VACCINI AI CLOCHARD: IL PIANO RIESCE SOLO A METÀ

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LA MAGGIOR PARTE DEI SENZATETTO NON SI SONO SOTTOPOSTI AL VACCINO ANTINFLUENZALE DELL’ASL DI RM 4.

Clochard vaccinati, la maggior parte però sono scettici ed optano per la ritirata. Riesce a metà finora il piano della vaccinazione antinfluenzale nei confronti dei senza fissa dimora di Ladispoli. Medici ed infermieri con siringhe al seguito hanno raggiunto la città (come anticipato dal precedente servizio de L’Ortica) in sinergia con la comunità di Sant’Egidio. Nessun incontro però nel centro diocesano della Caritas di via Fermi dove si prevedeva il raduno. Troppo complicato evidentemente portare lì tutti gli stranieri (in realtà nel mondo degli “invisibili” c’è anche qualche cittadino italiano), e allora il team si è recato nelle “dimore” improvvisate dei clochard, laddove in pratica vivono in condizioni disperate.

Un nutrito gruppetto da tempo si è insediato sotto al cavalcaferrovia di viale Europa di fronte agli uffici postali. Almeno cinque o sei sbandati invece occupano da settimane la sala d’attesa della stazione di Ladispoli-Cerveteri mentre tanti altri si sono sparpagliati all’interno di baracche e container in aree verdi, stradine isolate o sulle sponde dei fiumi Vaccina e Sanguinara. Ecco perché l’equipe è stata costretta a recarsi personalmente in tutti i vari punti. «Non è stato per niente facile – ammette Massimo Magnano, medico e volontario della comunità di Sant’Egidio – al momento siamo riusciti a vaccinare solo 15 persone tra cittadini romeni, polacchi e marocchini con l’ausilio anche della Croce Rossa Italiana. All’appello ne mancherebbero almeno 25 che hanno rifiutato perchè hanno tante idee negative al riguardo. Speriamo che con il tempo possano cambiare idea». Un clochard è stato individuato addirittura nel piazzale di un centro commerciali mentre chiedeva l’elemosina. Degli africani avvicinati in un prefabbricato oramai abbandonato nella stazione di Palo. «Sono soggetti a rischio – aggiunge Magnano – e per questo abbiamo anche spiegato loro che sarà necessario procedere con il vaccino anti-Covid in programma già, se ci riusciamo, tra una ventina di giorni. Il nostro obiettivo è raggiungere anche il nutrito gruppo dei senegalesi di Ladispoli con i quali non siamo riusciti a metterci in contatto».

Vaccini a parte, la situazione di vita degli emarginati continua a destare molte preoccupazioni. La mensa alla Caritas è stata sospesa (è attivo solo il servizio d’asporto attualmente) mentre durante la notte, e quindi quando le temperature diventano gelide, non dispongono di una struttura adeguata in grado di accoglierli. E col passare dei giorni lo scalo ferroviario si è trasformato in un centro di accoglienza. I pendolari neanche ci fanno più caso quando entrano dalla porta principale per recarsi sui binari. Nel mese di dicembre però alcuni passeggeri avevano protestato, così come i titolari del bar chiedendo soluzioni drastiche per evitare il degrado quotidiano. E il delegato comunale ladispolano ai Rapporti con Rfi e Trenitalia, Giovanni Ardita, si era subito attivato a seguito delle lamentele pretendendo dai vertici delle Ferrovia delle contromisure immediate. Così la scelta: chiudere le porte alle 22.