La donna cerveterana che 3 anni fa aveva investito Roberto Giacometti sulla via Aurelia è stata condannata per omicidio stradale. Sfogo amaro del figlio della vittima: “E’ un’ingiustizia”.
Era stato investito ed ucciso mentre pedalava in bicicletta con alcuni amici travolti anche loro e rimasti feriti gravemente. Era il 26 marzo del 2016. Teatro del dramma la via Aurelia, all’altezza di Castel di Guido. Una strada maledetta dove tanti altri appassionati sportivi hanno perso la vita per lo stesso motivo. Ultima tragedia sempre a Castel di Guido, la scorsa estate. L’uomo colpito in pieno da un’auto 3 anni fa si chiamava Roberto Giacometti. Viveva a Roma, nella zona Corviale. A distanza di tempo si è saputo che la persona che lo aveva travolto, una donna cerveterana di 55 anni, è stata condannata per omicidio stradale a 3 anni e 6 mesi tramutati poi in lavori di pubblica utilità dopo aver chiesto il patteggiamento con il suo legale. Fu il primo caso nel Lazio forse in Italia perché la legge venne approvata qualche giorno prima.
La reazione. In queste ore il figlio della vittima, Leonardo, si è rivolto alla stampa per un fatto spiacevole. L’investitrice, che subito dopo aver provocato l’incidente era fuggita per poi costituirsi alla caserma dei carabinieri di Montespaccato, si sarebbe lasciata andare ad un commento fuori luogo sui social. “Perchè le mucche vanno in fila indiana e i ciclisti no?”, è quanto condiviso sei mesi dopo sul profilo Facebook della donna che poi avrebbe commentato quell’immagine. “Le mucche sono più intelligenti”. E’ anche questo aspetto che ha fatto molto male a Leonardo Giacometti. “Questa signora non si farà un solo giorno di carcere. Sapeva che avrebbe rischiato una condanna di oltre 10 anni. Non contenta nè pentita dell’accaduto ha scritto quelle cose sui social. Insomma ha ucciso mio padre, una persona amata da tutti. Negli ultimi tempi andava spesso in bicicletta, prima era un infermiere del San Filippo Neri. La vita di un ciclista o di un pedone a quanto pare non vale nulla” è lo sfogo della vittima.
In quell’occasione altri 3 ciclisti furono coinvoli. Uno rimase illeso, un altro, di 68 anni, riportò varie escoriazioni, un altro ancora, 71, una commozione cerebrale e una lesione causata da un raggio della ruota conficcato nella gamba. Erano stati ricoverati all’ospedale San Camillo.