UN RAFFREDDORE NON È SUFFICIENTE PER ALLONTANARE DA SCUOLA

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UN TEAM DI SCIENZIATE/I CHIEDE CHE I CRITERI DI AMMISSIONE A SCUOLA SI ADEGUINO ALLE NUOVE LINEE GUIDA INTERNAZIONALI.

Un team di scienziate/i di altissimo livello come Sara Gandini, Stefano Tasca, Ilaria Baglivo Marilena Falcone, Paolo Bonilauri, ha firmato un articolo pubblicato nella pagina fb «Pillole di Ottimismo» intitolato Covid-19 e bambini: e se un raffreddore mettesse in crisi la società? in cui si fa chiarezza su un tema che rischia di far fallire miseramente la ripartenza delle scuole e compromettere il diritto all’istruzione.

«Sono già molti i Paesi che hanno fatto riferimento alle indicazioni del CDC statunitense per la valutazione dei sintomi, nei quali NON RIENTRA IL SEMPLICE RAFFREDDORE come elemento sufficiente a tenere i bambini lontani dalla scuola. In conclusione, diversi protocolli adottati nei vari Paesi interessati dalla pandemia suggeriscono che un bambino in buone condizioni generali, senza febbre, seppure in presenza di rinite, rinorrea o tosse produttiva (ricordando che nella COVID-19 la tosse estrema è secca) può frequentare la scuola e non esserne allontanato» affermano gli scienziati.

«L’autorevole CDC statunitense propone le seguenti indicazioni per la valutazione dei sintomi da controllare per decidere di non mandare un bambino a scuola:

• Febbre con temperatura almeno a 38°C (se valutata per via orale)

• Mal di gola

• Nuova tosse incontrollata che causa difficoltà respiratorie (per studenti con tosse allergica / asmatica cronica, un cambiamento nella tosse rispetto al basale)

• Diarrea, vomito o dolore addominale

• Nuova insorgenza di forte mal di testa, soprattutto con la febbre».

Il documento si conclude con un appello affinché le linee guida delle scuole italiane vengano aggiornate:“C’è urgente bisogno che le linee guida delle scuole per la richiesta del tampone si adeguino alle linee guida internazionali. Anche l’ultima pubblicazione su Science conferma che i bambini si ammalano meno, si contagiano e contagiano meno degli adulti, ma sono danneggiati in modo sproporzionato dalle precauzioni per il contenimento del rischio. L’evidenza esistente indica che i contesti educativi svolgono solo un ruolo limitato nella trasmissione quando sono in atto misure di mitigazione, in netto contrasto con altri virus respiratori. Tuttavia la chiusura delle scuole e di altri servizi di assistenza hanno causato danni indiretti, che i bambini e adolescenti hanno subito in modo sproporzionato a seguito delle misure per mitigare la pandemia COVID-19.

Nel Regno Unito, si stima che l’impatto sull’istruzione possa portare un quarto della forza lavoro nazionale ad avere competenze e risultati inferiori per una generazione, con la conseguente perdita di miliardi di dollari di ricchezza nazionale. Molti paesi – sottolineano gli scienziati – stanno danno l’allarme perché la salute mentale nei giovani è stata influenzata negativamente dalla chiusura delle scuole. Bisogna quindi fare molta attenzione quando si richiede ai bambini e agli adolescenti di stare a casa da scuola perché i danni indiretti che subiscono sono gravi”.