Tracce, mostra di Elisabetta di Sopra al Caos di Terni

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di Andrea Macciò

Sabato 10 febbraio alle ore 18 presso la Project Room Adriano Ronchini è stata inaugurata la mostra “Tracce” di Elisabetta di Sopra, artista che attraverso il mezzo video lavora su temi connessi alla condizione femminile e al ruolo della donna nella società contemporanea.
Nella mostra di Terni sono presenti installazioni, video e opere grafiche, che raccontano temi legati alla sfera affettiva, alle relazioni, alle pratiche di cura, ma anche alla precarietà dell’esistenza e della caducità della condizione umana. Se il filosofo Maurizio Ferraris individuava nella “documentalità” ovvero nel “lasciare tracce” (scritte o virtuali) uno dei tratti caratteristici del mondo contemporaneo, Elisabetta di Sopra riflette sui segni che vogliamo o meno lasciare rispetto al nostro passaggio nel mondo.

Elisabetta di Sopra, Legami di Sangue, serigrafia

La prima opera che si incontra è “Legami di Sangue” ritratto dell’artista con la figlia in una stampa serigrafica su lino. L’aspetto caratterizzante è che il ritratto è ottenuto usando il sangue stesso dell’artista: la stampa è quindi la “traccia” lasciata dalla performance.

La stampa serigrafica è “la traccia” indissolubile come il sangue e il rapporto madre/figlia.

In “The Care” (2018) l’artista mostra le immagini di una donna che accudisce un neonato e un anziano: un atto che lascia “tracce” non fisiche sui corpi, ma di amore e rassicurazione nell’animo di chi lo riceve. In “Atto di Dolore” (2022) vediamo l’artista che si percuote per alcuni minuti il petto, lasciando in questo caso una “traccia” fisica su stessa, Un gesto che ha le sue radici nell’iconografia cristiana dei “flagellanti” delle processioni e di alcuni santi, e nella tradizione della body art. Forse vuole essere un atto liberatorio, per “sentire” la vita attraverso il dolore?

“Dust Grains” (2018) affronta il tema dei ricordi d’infanzia che si imprimono sull’occhio dell’artista.

Elisabetta di Sopra, Pietas, fermo-immagine

Tra le video installazioni più suggestive “Pietas” (2018) che riprendendo il rito classico mostra il viaggio disperato di una donna alla ricerca delle “tracce” dei suoi figli su una spiaggia, in veste di Medea, scarpe, vesti, brandelli di tessuto.

Una metafora che sembra alludere ai molti bambini che muoiono durante le migrazioni sui cosiddetti “barconi”.

In “Senza Traccia” l’artista ha filmato un suo breve cammino in un’area desertica della Giordania, per poi tornare sui suoi passi e cancellare le tracce lasciate sulla sabbia. Le nostre tracce non sono eterne, quelle sulla sabbia spariranno comunque, sembra voler affermare l’artista.

Chiude la mostra la grande video-installazione centrale “Sugar Dead” (2009) nella quale vediamo una scultura di zucchero, che rappresenta una donna, corrodersi lentamente fino a scomparire nella terra.

Una metafora molto chiara della transitorietà della condizione umana, molto suggestiva per lo spettatore anche grazie all’ambiente illuminato in maniera ottimale.

Il corpo femminile è “la materia prima” come la definisce Laura Leuzzi nel catalogo, dell’arte di Elisabetta di Sopra, espressa anche in questa mostra attraverso le immagini di rughe, segni, incisioni, “tracce” sulla pelle.

L’artista, come molte altre artiste contemporanee, sulla scia della “rivoluzione” della body art, si propone di sovvertire le iconografie (e gli stereotipi) del femminile particolarmente diffuse nell’immaginario visivo italiano, figlie forse dell’immaginario “classico” che ancora influisce sull’arte di oggi, e spesso caratterizzate della bellezza, dalla giovinezza e dalla perfezione, cercando di restituire tutta la complessità dell’immagine e dell’identità femminile oggi.

Ingresso del Museo Caos

Con il percorso di Tracce l’artista sembra volerci comunicare il suo contradditorio sentimento verso la necessità umana della “documentalità”: da un lato si avverte il desiderio di “lasciare tracce” di sé, da un lato quello di sottrarsi alla spasmodica ossessione di apparire ed “esserci” tipica del nostro tempo e amplificata dai social media, ben rappresentata da una cupio dissolvi curiosamente “rassenerata” espressa sia da “Sugar Dead” che dà “Senza Tracce” opere nelle quali dissolvendo il segno del suo passaggio l’umanità sembra riconciliarsi con la natura e il ciclo della vita.

La mostra, curata è accompagnata da un piccolo catalogo gratuito a cura di Pasquale Fameli, Silvia Grandi e Laura Leuzzi.

Tracce resterà aperta presso la sala Ronchini del Museo Caos di Terni fino al 7 aprile 2024 con il seguente orario: giovedì-domenica 10-13 e 16-19.

NOTE SULL’ARTISTA

Elisabetta di Sopra, nata nel 1969 a Pordenone e veneziana d’adozione, utilizza da sempre il video come mezzo di espressione sensibile delle emozioni. È stata curatrice del concorso di video-arte Maurizio Cosua, nell’ambito del Festival Francesco Pasinetti, è docente all’Università Ca Foscari nel Master di “Fine Arts in Filmaking” e collabora con il Ca’ Foscari Short Film Festival per la promozione della videoarte. Numerose le sue partecipazioni a mostre personali e collettive, sia in Italia che all’estero.

Fonte: Fiorenza Oggi