Versatile ed ironico

0
2227

Andrea De Rosa, autore, sceneggiatore ed attore, ci racconta una carriera iniziata da giovanissimo e subito decollata

di Paola Stefanucci

Andrea De Rosa, scrive e interpreta, a soli 19 anni, il suo primo monologo teatrale “Parzialmente stremato”. Da allora per l’attore, autore e sceneggiatore romano, classe ’86, cresciuto – come racconta- sulla “via” Nomentana da Porta Pia a Tor Lupara, è un susseguirsi di successi e simpatia. Subito viene notato, e arruolato nel ruolo di Massi tra i protagonisti di “Notte prima degli esami” da Fausto Brizzi, al suo strepitoso esordio alla regìa, “promosso” da 12 milioni di euro di incasso. Ma gli esami non finiscono mai: Andrea dimostrerà ancora il suo valore (artistico) sul grande schermo, tra l’altro, nel film di Luca Biglione “Ultimi della classe” nel ruolo di Michele Robotti, uno studente timido, ben diverso dallo sfrontato Massi. Prova, felice, di versatilità, la sua, anche nella commedia multigenerazionale di Luca Lucini “Amore, bugie e calcetto” dove è Piero, detto “il precisetti”.

Un’altra: nell’opera prima di Hedy Krissane “Aspromonte” in un ruolo tutt’altro che comico.

In tv lo abbiamo visto nella serie “Distretto di polizia 6” e “Una pallottola nel cuore”. Nel suo curriculum non mancano cortometraggi, web-serie e un libro: “La mia generazione dalla a alla z” (Edizioni Graus). Intanto, abbiamo voluto incontrare il giovane artista, che compirà 31 anni tra due settimane, il 28 febbraio, ma ha già passato un terzo della sua esistenza a farci ridere (e riflettere) attraverso i suoi irresistibili monologhi gonfi di comicità.

Andrea De Rosa, il prossimo 13 febbraio, sarà sulla ribalta della Sala Umberto a Roma per bissare il successo di “Psicomico” e stavolta condividerlo con Lucia Rossi – la ricordate in “Distretto di Polizia 8” e “R.I.S. Roma 2 e 3”? – nel dialogo “Psicomico Revolution”. Sottotitolo: Tragicomica psicoterapia di rimembranze sotto amnesia.

Un’occasione unica. Non si replica.

Andrea, lei si è mai disteso sul lettino dello psicanalista?

No, nella vita reale no, forse sbagliando, magari avrei dovuto, sul palcoscenico sì. L’ho fatto l’anno scorso al teatro Tirso de Molina in “Psicomico” dove mi sono messo a nudo sotto gli occhi di uno psicologo invisibile. Fra tre giorni lo farò alla Sala Umberto. Ebbene sì, sono recidivo. Con la differenza che questa volta sulla scena in “Psicomico Revolution” ci sarà una vera psicoterapeuta. Però depressa, senza saperlo. Un matrimonio, dopo sette anni, giunto al capolinea. Completamente abbandonata all’apatia, Lucia non riesce a trarre benefici dalla sua situazione personale e va avanti a psicofarmaci. Il paziente, Andrea, è un attore comico, deluso dal suo Paese e dal suo lavoro, ha già in tasca il biglietto per Londra. Dove spera di cambiar vita. Andrea non ha nessuna intenzione di farsi psicanalizzare, vuole solo sfogarsi. Già, perché l’unico modo per arrivare a delle risposte grazie all’aiuto di una persona, è “entrare in empatia”, quindi “rendersi vulnerabili”. E non è detto che questo valga solo per il paziente. La psicoterapeuta ascolta ma alla parola “rivoluzione” ribadisce che l’unica “rivoluzione” possibile è quella personale. Infine, i due scoprono di aver tante cose in comune…ma qui mi fermo, il resto lo scoprirete a teatro.

Ma è uno spettacolo autobiografico?

In parte. Il teatro è la mia psicoterapia. Ma diamoci del

Certo. Per una volta possiamo derogare dall’abituale lei. Dicci chi o cosa prendi di mira nel tuo “Psicomico Revolution”?

Non vi posso dire tutto.

Insistiamo. Almeno un argomento…

La tv generalista, personaggi televisivi onnipresenti a tutte le ore del giorno, la moda dei talent… Certo, meglio i talent che i reality. Ma ormai anche il talent è ridotto a un reality. Il mestiere non s’impara più nelle accademie, nelle botteghe o facendo il praticantato ma andando a farsi offendere in televisione. L’esempio più lampante “Masterchef”, in cui vengono insultati poveri giovani (aspiranti) cuochi.

Sappiamo che non hai “peli sulla lingua” e non risparmierai sferzate a nessuno…

Il teatro, lo consente!

Perché hai scelto proprio la vigilia di San Valentino per andare in scena?

La verità? Era l’unica data libera.

Tu festeggi il giorno degli Innamorati?

Lo festeggio da single, da sei anni a questa parte. Invece quest’anno, se scatta la mezzanotte e sono ancora in teatro e c’è tanta gente faccio l’innamorato “pazzo” con il pubblico.