“Tombaroli per caso” di Marco Faraoni: l’archeologia negata del Braccianese

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L’autore censisce almeno 108 siti: “si salvi il salvabile”

C’è tanta archeologia nel territorio di Bracciano, già preda in passato di bande di tombaroli, tesori etruschi e romani sui quali la Soprintendenza competente non ha mai posto attenzione, se non in emergenza. Si presenta così come un libro denuncia, come un saggio critico e anche come un catalogo il libro di Marco Faraoni, edito da Arduino Sacco Editore, “Tombaroli per caso”. Nel vuoto delle istituzioni, il volume di Faraoni ha il pregio così di colmare una lacuna, di aprire una finestra sul fenomeno illegale ma anche di lanciare un appello affinché si salvi il salvabile. Un censimento passo passo di siti, tra necropoli dal VII al V secolo, tra ville rustiche romane, cisterne, ponti, cavità e quant’altro in un’area di per sè ricca stretta tra Roma e Cerveteri. Faraoni dà anche una chiave di lettura sociale del fenomeno scavi. SE i contadini dei latifondi ignoravano le antichità, il Novecento e la meccanizzazione hanno dato vità ad una corsa allo scavo tra bande, a volte rivali tra loro, armate di spillo e polaroid. Negli anni 70 il boom degli scavi una volta che la consapevolezza del florido mercato dell’arte clandestina si è diffusa alimentando una sorta di reddito parallelo per tanti braccianesi. I vocaboli arature e ruspa ricorrono frequentemente nel volume e sono sintomatici di quale sia stato il saccheggio del territorio. Nel libro Faraoni confessa il suo “amore” per il territorio che ha percorso in lungo e in largo censendo almeno 108 siti. Lo fece in passato anche quale studente di archeologia. Nella narrazione senza fronzoli, qua e là tra le righe, trapelano “denunce” quale la presenza di beni archeologici anche nel sito di Cipinaio-Cupinoro dove incombe la discarica. Il libro lancia interrogativi senza risposta: ma dove sta lo Stato? Perché nel Braccianese, ad eccezione di Forum Clodii, l’archeologia è negata da chi avrebbe dovuto tutelare, studiare e vigilare. Oggi Faraoni ha messo sù una florida attività di vendita di metal detector, uno strumento del quale dice va fatto un uso corretto per non sfociare nella illegalità. Non a caso in conclusione ne fornisce le regole. L’hobby dell’archeologia di gioventù l’ha condotto oggi in maturità nel mondo degli appassionati di questo strumento per il quale gestisce un seguitissimo forum. Un libro che in molti dovrebbero leggere, specie chi di dovere chiuso nei ministeri e nelle soprintendenze. “Noi che siamo qui – scrive Faroni – dobbiamo cercare di valorizzare quel che rimane , perché, conoscendo la nostra storia, possiamo conoscere meglio noi stessi”.

Graziarosa Villani