaci che hanno alleviato, nel corso degli anni, le sofferenze dell’umanità. Il dottor Piterà ci ricorda il chinino (1643, tuttora migliorato nella formulazione chinidinica, indispensabile specie nella malaria); la digitale (1785, tuttora impiegata nello scompenso cardiaco); la morfina (1803); l’atropina (1831); la codeina (1832); l’acido acetilsalicilico (1899); l’efedrina (1974); il curaro (1932); la penicillina (1941, grazie a Fleming)… Dobbiamo ringraziare il mondo naturale se siamo oggi arrivati a nuove scoperte scientifiche.

La Natura, come asseriva il filosofo Pico della Mirandola nel Rinascimento, va rispettata e studiata non combattuta e violentata. E’ solo grazie a lei che si è potuto ottenere un allungamento della vita umana. Il prezzo che stiamo però pagando, l’altra faccia della moneta, è la cronicizzazione delle malattie. Vi sarà in futuro un integrazione tra metodiche terapeutiche diverse? E’ quello che mi auguro anche se attualmente, agopuntura a parte, non riesco a vedere questo percorso.

Chi scrive ha da sempre battuto questa strada, sia come specialista cardiologo e broncopneumologo che come docente sia in medicina naturale, e microbiologia ambientale nella formazione, da docente, dei medici di medicina generale.