TRASTEVERE: LA STORIA DI RIGHETTO E SGRULLARELLA

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1918

“SIMBOLO DEI RAGAZZI CADUTI IN DIFESA DELLA GLORIOSA REPUBBLICA ROMANA DEL 1849”

Nel cuore del Gianicolo la Regione Lazio, nel 2005, dedica una statua in bronzo ai giovani garibaldini Righetto e Sgrullarella, eroi della Repubblica Romana. 

A Roma è tradizione che le famiglie raccontino ai bambini la storia di Righetto, per insegnare loro l’importanza di legarsi ad un ideale e di combattere per questo, con coraggio, senza mai tirarsi indietro. Una storia vera che ha come protagonista un ragazzo di soli 12 anni, vissuto nel quartiere di Trastevere, nel 1849. Un orfano che lavora saltuariamente come garzone nella bottega di un fornaio, con il suo amico Sgrullarella, un dolce cane randagio da cui non si separa mai, vivono giorno per giorno per le vie di Trastevere: sono l’uno la famiglia dell’altro.

 

Il 1849 è stato un anno molto importante per l’Italia: proprio durante questo periodo risorgimentale diviene unita e libera. In particolare, Roma è agitata dai nuovi sentimenti che gridano con forza alla democrazia, portando al crollo del potere temporale e alla fuga di Papa Pio IX (1792-1878) in direzione di Gaeta, da cui lancia un appello per l’intervento delle maggiori potenze europee (paesi cattolici e conservatori) le quali rispondono e attaccano il territorio. Celebre è la battaglia del Gianicolo, condotta da Giuseppe Garibaldi (1807-1882), con un piccolo e scarno esercito di uomini non addestrati adeguatamente e per di più male armati; tuttavia, il forte sentimento volto alla Repubblica e alla libertà è l’arma più potente.                                                                                                      Roma viene presa d’assedio e rovinosamente bombardata. Contro la superiore potenza delle forze nemiche è intervenuta anche la popolazione. 

In questa occasione il bambino incontra Garibaldi, il cui carisma accende in lui l’entusiasmo e la voglia di fare la sua parte all’interno della battaglia. “Er giovincello” trova un metodo semplice ma efficace: all’urlo “BOMBE! PANZE A TERA!!!” e non appena si sente l’inconfondibile sibilo del proiettile che sta per arrivare, senza esitazione si getta fra le bombe francesi che implacabili piovono su Roma e, con l’aiuto di uno panno umido, si lancia sugli ordigni per evitare che esplodano.                                                                 Il 29 giugno del 1849, sotto Ponte Sisto, uno di questi esplosivi porta via il nostro Righetto, che ha dato la vita per difendere Roma, spinto dai suoi da incrollabili valori.

Al Gianicolo è stata eretta una statua in sua memoria e per tutti bambini che hanno perso la vita nei loro eroici interventi durante quel terribile e sanguinoso anno. Il giovane ragazzo è rappresentato con l’inseparabile Sgrullarella, una trombetta e il berretto frigio (in romano “er cappello fricchio”), nell’atto di strappare la miccia con una mano e gettare via la bomba con l’altra. I romani passano, accarezzano il monumento e sussurrano “Ciao Righè!”. 

Ancora oggi Righetto, con i suoi ricci scapigliati e la sua andatura dinoccolata, corre per le strade di “Mamma Roma” con il suo fedele compagno Sgrullarella, simboli di resistenza, che non abbassano la testa neanche di fronte ai bombardamenti nemici.

“[…] e io so’ er vento che muove quei colori, sto qui, nell’aria e ve soffio ‘na parola: “Libertà”. Tenetevela stretta. Er vento ce mette ‘n’attimo a portalla via.” (Dante Mortet)

Flavia De Michetti