Il fiore blu edibile e profumato torna a fiorire dopo la scoperta dell’Abbazia di San Giusto.
I Benedettini conoscevano bene le proprietà benefiche del profumato fiore della lavanda. Una distesa che ogni giorno, nel mese di giugno, cambia colore. Ci troviamo a Tuscania nell’azienda agricola delle sorelle Sensi che hanno riportato la coltura della lavanda nel territorio, storicamente legato alla Provenza.
Camminando tra i fiori, veniamo a sapere che nel 1997 venne a vivere a Tuscania un ricco mecenate di Bologna, l’uomo dopo aver acquistato un casale con annessa una chiesetta abbandonata, utilizzata per il ricovero degli animali, decise di renderla fruibile. Nello scavare per consolidare le mura si è reso conto che sotto c’era qualcosa di importante: un’abbazia benedettina, rimasta illesa nel tempo e di cui si erano perse le tracce. Una scoperta che portò l’uomo alla ricerca dell’abbazia gemella. I benedettini non costruivano mai una sola abbazia, la gemella fu ritrovata in Provenza nei primi anni del 2000. Lì erano custodite tutte le carte di Tuscania e la pianta originale dell’abbazia gemella. La meravigliosa e imponente Abbazia di San Giusto che si erge intatta, grazie al terreno argilloso, a ridosso del fiume Marta.
Il passo successivo fu di comprendere il legame tra la città di Tuscania e la Provenza, cosa univa due territori diversi per geografica, clima, cultura? I resti dei monaci e degli utensili analizzati, fanno apprendere che nel 1200 a Tuscania si coltivava la lavanda Angustifolia. Tra i 25 tipi di lavanda, è l’unica che lascia tracce. É un importante antibatterico ed è balsamica. E c’è molto di più da sapere.
A svelare le molteplici proprietà del fiore alle sorelle Sensi, interessate alla coltivazione, furono gli agronomi francesi che esclusero, da subito, la possibilità di poter tornare a coltivare la lavanda a Tuscania in quanto la pianta non teme il caldo, il freddo, la siccità ma teme il ristagno dell’acqua. Nonostante ciò, hanno raggiunto le due tenaci sorelle scoprendo in loco quello che i benedettini avevano capito, che Tuscania ha lo stesso microclima della Provenza, “soltanto da noi fiorisce prima perché siamo in bassa quota. La differenza importante è nel terreno, da noi argilloso e compattante necessità di una lavorazione maggiore, per far respirare le radici zappiamo spesso la terra lasciando dei viottoli tra una fila e l’altra” ci racconta l’imprenditrice che oggi affianca a quella vinicola e olearia, una ricca produzione di lavanda. L’affascinante storia dell’Abbazia di San Giusto continua e si può scoprire visitandola gratuitamente nei giorni di apertura al pubblico, abbinando magari una passeggiata nei campi blu della vicina tenuta Sensi.
Barbara Pignataro