AGRICOLTORI IN SUBBUGLIO ANCHE A LADISPOLI, CERVETERI E FIUMICINO. SOTTO ACCUSA L’EUROPA, I POLITICI E I SINDACATI.
di Emanuele Rossi
«Vogliano farci crollare, l’Europa vuole piegarci e tutti i cittadini devono sapere una cosa: la nostra fine sarà la fame dei cittadini». Le avvisaglie ci sono state in tutti questi mesi con gli allevatori del latte, ormai in ginocchio. Ma non è che gli agricoltori se la passassero tanto meglio.
Gira che ti rigira sulla stessa barca ci sono un po’ tutti ed è una barca che sta affondando sotto i colpi di una politica europea spietata, che vuole stravolgere persino cultura e tradizioni imponendoci grilli e insetti a discapito della nostra storia: contadini e agricoltori. Ecco il senso della prima reazione, anche sul territorio.
Il primo trattore lunedì mattina ha raggiunto il presidio sull’Aurelia alle 9 in punto. Il tam tam, già diffuso nelle ore precedenti in realtà, ha portato, tra Palidoro e Torrimpietra, altre decine e decine di colleghi pronti a far sentire la propria voce come sta avvenendo in altre parti del Lazio, d’Italia e oltre i confini nazionali come in Francia, Germania e Belgio.
Chiarissimo il messaggio lanciato alla Ue. Un piccolo assaggio di ciò che potrà ancora accadere. E non è stato solo un presidio, perché nel primo pomeriggio i mezzi pesanti hanno percorso sulla statale 14 chilometri all’andata fino a Testa di Lepre, e altrettanti al ritorno. Non un blocco vero e proprio, ma un corteo, autorizzato dalla Questura, che inevitabilmente ha provocato rallentamenti e disagi. Tanti automobilisti hanno appoggiato la proposta strombazzando con il clacson, insomma hanno capito le ragioni degli agricoltori uniti nella protesta.
«Siamo qui per protestare contro l’Unione Europea – spiega Gianfranco Fioravanti, imprenditore ladispolano – che vuole affamare gli agricoltori ovunque. Il presidio andrà avanti fin quando non si troverà una soluzione. Vogliamo il giusto prezzo per quello che produciamo. La popolazione deve sapere quello che sta accadendo, che vogliono far arrivare sulle loro tavole insetti e farine di grilli».
Da un ladispolano a un altro. «Tutto quello che viene importato dall’estero – parla Roberto Seri – non ha tutti i controlli che abbiamo noi. Difficoltà con costi troppo elevati, non si riesce più ad avere un profitto. Chiediamo di rivedere la Politica agricola comune e tutte le sue normative e poi a livello italiano mettere insieme una serie di interventi per ridurre l’Irpef agricola, l’accise sul gasolio agricolo. Le agevolazioni devono rimanere o arriveremo alla fame più completa o vendere le nostre aziende».
Cresce il malcontento a Testa di Lepre. «Per quello che stiamo cercando di ottenere – commenta Marco Lovato – forse ci vorrà tempo. La politica green dell’UE non ci appartiene. Se non posso dare pesticidi, come è giusto sia sul grano, e gli altri possono, fuori dall’Europa, e noi lo acquistiamo è logico che quello costa meno del nostro e quindi non c’è concorrenza. Si sta vendendo il grano a 33 euro al quintale. Fuori dai confini nazionali lo comprano intorno ai 18 massimo 22. La materia prima deve costare poco per far salire il guadagno a noi agricoltori».
Battaglia anche da Cerveteri. «Sono deluso dal silenzio dei sindacati – è il pensiero di Antonio Orlandi, presidente della cooperativa Sasso -, se da loro arrivasse un input per scendere in piazza, partiremmo in un secondo. Proprio come fatto otto anni fa quando con la nostra protesta riuscimmo a farci sentire. Ora, dovremmo fare la stessa cosa».
«Siamo stati abbandonati dai politici e da altri – interviene Gabriele Pascolini – , stiamo combattendo per tutti gli italiani, vogliamo che i cittadini ci aiutino. Alla filiera chiediamo che il guadagno sia equo e ridistribuito tra industria, grande distribuzione e produttori. Nella nostra azienda di Testa di Lepre abbiamo bovini da latte e da carne e non possiamo trovare negli scaffali la merce a 8 volte di più il prezzo. Va rivisto tutto».
Martedì poi l’arrivo di un carro funebre: “La fine dell’agricoltura”. Ecco la prima reazione presidente del Commissione europea Ursula von der Leyen e cioè il ritiro della proposta di regolamento sull’ uso sostenibile dei fitofarmaci che salverebbe il 30% delle produzioni alla base della dieta mediterranea, dal vino al pomodoro, messe a rischio dall’ irrealistico obiettivo di dimezzare l’uso di agrofarmaci.