VERITÀ SCOMODE COPERTE DALLA CORTINA IMPENETRABILE DEI BOMBARDAMENTI, MILITARI E MEDIATICI.
di Davide Cane
Premessa dovuta, e non solo di facciata: ciò che accade in Ucraina è davvero orribile, e milioni di persone normali, innocenti e ignare, stanno pagando un prezzo intollerabile per dinamiche a loro estranee. Detto ciò, è impossibile non notare lo sbalorditivo tempismo di questa guerra, che poteva iniziare in qualsiasi momento degli ultimi otto anni, però è deflagrata proprio quando la narrazione pandemicovaccinale pareva vicina a sgretolarsi del tutto.
Anche la de-escalation (mediatica) della più recente ondata di contagi è parsa coincidere esattamente con l’escalation (mediatica) delle tensioni pre-belliche, a partire più o meno dal periodo post-natalizio. Come se qualcuno stesse chiudendo una manopola con la mano destra mentre con la sinistra ne apriva un’altra: un sincronismo inverso un po’ troppo perfetto e decisamente sospetto… E per la gioia dei più esoterici, la tanto paventata “invasione russa” si è finalmente materializzata nel palindromico giorno 22-02-2022, dunque esattamente DUE anni dopo la deflagrazione ufficiale dell’”emergenza covid” in Occidente (è del 22 Febbraio 2020 il vertice straordinario presieduto da Conte alla Protezione Civile, con cui si “inaugurava” ufficialmente l’isteria pandemica di massa).
Quello che segue è un breve e parzialissimo recap di alcune notizie che si sono accavallate – e, in un certo senso, perse – durante il mese di Febbraio e la primissima parte di Marzo, mentre il news cycle occidentale “spegneva” il covid per passare a una copertura h24 della situazione ucraina. Bill Gates ammette, senza neanche cercare di nascondere il disappunto, che l’infezione naturale è un vaccino molto più efficace rispetto a quelli che vende lui, e che la popolazione globale è ormai per la maggior parte immune (inclusa quella africana, nonostante tassi di vaccinazione irrisori). Già qualche mese fa il virologo Robert Malone aveva ventilato l’ipotesi che la variante omicron fosse una sorta di vaccino naturale, ma la teoria era stata immediatamente archiviata nella cartella “complottismo”.
Una volta sdoganata dal filantropo, però, è divenuta immediatamente bibbia per gli “esperti” di tutto il mondo, dal ministro della salute islandese che ha esortato la popolazione a CERCARE il contagio fino all’immancabile Pregliasco – figura ormai puramente comica – che ha spiegato come la miglior protezione sia data dall’ammalarsi dopo tre dosi di vaccino. Gli aumenti di mortalità nell’ultimo anno, anch’essi a lungo bollati come “teoria del complotto” nonostante solide evidenze, iniziano a essere sdoganati come verità mainstream. E a lanciare l’allarme non sono i giornali, gli statistici o gli enti sanitari, bensì – come sempre – chi ci sta rimettendo di tasca propria. Si apprende infatti che le compagnie assicurative americane hanno registrato un inspiegabile boom di mortalità ”non covid” durante il 2021, trovandosi a sborsare molto più di quanto avessero previsto.
Gli fa eco un paio di giorni dopo il colosso tedesco BKK che, basandosi sui dati relativi ai propri clienti, stima che morti ed effetti avversi da vaccino siano almeno 10-12 volte superiori a quelli riportati dal governo (una settimana dopo, senza spiegazione, il CEO di BKK è stato licenziato in tronco dopo 20 anni di onorato servizio…). Nel giro di qualche giorno, tre pezzi grossi nel mondo dello sport se ne sono usciti con dichiarazioni pericolosamente “novax”: il vulcanico Gigi Becali, presidente della squadra di calcio rumena Steaua Bucarest, ha dichiarato che farà scendere in campo solo giocatori non vaccinati, sostenendo che quelli vaccinati avrebbero gravi problemi e che molti, in realtà, si sarebbero vaccinati per finta. Il tennista Gael Monfils, apparso in grande forma un mese fa in Australia, ha detto di essere out a tempo indeterminato per una sospetta reazione avversa al booster. Infine la star del calcio Sergio Aguero – costretto al ritiro qualche mese fa a seguito di una cardiopatia improvvisa, dopo che lui stesso era stato testimonial della campagna vaccinale – ha detto di sospettare che i suoi problemi possano essere legati alle inoculazioni. Continua la spirale discendente di Moderna, che dopo essere stata implicata nella creazione del virus (la cui origine artificiale appare ormai sempre più certa) si è trovata a dover rispondere anche di un brevetto praticamente identico a quello del suo vaccino attualmente in uso, ma depositato già nel Marzo 2019.
Sempre più problematica anche la questione della “modifica del DNA”, spesso paventata dalla parte “novax” e puntualmente ridicolizzata dall’opposta fazione. Per quasi due anni, le aziende produttrici e i presunti esperti hanno negato categoricamente che i vaccini mRNA potessero penetrare nel nucleo cellulare. Ma nell’ultimo mese, due autorevoli studi peer-reviewed (rispettivamente dalle università di Lund e Stanford) hanno smentito clamorosamente questa tesi, dimostrando che il materiale genetico esogeno che codifica la pericolosa proteina spike viene in effetti codificato nel genoma umano via trascrizione inversa. Dopo un lungo tira-e-molla legale, il 1 Marzo era finalmente previsto il rilascio da parte della FDA di una prima parte della documentazione confidenziale sul processo di approvazione del siero Pfizer, che l’ente regolatore avrebbe invece voluto nascondere fino al 2076. Come prevedibile, le 10 mila pagine appena desecretate stanno già producendo molte informazioni decisamente incriminanti, che vanno però ad affogare nella cronaca totalizzante degli eventi ucraini. Anche i dati ufficiali sull’efficacia dei sieri si facevano più allarmanti che mai, con il governo scozzese costretto a sospendere la pubblicazione dei suoi consueti report “per evitare di fornire informazioni che potrebbero essere strumentalizzate dai novax”.
Quali fossero queste informazioni scottanti lo possiamo forse dedurre dai dati della vicina Inghilterra, in cui 9 morti covid su 10 sono ormai fra persone vaccinate, la stragrande maggioranza delle quali con tre dosi. Parallelamente a tutto ciò, anche ai piani alti della politica iniziavano a serpeggiare malumori sulla premeditazione dell’agenda “digitale” e sul fatto che essa, da subito, fosse stata concepita per essere implementata “sotto la copertura” di quella pandemica.
C’era persino chi osava far domande scomode sull’ingerenza di entità sovranazionali (su tutte il World Economic Forum) all’interno dei palazzi del potere. Emblematico l’episodio al parlamento candese in cui un deputato ha chiesto di sapere chi fossero i suoi colleghi affiliati al forum di Davos, dopo un video virale in cui il fondatore dell’organizzazione Klaus Schwab si vantava di aver infiltrato più della metà del governo di Ottawa. E la risposta del presidente della camera è stata emblematica: “ottima domanda, ma purtroppo c’è un problema con l’audio e dobbiamo passare alla prossima.”
A proposito di Canada, la brutale risposta del governo Trudeau alla protesta pacifica dei camionisti – con l’implementazione di orwelliane misure repressive – non è passata inosservata, provocando qualche mugugno persino fra le fazioni più allineate e vacciniste. E a proposito di camionisti, quelli Americani sono attualmente in marcia verso Washington con decine di migliaia di mezzi, ma date e circostanze non ne parla quasi nessuno. Insomma, anche tutto il fastidioso fardello dei “convogli per la libertà” sembra essere andato a farsi friggere fra le nebbie della guerra.
Ricapitolando, è chiaro come durante le settimane a cavallo della famigerata invasione russa si siano accumulate numerose storie e notizie potenzialmente deleterie per l’agenda covidistadavosiana. Storie e notizie che però, grazie al brusco shift nella narrazione dominante, hanno ricevuto una frazione infinitesimale dell’attenzione che invece meriterebbero.
E allora, significa che l’agenda vaccinale-digitale verrà silenziosamente accantonata, e spazzata via per sempre sotto le macerie belliche? Assolutamente no, anzi! La guerra, infatti, offre anche la copertura perfetta per avviare i prossimi delicatissimi step dell’agenda senza dare troppo nell’occhio – cosa che puntualmente è accaduta. E fra fitti bombardamenti, militari e mediatici, pochi stanno dando il dovuto peso a una serie di sviluppi di enorme portata: Il primo è che Deutsche Telekom ha appena avviato lo sviluppo del passaporto vaccinale globale, come da progetto OMS finanziato dalle fondazioni Gates e Rockefeller.
Negli stessi giorni pure gli USA, dopo titubanze ed esitazioni varie, hanno emesso senza grandi clamori il loro pass QR nazionale (finora esistevano solo versioni “statali”), che è già stato adottato anche da stati repubblicani come South Carolina e Arizona, spesso additati come baluardi della resistenza. In Germania, un nuovo disegno di legge propone di modificare la già terrificante “legge sulle infezioni”, con diciture ambigue che sembrano spianare la strada a un obbligo di vaccinazione generalizzato. Nel Regno Unito, proprio allo scoccare delle ostilità il governo ha annunciato una partnership con Deloitte per sviluppare la nuova piattaforma nazionale di Identità Digitale, con lancio previsto già per Aprile. E qui da noi – nell’indifferenza della stampa più monotematica d’Europa – è stata sganciata forse la bomba più grande, col ministro Colao che annuncia l’arrivo della nuova piattaforma ID Pay, aprendo in un sol colpo la finestra di Overton sull’abolizione del contante e sull’introduzione di un sistema di credito sociale in stile cinese.
Come scriveva Silone, una guerra è una cosa talmente complicata che nessuno capisce appieno cosa sta succedendo, neppure i re o i generali. E io non pretendo certo di capire appieno cosa sta succedendo in questa. Però mi pare chiaro che, fra mille altre cose, la situazione ucraina sia anche la perfetta arma di distrazione, capace di alzare una cortina impenetrabile dietro alla quale i signori del Grande Reset possono proteggersi da scomode verità – e continuare a tessere la loro trama.