Intervista con Laura Pastore, autrice del libro “A tavola alla Banditaccia”, un approccio leggere al magico mondo degli Etruschi di Giovanni Zucconi
Ho sempre pensato che un grave segnale di malessere per Cerveteri sia che sulla nostra città sono stati scritti pochissimi libri. E’ purtroppo evidente che, oltre che i classici manuali sugli etruschi e un paio di citazioni letterarie importanti, che ci teniamo ben strette, raramente viene pubblicato un libro che faccia riferimento esplicito a Cerveteri. Per questo ho accolto con piacere la disponibilità, per un’intervista, di Laura Pastore, che ha appena dato alle stampe un simpatico libro nato dalle sue frequentazioni, fin da bambina, dei luoghi e delle tradizioni ceretane. Non so se “simpatico” sia un aggettivo che si possa accostare ad un libro senza che nessuno fraintenda, ma considero “A tavola alla Banditaccia” una pubblicazione che, per il suo approccio leggero e alternativo alla conoscenza degli Etruschi, non dovrebbe mancare in mano, e poi in valigia come ricordo, ai visitatori che giungono per la prima volta nelle nostre aree archeologiche, e che non hanno il tempo (o la voglia) di leggersi lunghe introduzioni e approfondite guide sulla Necropoli della Banditaccia. Come dice il sottotitolo, si tratta di una “Guida inconsueta della necropoli cerite”. Inconsueta non solo per l’approccio “utile quanto basta” per visitare la Necropoli della Banditaccia, ma anche perché ci propone una ricca sezione dove l’autrice ci illustra molte ricette culinarie della tradizione etrusca/cerite. Ricette ricche e, almeno a leggere ingredienti e preparazione, molto saporite e gustose. Per questo, come dicevamo, il libro è l’acquisto perfetto per chi si vuole riportare a casa un pezzo di Etruria che sicuramente non trovi nei libri di archeologia, o nelle numerose guide sulla Banditaccia che sono state pubblicate, a decine, in questi anni. Da segnalare che le sezioni “archeologiche” del libro sono state autorevolmente curate dal Maestro Ennio Tirabassi, che per anni ha lavorato proprio nella Necropoli della Banditaccia, in qualità di restauratore. Professionista integerrimo e sensibile, è un personaggio amato e stimato da tutti i Cervetrani che hanno avuto la fortuna di conoscerlo. Prima di farvi leggere l’intervista a Laura Pastore, due parole su di lei. E’ innanzitutto importante ricordare che è la figlia del grande giornalista e regista Sergio Pastore, che fu grande estimatore di Cerveteri, e suo degno cittadino onorario. L’amò così tanto che non solo si comprò una casa nella nostra città per viverci, ma espresse anche il desiderio di essere sepolto nel suo cimitero. Nel 2012, nel venticinquennale della sua scomparsa, Cerveteri gli ha giustamente dedicato una strada, Largo Sergio Pastore, a perenne gratitudine per il grande affetto che aveva da lui ricevuto. Questo amore per Cerveteri, il grande regista l’ha passato, come un testimone sacro, proprio a sua figlia Laura, che è stata anche due volte Consigliera Comunale, Assessora alle Attività Produttive e Vice Sindaco nel nostro Comune.
Signora Pastore, come nasce questo simpatico libro?
“Ho vissuto, da bambina, a Cerveteri con la mia famiglia. Mio padre si divertiva a cucinare. Spesso invitava gli amici, e gli offriva delle “cene etrusche”. Io ho poi ritrovato gli appunti con le sue ricette, e spesso anche io le utilizzavo nelle cene con i miei amici. Conoscendo molti cacciatori, ho cominciato a sperimentare, per esempio, il cinghiale. Poi, per un po’, ho messo da parte queste ricette, fino al giorno in cui sono tornata a fare una passeggiata nella Necropoli della Banditaccia, che ho ritrovata molto migliorata rispetto al passato. Mi sono fermata al bookshop per curiosare. Ho notato che non c’era una guida “smart”, una guida veloce per i croceristi, per esempio. E’ difficile che loro usino o si portino via dei libri molto pesanti. Ho deciso quindi di scrivere io una “guida insolita”. Ho pensato di utilizzare le mie ricette, e di affidarmi al mio amico Ennio Tirabassi per la guida della Necropoli, e per le notizie storiche sugli Etruschi. Gli ho chiesto una guida breve, adatta a chi ha poco tempo da dedicare alla visita. Alle mie ricette ne ho aggiunta anche una di Mirko Pipponzi, un grande chef espresso dal nostro territorio.”
Ha anche pensato ai turisti internazionali?
“Certamente. A breve uscirà anche una versione in spagnolo e una in inglese.”
Come nasce il suo rapporto con Cerveteri?
“Io sono cresciuta da ragazzina a Cerveteri perché mio padre, che era regista cinematografico, era molto innamorato di questa città. Ci ha girato tanti film, e ci abitava in pianta stabile.”
Che film vi ha girato?
“Apocalisse di un terremoto, Sette scialli di seta gialla, tanto per citare due esempi. Poi, improvvisamente, nel 1987, mio padre è morto, e insieme a mia madre abbiamo avuto una sorta di rifiuto a vivere a Cerveteri. Troppi ricordi legati a mio padre. Abbiamo anche venduto la casa. In seguito mi sono riavvicinata e ho addirittura avuto la mia prima esperienza politica proprio qui a Cerveteri.”
Una cosa che le piace di Cerveteri, e una che non le piace
“Di Cerveteri, anche se può sembrare strano, mi piace la diffidenza dei suoi abitanti. Non si aprono immediatamente a tutti. Da una parte è un male, ma dall’altra è anche un bene. Perché nel momento in cui si aprono diventano persone stupende. E’ quella diffidenza che io definisco “giusta”, quella che ti vuole conoscere prima di darti fiducia. Invece una cosa che non mi piace di Cerveteri è il mare.”
Il mare?
“Si. Sono secoli che sento parlare dei problemi del lungomare che non si riescono a risolvere. Quando poi Cerveteri avrebbe una potenzialità di sviluppo enorme, anche rispetto alle altre cittadine del suo comprensorio.”
Cosa si propone con la pubblicazione di questo libro?
“Io mi aspetto di portare un contributo a questa città, alla quale sono legata. Di poterla raccontare a modo mio, e di incuriosire il maggior numero di persone che poi verranno a visitare Cerveteri. Quindi spero di portare un contributo in termini di sviluppo e di turismo.”
Le ricette le hai provare, e fatte provare, tutte?
“Certamente. Sono state tutte assaggiate e approvate. Quella che preferisco e quella del “Cinghiale ubriaco”, che era anche la preferita di mio padre. Importante è il fatto che tutti gli ingredienti delle ricette si trovano facilmente sul nostro territorio.