Torino come Bibbiano? No, molto peggio!

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Palmieri: “Il più alto numero di manicomi per bambini è in Piemonte”.

Torino è molto peggio di Bibbiano? Forse sì, perché è a Torino che tutto è iniziato. Quello che è iniziato nell’area di Torino si è poi diramato in tutta Italia, compresa Bibbiano? Che cosa è successo lì?

Torino ha visto proliferare enti che hanno esportato una formazione intrisa di odio verso la famiglia.

Al centro di tutto questo, una filosofia politica che puntava alla morte della famiglia e alla fine della famiglia, come movimento rivoluzionario e di profondo cambiamento sociale. Possiamo capire perché la “famiglia tradizionale” dovesse morire, quando questa rappresentava il padre padrone e incarnava quello che era un sistema autoritario, per cui le generazioni intellettuali di quarant’anni fa si possano essere ritrovate in questa logica in cui le istituzioni totali, a incominciare dalla famiglia, dovessero essere sovvertite.

Se a questo aggiungiamo alcuni personaggi, portatori essi stessi di abusi in famiglia, o altri figuri che volevano fortemente sostenere alcune “teorie scientifiche” mai provate, ecco che il risultato è appunto questa formazione fatta di macchinette, di funerali ai genitori morti, di bambini che dovevano dimenticare la famiglia d’origine e non avere più contatti con questa: perché “i figli non sono dei genitori ma sono dello Stato”.

E Torino è stato il fronte da cui tutto questo è partito. E, insieme al Forteto in Toscana, ce ne hanno dato ampia dimostrazione.

Qual è la differenza tra Torino e Bibbiano? La differenza è che a Bibbiano c’è stato un pubblico ministero che ha indagato, che ha raccolto il grido o semplicemente le istanze, i documenti, le richieste di giustizia dei genitori. Un PM che ha fatto chiarezza.

Piemonte molto peggio? Sì, perché in Piemonte ci sono ben 51 comunità psichiatriche per minori, cioè manicomi per bambini, più che in ogni altra regione d’Italia. E questo certamente fa la differenza, perché ci dice quanto è ampia l’incidenza sanitaria e psichiatrica, quanto è grave il contenimento dei minori in Piemonte.

Recentemente, come sappiamo, in Piemonte è stata chiusa una comunità psichiatrica per bambini, e non possiamo che pensare che tutti i manicomi per bambini debbano essere chiusi.

Torino come Bibbiano? No, peggio, molto peggio.

Ho sentito parlare di reset per la prima volta in Piemonte. Un’operatrice territoriale aveva detto ad un papà: “Non si preoccupi, portiamo la bambina in comunità. Basta fare un po’ di reset, resettiamo un po’ la situazione.”

Analizzando un po’ le varie storie che sono passate sotto i nostri occhi, ho trovato come il reset sia la pratica comune: far cambiare punto di vista e riprogrammare i bambini attraverso la privazione. Un bambino che è privato di tutto, che è da solo, che vive in un contesto di pari dove la logica è quella dell’istituzione totale, in cui deve lottare per sopravvivere, laddove nella privazione, nella mancanza di stimoli totali, il bambino alla fine desidera e accetta anche situazioni che in un primo momento rifiutava. Ma questo non è togliere il bambino da un’ipotetica alienazione, questo è riprogrammare i bambini secondo le desiderate della filiera psichiatrica.

Quello del reset è un fenomeno gravissimo perché interviene sulle emozioni, sull’amore, sulla psiche, su qualunque elemento che riguardi quel bambino. Ed è una pratica simile a un intervento chirurgico. Un tempo c’era la lobotomia prefrontale, adesso c’è il reset. E basterebbe solo questo a far lanciare una grande battaglia, perché nessun professionista deve mai poter accettare l’idea che i bambini vengano resettati nel Piemonte e ovviamente anche in altri territori d’Italia. Ma lì è stato proprio dove, spudoratamente, un’operatrice ne ha parlato ad un padre.

Come si può tacere di fronte a tutto questo? Bambini prelevati davanti alla scuola o nella scuola, ancor prima che finiscano le CTU che dichiarano stati di pericolo inesistenti. E come si può tollerare l’uso della forza pubblica per portare via un bambino?

Torino come Bibbiano? Sì, c’è una cosa su cui sono simili: la stessa collusione, gli stessi interessi, la stessa filiera psichiatrica, la stessa formazione che ancora, da quarant’anni, gira tra gli operatori. Perché è funzionale, perché quel tipo di impostazione, quel tipo di logica è funzionale ad interessi che sono politici, che sono economici. Ed in questo non c’è niente di diverso, né a Bibbiano, né a Torino, né a Massa Carrara, né in nessun’altra città.

Ciò che possiamo fare – se fosse davvero possibile e non fossimo già al tetto massimo della resistenza umana – è lavorare un po’ di più, oggi, per salvarne uno, anche solo uno. Ed è necessario che le persone e le famiglie si uniscano e, a loro volta, incomincino ad evidenziare le storture, le ingiustizie, le irregolarità, le illegalità. È necessario e vitale passare dall’essere giudicati ad essere giudicanti.

E riempire le piazze, non le aule di Tribunale!

Vincenza Palmieri