“Vent’anni”, tutti da vivere e cantare

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Esce il 20 luglio il nuovo video di Davide Zumbo ed Ettore Cepparano, in arte, Box Boys che affidano alla musica le emozioni  e le esperienze vissute in prima persona a questa etàdi Felicia Caggianelli

Iniziano a respirare la musica sin da piccoli. Ma è intorno ai 15 anni che di fatto muovono timidamente la propria curiosità verso la musica con le prime note regalate ad un pentagramma. Galeotto l’inverno, quando le grigie giornate ti costringono a restare in casa e così un box diventa il loro ritrovo per giocare suonare e sognare, non a caso il loro nome nasce proprio da lì, Box Boys, ed è proprio in quelle quattro mura che Davide Zumbo e Ettore Cepparano, iniziano la loro avventura musicale che li porterà a registrare, con una etichetta indipendente,  i primi brani che entreranno nel cuore della gente come fulmini a ciel sereno facendo registrare sui social contatti da capogiro. Noi dopo averli conosciuti qualche anno fa siamo tornati ad incontrarli per monitorare il loro percorso ricco di novità, un percorso che dopo l’uscita del nuovo brano dal titolo: Vent’anni vedrà i due artisti intraprendere la strada di solisti.  Avevamo incontrato, infatti, i Box Boys un anno e mezzo fa in redazione in occasione del lancio del brano: Una parte di cielo. Cos’è cambiato in questo lasso di tempo e quali successi e traguardi avete raggiunto?

“I traguardi raggiunti, quelli più soddisfacenti sono il supporto della gente che ci segue, le proposte che riceviamo ovvero quando ci chiamano a cantare. Ci gratifica tanto il fatto di riuscire ad arrivare all’anima della gente. Riuscire ad arrivare al cuore è un qualcosa di indescrivibile che ci sprona ad andare avanti. Da un anno a questa parte abbiamo scritto altre canzoni tra cui: Ladispoli Beach, Ricordati che, due video ufficiali e altri singoli che hanno riscontrato il parere positivo della gente. La canzone Ladispoli Beach ha girato moltissimo la scorsa estate e numerosi locali ci hanno chiamato per animare le serate con le nostre canzoni. Siamo stati soddisfatti anche perché è molto rischioso mettere il nome di una città nel titolo di una canzone perché potrebbe anche non ottenere il placet degli ascoltatori”. Un nuovo brano, una nuova avventura”.

Come nasce il testo di Vent’anni?

“Tiriamo le somme di tutto quello che vivi e provi quando raggiungi questa età. Tra l’altro questo sarà l’ultimo video insieme. Si tratta di un testo che ho scritto quando avevo diciannove anni, il giorno dopo ne compivo venti. Ricordo che fu un giorno in cui ero veramente ispirato. Era un testo che custodivo in un cassetto, non lo abbiamo mai fatto uscire. Tireremo le somme anche perché noi abbiamo vent’anni”.

Parliamo di contatti importanti. Ce ne sono stati?

“Sì. Premesso che siamo legati alla nostra etichetta indipendente perché ci troviamo bene a lavorare con loro. Tuttavia sono arrivati anche altri contatti che non abbiamo né accettato né scartato perché comunque noi lavoriamo bene con lo staff della nostra casa discografica che tra l’altro ci ha supportato e datato fiducia sin dal momento in cui abbiamo abbracciato questa strada. I contatti arrivano però la maggior parte delle volte non rispettano i canoni che ci siamo prefissati. Di volta in volta abbiamo valutato le proposte e abbiamo visto che spesso la gente si improvvisa prendendo questo lavoro un pò alla leggera e con poca competenza a riguardo soprattutto per quanto riguarda la gestione dei social che svolge un ruolo fondamentale di volano per veicolare le canzoni facendole arrivare ad un numero maggiore di utenti e quindi possibili fruitori. Abbiamo notato che addirittura alcuni non sanno come pubblicare un video aldilà dell’uscita per cui, per il momento abbiamo deciso di rimanere indipendenti con la nostra solita etichetta. Ad oggi, come gruppo siamo a tutti gli indipendenti anche perché noi investiamo su noi stessi ovvero ci finanziamo e ci auto produciamo”.

Secondo voi su quali binari si muove il settore della musica?

“Credo che oggi come oggi per i ragazzi sia molto accessibile nel momento in cui tu vuoi farla per divertirti o per svago. Molti ragazzi tuttavia puntano a intraprendere questo settore con la convinzione che fare musica equivale a fare soldi. Nulla di più sbagliato. All’inizio bisogna investire su te stesso i soldi tuoi perché non te li regala nessuno e vedere come si evolve. Bisogna tenersi aggiornati sull’andamento di questo settore che è in continuo divenire e si modifica con le diverse contaminazioni che provengono da diversi paesi del mondo. È comunque un mercato pieno di gente, di artisti e anche non artisti che riescono ad emergere solo perché hanno a disposizione qualche risorsa economica in più. Ultimamente sta spopolando la Trap nel senso che è il genere musicale più apprezzato del momento dalle giovani generazioni. La Trap la fanno tutti si tratta di una sfumatura del Rap che già c’era stata in America e ultimamente è approdata in Italia. Non a caso i primi che si sono cimentati con la Trap in Italia adesso hanno raggiunto alti livelli anche se  pur essendo una musica suonata da italiani ha poco di Italia essendo un riportato made in America, Francia o Inghilterra. Noi tuttavia anche se apprezziamo questo genere restiamo legati  al nostro modo di fare musica. A noi piace dire che quello che componiamo  è la nostra musica e non la copia di un qualcosa già sentito. Noi dobbiamo avere la nostra personalità nel nostro testo. Della nostra musica siamo sicuri che nessuno mai potrà dire che è simile a Eminem piuttosto che ad un altro rapper. Noi siamo i Box Boys e siamo unici nel nostro genere. Che poi piaccia o meno è un’altra storia”.   Possiamo dire che la vostra musica è un continuo mettersi in gioco. Mettersi davanti ad uno specchio e di volta in volta un riscoprirsi?

“Naturalmente sì. Ogni volta è una evoluzione per noi. I nostri pezzi non sono mai uguali e abbiamo imparato ad incassare anche i commenti non proprio positivi che abbiamo capito movimentano le discussioni intorno al pezzo. Sempre con lo stesso spirito e la stessa passione? Sempre di più anche perché si tratta di un lavoro difficile. Sembra di non arrivare mai quello che vuoi e non nascondiamo che siamo sue persone molto ambiziose per cui ogni volta che quel qualcosa si palesa ecco che torniamo a volere ancora di più e questo purtroppo ci porta a non vivere appieno i traguardi che raggiungiamo. Tuttavia ci sono tante gratificazioni. Una ragazza che ti scrive grazie per aver reso meno triste la mia degenza in ospedale, o un genitore che ti invia il video del proprio figlioletto di pochi anni che balla a ritmo delle tue canzoni non ha prezzo. È una emozione grandissima.  La nostra forza è la gente e fino a che ci sarà qualcuno che ci inviterà a continuare, noi continueremo. Anzi, continueremo anche senza”.