Quando è consentito prescriverla da parte del medico?
Cannabis a uso medico in Italia? E’ divenuto legale dal 2007 con il Ministro della Salute Livia Turco (decreto di uso terapeutico del cannabinoide delta -9 – THC).
Parti di pianta cannabis (soprattutto le sommità fiorite) e suoi estratti furono successivamente legalizzati nel 2013 da successivo Ministro della Salute Renato Balduzzi (legalizzazione dei cannabinoidi in forma vegetale riconosciuti a esclusivo scopo medico). L’utilizzo a finalità terapeutico della marijuana non ha nulla a spartire con quella che comunemente viene chiamata “cannabis light” che dall’ agosto 2017 è liberamente commerciale.
Solo la resina delle inflorescenze fiorite della cannabis indica, varietà della cannabis sativa, contiene il THC (tetracannabinolo) la vera sostanza dotata di effetto stupefacente. La “cannabis light” che troviamo in commercio, essendo completamente priva di THC, viene utilizzata ad uso ricreativo, ludico in quanto non ha effetti psicotropi.
Quali sono gli usi terapeutici della cannabis, ossia quelli consentiti dalle legge? Quando è consentito prescriverla da parte del medico? Quale struttura medica la può prescrivere? Va precisato innanzitutto che stiamo parlando di un trattamento sintomatico di supporto ai trattamenti classici standard allorquando questi ultimi si siamo rivelati inefficaci: o perché hanno provocato effetti collaterali indesiderati, oppure hanno creato assuefazione, infine quando i farmaci convenzionali abbiano delle specifiche controindicazioni nel singolo paziente. Stiamo parlando quindi di una terapia di supporto, sintomatica e basta. La prescrizione a carico del Sistema Sanitario può essere effettuata solo in questi casi sopracitati dopo esauriente discussione con il proprio medico di fiducia al fine di prendere in considerazione questo trattamento alternativo.
L’acquisto del farmaco, dietro richiesta medica, è completamente a carico del medico di base (di famiglia) sulla base di un Piano Terapeutico che viene redatto da un medico specialista appartenente al Servizio Sanitario Regionale. Quest’ ultimo ha il dovere di informare il paziente, con un necessario colloquio, sia sui benefici che su potenziali rischi riguardo all’uso della cannabis. Cosi come previsto per tutti gli altri farmaci convenzionali con la prescrizione del sanitario il paziente acquisirà il “consenso informato”. Va sottolineato che la prescrizione non va pagata dal paziente, ed è a carico del Servizio Sanitario Nazionale, solamente quando vi sia una reale resistenza alle terapie convenzionali.
In quali patologie, in quali casi può essere mutuabile?
La condizione più grave è quella di un marcato dimagrimento con perdita dell’appetito in pazienti oncologici o affetti da AIDS e conseguente cachessia e stato marantico a tal riguardo la cannabis (THC purificato beninteso) è in grado di stimolare l’appetito. E’ utili sottolineare che nei soggetti affetti da intossicazione da Canapa indiana (hashish), ossia da cannabinomania, vi è un effetto collaterale del tutto opposto: un decadimento della nutrizione, con anoressia (mancanza di appetito). Ciò non ci deve stupire. Paracelso, grande filosofo medico del Rinascimento, fu il primo ad asserire che “solo la dose fa il veleno”. Poi S.Haneman, padre dell’Omeopatia, affermò che i simili (ponderali) si curano con i simili (in dosi piccolissime, infinitesimali).
Che attualmente l’Omeopatia sia in recessione un po’ ovunque (trama che in Germania e in parte anche in Francia) è dovuto credo a problematiche commerciali.
Non credo affatto che sia “acqua fresca” come dicono i suoi detrattori. In mare aperto “il pesce grande mangia il più piccolo”. Ma torniamo sul tema.
Anche la ben nota Aspirina (acido acetilsalicilico) ha effetti ed indicazioni mediche diverse a seconda della dose in cui viene somministrata dunque non stupiamoci di questi effetti. A seconda della dose, si possono avere, in determinate malattie, risultati ben diversi. Del resto anche la stessa Medicina Convenzionale studiando il mondo animale, vegetale e minerale ha utilizzato delle sostanze velenose naturali eliminando i principi chimici nocivi, in una parola “svenelendoli”. In passato si utilizzava il Reptilase estratto dal veleno di serpente.
Perdonatemi ancora la digressione. Altra patologia in cui si utilizza la canapa legalizzata è quella che riguarda il dolore cronico di natura neurogena solo quando Fans, cortisonici, oppioidi e altri farmaci neurologici non abbiamo sortito effetti positivi.
In questi casi la Canapa medica può vantare un utile effetto antidolorifico nel trattamento del dolore cronico. In questo contesto analgesico può dare dei buoni risultati in tutta una serie di patologie neurologiche che comportano spasticità (es. sclerosi multipla, lesioni del midollo spinale etc). Altra indicazione importante è quella relativa all’effetto anticinetosico (allevia la nausea e il vomito) nei soggetti in chemioterapia, radioterapia, farmaci anti HIV etc. Da segnale infine sia l’impiego nel glaucoma per sfruttare l’effetto ipotensivo che in peculiari patologie di non frequente riscontro (es. sindroAme di Tourette al fine di ridurre i movimenti involontari del corpo).