UN LIBRO DI MEDICINA LAKOTA, IL GRANDE SPIRITO DEGLI INDIANI D’AMERICA

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UNA LETTURA AFFASCINANTE CHE CI CONDUCE ALLA SCOPERTA DI UNA TRADIZIONE MILLENARIA.

di MAURIZIO MARTUCCI

Quando mio padre fu sul punto di morire, mi afferrò la mano. Sentii il suo potere fluire dentro di me, fino a riempire tutto il mio essere. In quell’istante la mia vita cambiò completamente: il mio futuro divenne qualcosa che potevo solo intuire vagamente, come una catena montuosa in lontananza, avvolta in una foschia azzurra. In quel preciso istante, l’uomo che ero stato morì e un uomo nuovo ne prese il posto”.

Così Archie Fire Lame Deer, ubriacone inveterato, piantagrane e cascatore di Hollywood venne riportato – recalcitrante – al suo destino, al compito per il quale suo nonno l’aveva preparato, diventando un grande uomo-medicina (o, come egli stesso si definiva, un “uomo spirituale”) della tribù Lakota, detentore di una tradizione millenaria e famoso in tutto il mondo. Proprio grazie ai suoi trascorsi burrascosi, ha potuto di comprendere e aiutare tutti, perché un uomo-medicina “deve strisciare più in basso di un verme e volare più in alto di un’aquila”. Il libro è consigliato se si vuol apprendere frammenti di saggezza, identità e tradizioni millenarie tramandate dagli indiani d’America. Il volume si intitola “Il dono del Potere. Vita e insegnamenti di un uomo-medicina Lakota” (Edizioni Il Punto d’Incontro) ed è davvero una lettura affascinante. Ecco alcuni passaggi, partendo dalla dedica.

“Ai nostri maestri e leader spirituali che sono andati nel mondo degli spiriti, ma i cui pensieri e la cui saggezza ancora vivono: Henry Quick Bear, John Fire Lame Deer, George Poor Thunder, Frank Fools Crow, Henry Crow Dog, Bill Schweigman Eagle Feather, Ellis Chips, Chest, Good Lance, e George Eagle Elk.”

Nonostante io insegni ciò che insegnava mio padre nella maniera tradizionale lakota, sono diverso da lui. L’orizzonte di mio padre era costituito dalla riserva e dalle terre indiane, le praterie e le colline ricoperte d’erba. Parlava male l’inglese. Era, nel corpo e nella mente, di un’altra epoca, l’epoca di Toro Seduto e Cavallo Pazzo. Per lui il tempo si era fermato. Per lui l’orologio si era arrestato a Wounded Knee più di cento anni fa. Guidava l’auto e viaggiava in aereo, ma quelle cose erano come cavalli per lui, ne avevano lo spirito. Mio padre trascorse tutta la vita in una baracca di legno traballante senza luce elettrica, acqua corrente o tubature, con la capanna sudatoria sul retro e un cagnolino che si aggrappava con le zampette ai suoi decrepiti stivali da cowboy”.

Archie Fire Lame Deer

Archie Fire Lame Deer, nato il 10 aprile 1935, è stato un leader spirituale Lakota Sioux. Crebbe con la guida e gli insegnamenti di suo nonno, Henry Quick Bear.  A 12 anni, dopo la morte del nonno, fu messo in collegio, alla St. Francis Indian School, da cui riuscì a scappare all’età di 14 anni. Queste scuole erano progettate per assimilare i nativi americani nella cultura dominante sradicandoli dalle loro tradizioni e dalla loro cultura. Dopo la fuga fece un incontro particolare con una strana donna vestita di rosso che domava cavalli in uno spettacolo: era il suo vero padre, John Fire Lame Deer che era diventato un heyoka, ossia un “contrario”, una sorta di giullare sacro per il popolo nativo americano dei Lakota. Archie Fire Lame Deer, tuttavia, si allontanerà anche dal padre, non prima, però, di aver appreso l’arte sciamanica dei Lakota. Per riuscire a mantenersi svolse diversi lavori: paracadutista durante la guerra in Corea e in Giappone, cacciatore di serpenti, acrobata, stuntman e consulente cinematografico. Presto sviluppò problemi di alcolismo fino al momento in cui arrivò alla consapevolezza che per liberarsi dall’alcol avrebbe dovuto ritrovare il contatto con la natura e con le tradizioni del suo popolo. Iniziò un percorso all’interno delle carceri come consigliere spirituale, officiando cerimonie tradizionali e diffondendo il pensiero dei Sioux. Diventò “uomo-medicina” della tribù Lakota e trasmise i suoi insegnamenti nei suoi libri. Ha viaggiato in tutto il mondo e ha incontrando numerosi leader spirituali, tra cui il Dalai Lama e il Papa. Morì il 16 gennaio 2001, lasciando la sua eredità spirituale e il ruolo di uomo-medicina al figlio John.