UNA DOMENICA D’ESTATE DEL 1893 A LADISPOLI

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agosto 1893

“Un po’ lo scandalo della Banca Romana, un po’ la crisi economica generale, a Ladispoli quell’anno la stagione balneare non fu eccellente come quella prima. Sarà per le tre ore di viaggio, tra andata e ritorno, passate su scomodi treni e con il “bagno” e una modesta colazione non si spendono meno di sette o otto lire, si comprende perché i romani restano in città, preferendo l’acqua Marcia e di Trevi a quella del mare”. Così scrive, in sintesi, il Corriere del Veneto il 16 luglio 1893, nel lungo articolo di spalla in prima pagina.
E continua “… coloro che possono spendere ancora non ci pensano neppure ad andare nelle stazioni (balneari) di Roma, preferiscono le più frequentate dell’Adriatico e del Mediterraneo, dove si sta meglio e si spende di meno”.

In quella estate di crisi a Ladispoli chi si sarebbe potuto incontrare tra i benestanti, se non il pittore Ernest Hébert? Era stato qualche anno prima direttore dell’Accademia di Francia in Villa Medici a Roma su proposta del cugino Henri Beyle (noto come Stendhal), console francese nello Stato Pontificio, con il quale si incontrava sovente nella residenza consolare di Civitavecchia. Ernest Hébert veniva spesso a Ladispoli accompagnato dalla moglie, la baronessa Gabrielle D’Uckermann, appassionata fotografa, la quale, scesa dal treno, tirava fuori dalla valigetta rigida a tracolla la sua Kodak portatile (tra le prime, costosissime, del genere) e iniziava ad immortalare su celluloide questo lido, tra strade sterrate e i pochi stabilimenti balneari in legno. Probabilmente sono la più interessante mole di immagini di Ladispoli dopo appena pochi anni dalla sua nascita, sancita il 31 maggio 1888.

Chi altri si sarebbe potuto incontrare in quel giorno d’estate del 1893 a Ladispoli, magari un altro benestante, ovvero il brigante Fortunato Ansuini, che di soldi e ori ne dovrebbe avere avuti tanti. Con la sua banda uccise, rapinò e terrorizzò intere zone dell’Alto Lazio e della Maremma Toscana, da più di 15 anni. Condannato a morte e all’ergastolo, per due volte era evaso dai bagni penali. Quella calda mattinata domenicale di agosto del 1893, intorno alle 9 troviamo il quarantanovenne Fortunato che scende dal treno proveniente da Civitavecchia, vestito da prete, con chierica e breviario; va a farsi il bagno allo Stabilimento Centrale e lascia una profumata mancia al bagnino e al cameriere del ristorante. Verso le 5 del pomeriggio, dalla stazione di Palo riprende il treno per Civitavecchia; chi sa in quale anfratto della maremma torna a nascondersi, per poi ripresentarsi nelle stesse vesti a Roma qualche tempo dopo, come ci raccontano le cronache. Secondo la sua vecchia abitudine, lasciata Ladispoli si affretta a segnalare alle autorità di Pubblica Sicurezza il suo passaggio con la comunicazione: “Giunse a Ladispoli, ripartendone tosto, dopo preso un bagno, il reverendo Ansuini, viaggiante nel più stretto incognito!”. Scherzo d’un brigante che “Il Piccolo” riporta, in poche righe, nell’edizione del 31 agosto 1893. Un fatto cosi curioso che fu raccontato da alcuni quotidiani delle lontane cittadelle australiane per tre estati successive; una cronaca che fece conoscere la “neonata” Ladispoli ai pochi australiani del 1893 più che in Italia.

Questa era Ladispoli in quel giorno d’agosto del 1893, a 5 anni dal luglio 1888 quando da borgo di pescatori diventa embrione di città balneare, con il lusinghiero appellativo di “lido di Roma”. Chi sa se Gabrielle Hébert avrà incrociato alla stazione di Palo o sulla spiaggia quell’improbabile prete e, rimanendone sorpresa, l’avrà immortalato tra le cento pose di uno dei rulli di celluloide? Potremmo riuscire a scoprirlo tra i suoi mille e seicento scatti, di quel tempo lontano ma ben conservati, così prossimi nello spazio!

di Francesco Vizioli