Lo ha chiesto Vincenzo Saveriano nella sua nuova requisitoria. “Fu un’operazione congiunta finalizzata a nascondere la verità”. La difesa: “Chiederemo assoluzione per i familiari di Antonio”.
“Sono tutti da condannare a 14 anni per omicidio volontario”. Una sorta di requisitoria bis quella di Vincenzo Saveriano, procuratore generale e rappresentante dell’accusa nel processo di Marco Vannini. Già a gennaio 2019 il pg si aveva sollecitato la precedente Corte chiedendo una pena esemplare per tutti i Ciontoli (Antonio, il capofamiglia, la moglie Maria e i figli Martina e Federico). Poi le cose non andarono bene per l’accusa e per i Vannini visto che i giudici di secondo grado ridussero la pena da 14 a 5 anni per Antonio Ciontoli derubricando pure il reato da omicidio volontario a colposo. Fu la cassazione a febbraio di quest’anno a stabilire un appello bis ed perché si è tornati quasi al punto di partenza con una nuova requisitoria dello stesso magistrato. Che poi ha anche formulato una seconda ipotesi. In subordine, ha chiesto per i familiari del sottufficiale della Marina e nei servizi segreti che si è attribuito la responsabilità dello sparo, di valutare eventualmente l’ipotesi di concorso anomalo in omicidio, in base all’articolo 116 del codice penale, e condannarli ad una pena di “9 anni e 4 mesi di reclusione”.
Saveriano ha ripercorso quei momenti tragici puntando chiaramente l’indice sull’intera famiglia Ciontoli che, seppur presente nella villa di Ladispoli, non attivò in tempo i soccorsi per salvare la vita a Marco. “Fu un’operazione congiunta – ha ribadito il procuratore generale – finalizzata a nascondere la verità con lo scopo di non far perdere il posto di lavoro ad Antonio Ciontoli. Un colpo simile è in grado di spaccare la portiera di un’autovettura. E Ciontoli vorrebbe farci credere di aver pensato che il proiettile fosse rimasto nel braccio di Marco?”.
Il procuratore su Federico. “Era consapevole e telefonare al 118 dando false informazioni ai sanitari è come non aver telefonato. Aveva la consapevolezza piena di ciò che era accaduto e a quel presunto colpo d’aria riferito dal padre non ne ha fatto cenno”, ha aggiunto. Nel mirino anche Martina, fidanzata di Marco. “Lei si trovava nel bagno e ha visto tutto ma disse all’infermiere del 118 di non sapere cosa fosse accaduto”, è la posizione di Saveriano.
Parole forti comunque quelle del pg mentre anche le parti civili con Celestino Gnazi e Franco Coppi sono state molto determinate nel chiedere omicidio volontario per i Ciontoli. “Possibile che nessuno si sia accorto di quel colpo? – dice Celestino Gnazi – in quella casa è avvenuta una pulizia cinica degli ambienti, non sono state trovate impronte neanche sulla pistola”. Il collega rincara la dose. “Se marco fosse subito morto sarebbe colposo, – è l’intervento di Franco Coppi – se allertati i soccorsi Marco fosse morto sarebbe colposo ugualmente ma se siamo qui non può essere colposo. Con una telefonata si sarebbe attivato il codice rosso. Un normale chirurgo avrebbe operato Marco Vannini salvandolo”.
La difesa contesta. “Ci sono delle questione delle parti civili che non trovano corrispondenza nei dati probatori, ne riparleremo in aula. Chiederemo assoluzione per i familiari di Antonio”, ha detto Pietro Messina, legale dei Ciontoli. Prossima tappa mercoledì prossimo con le arringhe appunto difensiva e sentenza il 30.