INTERVISTA A ROBERTO ROMEO, IL DIPENDENTE TELECOM A CUI POCHI GIORNI FA LA CORTE D’APPELLO DI TORINO HA RICONOSCIUTO NELL’IRRADIAZIONE DEL TELEFONO CELLULARE LA CAUSA DEL TUMORE ALLA TESTA. “SERVE PRUDENZA E PREVENZIONE”. IL SUO CALVARIO COME TESTIMONIANZA PER LA LOTTA AL 5G.
di Maurizio Martucci
Una sentenza bomba resa nota pochi giorni fa che mina alle fondamenta l’asserita non nocività dei telefoni cellulari e lancio del 5G, sconfessando clamorosamente le tesi negazioniste di quanti si ostinano a negare i pericoli dell’elettrosmog. Secondo la Corte d’Appello di Torino infatti “esiste una legge scientifica di copertura che supporta l’affermazione del nesso causale secondo criteri probabilistici “più probabile che non”. Il caso di Roberto Romeo contro l’INAIL è il primo nella storia giudiziaria mondiale ad aver avuto due sentenze di merito consecutive favorevoli per il lavoratore. Nel 2011 ad un ex manager aveva riconosciuto il nesso telefono-cancro anche la Corte Suprema di Cassazione. Nel 2019 anche il Tribunale di Monza ha accolto la domanda del lavoratore. Più di 100 milioni di cellulari vengono utilizzati ogni giorno in Italia. E per la scienza, i rischi di danni alla salute non sono confinati alla testa: “I dati epidemiologici, i risultati delle sperimentazioni sugli animali (non contraddetti, allo stato, da altre sperimentazioni dello stesso tipo), la durata e l’intensità dell’esposizione … che assumono particolare rilievo considerata l’accertata – a livello scientifico – relazione dose-risposta tra esposizione a radiofrequenze da telefono cellulare e rischio di neurinoma dell’acustico, unitamente alla mancanza di un altro fattore che possa avere cagionato la patologia”. La vicenda è finita su tutti i giornali e pure da Bruno Vespa su Porta a Porta.
La sentenza in suo favore ha fatto notizia. “Quella di primo grado invece venne snobbata, ma il tumore alla testa me lo avevano asportato lo stesso!”. Eppure Roberto Romeo il suo calvario lo aveva già raccontato in Senato: lo scorso anno l’Alleanza Italiana Stop 5G aveva organizzato una conferenza stampa a Palazzo Madama portando testimonianza e voci di malati ambientali (elettrosensibili) e malati oncologici a cui i tribunali avevano già riconosciuto il nesso elettrosmog=tumore. Davanti ai parlamentari, Romeo s’era presentato con una cornetta telefonica collegata via filo al cellulare spiegando come la prevenzione del danno fosse l’unica strada che una tecnologia meno pericolosa per la salute potesse compiere senza procurare seri danni.
Nell’ambito della Giornata Mondiale Stop 5G, nel comizio di Torino ha denunciato i rischi del 5G.Romeo, cosa cambia per lei la sentenza di Torino che sconfessa il negazionismo di quanti si ostinano a negare i pericoli dell’elettrosmog? “Cambia molto perché adesso si può parlare di prevenzione, se lo Stato non lo fa qualcuno deve farlo. Io mi metto a disposizione per fare della mia storia una testimonianza: la porterò nelle scuole, nei convegni, negli incontri e anche all’università per raccontare cosa può succedere. Si deve arrivare a scrivere con un’etichetta sui cellulari che possono fare male alla salute! ”Secondo lei, come hanno gestito la notizia della sentenza di Torino i mass media?“
In linea di massima in modo corretto. Quella di primo grado invece venne snobbata, ma il tumore alla testa me lo avevano asportato lo stesso! Ora sono finito su Porta a Porta ma all’epoca mi invitarono su Mattino Cinque, avevo già acquistato il biglietto del treno, all’ultimo mi chiamarono dicendomi che avevano annullato il mio intervento e che si sarebbero fatti risentire. Mai più sentiti. Il negazionismo esiste perché c’è una forte pressione dell’industria che cerca di nascondere il pericolo”L’ultima sul 5G, lei è stato al Senato con l’Alleanza Italiana Stop 5G per denunciarne i rischi socio-sanitari…“Certo, serve prevenzione! La tecnologia deve venire incontro alla salute, di fronte al pericolo per l’umanità non si può fingere di non sapere. Meglio fermare tutto piuttosto che esporre la popolazione a seri rischi. Io so cosa vuol dire”.