UN TAMPONE OGNI 48 ORE È RITENUTO IMPOSSIBILE.
Settembre è il mese di nuovi inizi, riposte le ciabatte da mare si parte con la scuola, i progetti per il futuro, è il momento dello sport. Per molti adolescenti non sono ore facili e spensierate queste, trovandosi davanti il muro del Green Pass. É tempo di rinunce.
Melissa, 12enne non potrà praticare il suo sport preferito, perché non ha il vaccino e fare un tampone ogni 48 ore per allenarsi è ritenuto dalla famiglia impossibile da mettere in pratica. Non è la sola a fare i conti con il costo del tampone richiesto per monitorare il suo stato di salute, sono tanti i ragazzi che dai 6 anni d’età praticano una disciplina sportiva, quale fonte di svago, condivisione e sano stile di vita. Per non parlare poi degli appassionati per i quali lo sport è praticato a livello agonistico, con allenamenti costanti, preparazione e partecipazione alle gare. Atleti tesserati ad una Federazione o ad un Ente riconosciuti dal Coni, il Comitato olimpico nazionale.
“Ogni 48 ore è istigazione a vaccinarsi” lamenta un genitore di fronte al dispiacere del figlio nel dover rinunciare all’appuntamento in campo con gli amici. Per lui la squadra rappresenta una seconda famiglia, per 3 di loro da lunedì niente pallavolo. “Aspettiamo l’approvazione dei salivari meno invasivi, confidando in un costo accessibile”, conclude una mamma il cui bambino non è stato accettato in palestra. In alternativa valuta e propone di trovare un coach privato per allenamenti all’aperto dividendo la spesa.
Stanno rinunciando in molti acquistando attrezzature da utilizzare a casa per non perdere, almeno la forma fisica acquisita. Stessa cosa sta avvenendo sul fronte universitario per buona pace del diritto allo studio, si ricorre a corsi di laurea a distanza riconosciuti dal MIUR.