Musiche di Bacalov, Cipriani, TrovaJoli, Morricone e brani dei Pink Floyd, Genesis, Jethro Tull rivisitate in chiave jazz
Al suo quinto appuntamento domenica 7 maggio alle 20.30 la manifestazione “Atmosfere nel Palazzo e nei Giardini” in corso ad Anguillara passa en plen air con le sonorità jazz del “The Cinema Show Quartet”. In programma musiche di Bacalov, Cipriani, TrovaJoli, Morricone e brani dei Pink Floyd, Genesis, Jethro Tull rivisitate in chiave jazz.
Prosegue in questo modo il viaggio musicale promosso dalla stagione di primavera che, come nell’intenzione dei suo ideatore Federico Buonarroti, vuole emozionare mettendo in connessione luoghi e musica. Un progetto in dodici appuntamenti per la direzione artistica del noto soprano Amarilli Nizza. E gli spazi questa volta sono i Giardini del Torrione racchiusi in alte mura di epoca rinascimentale con vista sul lago di Bracciano.
Il progetto si avvale del contributo della Regione Lazio ai sensi dell’Avviso pubblico per il sostegno a progetti di valorizzazione del patrimonio culturale attraverso lo spettacolo dal vivo nella Regione Lazio ed è organizzato dal Comune di Anguillara Sabazia e dalla Pro Loco Anguillara.
Per capire la proposta jazzistica del quartetto per l’appuntamento del 7 maggio abbiamo rivolto alcune domande ai componenti.
Non c’è film senza colonna sonora. Quali avete selezionato per il pubblico di Anguillara?
“Abbiamo pensato di presentare alcuni temi molto conosciuti di grandi maestri del nostro cinema: naturalmente compare Ennio Morricone, ma anche Armando Trovajoli e Stelvio Cipriani. Hanno contribuito tutti ad arricchire e, in certi casi, a rendere le pellicole veramente uniche.
Mixare pagine musicali di cinema in chiave jazz. Quale filo logico seguite al riguardo?
“Il jazz è da sempre musica di “stratificazione”, perciò scegliere dei temi da film, invece che più comuni standard americani, non comporta molta differenza nell’approccio. Piuttosto, tale scelta crediamo arricchisca il linguaggio e le atmosfere denotate, di volta in volta, dai solisti”.
Un quartetto è un ensemble tipico della musica jazz. Come interagite da voi e quanta parte ha la improvvisazione?
“In questi anni abbiamo cercato di amplificare al massimo le potenzialità della formazione, evitando le troppo consuete dinamiche tema/assoli/tema finale. Piuttosto, abbiamo cercato di valorizzare ciascuno strumento, dividendoci le varie esposizioni tematiche e, magari, eliminando assoli troppo inutilmente verbosi, ma cercando sempre un chiaro equilibrio tra parti scritte e improvvisate”.
Appuntamento ad ingresso gratuito su prenotazione all’indirizzo email: atmosferenelpalazzo@gmail.com
Fondato da Paolo Bernardi, (pianoforte, musiche, arrangiamenti), il quartetto è composto anche da altri illustri musicisti quali: Luca Rizzo (sassofoni), Flavia Ostini (contrabbasso, basso elettrico) e Riccardo Colasante (batteria). Formazione che nel suo album di esordio ha voluto rivisitare tutte quelle realtà musicali che hanno dato origine al rock progressive, è una band che sperimenta passo per passo ogni aspetto sonoro di quella stagione del rock, che ha lasciato innumerevoli eredi durante la sua permanenza e oltre e l’ideatore del progetto Paolo Bernardi, compositore a arrangiatore del The Cinema, ha voluto sviscerare in chiave originale, la produzione musicale dei grandi gruppi degli anni Settanta, che si sono cimentati nella ricerca di nuove avanguardie sonore. Il progetto “The Cinema Show Quartet” costituisce un ideale punto di arrivo e una vera e propria sintesi della ricerca musicale condotta negli anni da questa formazione: non più e non solo jazz standard o arrangiamenti di tune nel tipico mood afroamericano, ma brani appartenenti al repertorio rock e rock progressive in particolare. Tale scelta, dimostra quanto l’attenzione dei musicisti e dell’arrangiatore sia volta a cercare – in strutture più complesse, a volte molto lunghe, ma stimolanti per la creatività personale – sempre nuove risorse sonore. Inoltre, l’intero lavoro è stato concepito come un vero concerto, in cui si dividono i brani secondo contenuti ben precisi e separati da quattro brevi interludi, a fare da cornice tra un gruppo e l’altro, appunto.
Giardini del Torrione
Le fonti storiche lasciano ipotizzare la realizzazione dei Giardini da parte di Giacomo del Duca, in collaborazione con Jacopo Barbone, che fu mastro operaio durante l’intensa attività edilizia esercitata da Paolo Giordano Orsini a partire dal 1579. Rappresentano un tipico esempio di modificazioni urbane avvenute a partire dal XVI secolo. L’aspetto originario era composto da una serie di terrazzamenti che si elevavano più in alto rispetto alle attuali creste murarie visibili nella parte superiore del complesso, il cui nucleo originario, ancora parzialmente visibile, è formato da un muro dove ancora si notano due delle tre nicchie semicircolari, un tempo alloggio per statue antiche o dell’epoca, scomparse da tempo. All’inizio del XIX secolo Filippo Agapito Grillo decise di colmare la sommità dei giardini – che presentava strutture difensive con una notevole densità di muri e passaggi militari – con una grande quantità di terra, ottenendo l’assestamento attualmente visibile. Il ritrovamento di strutture murarie sparse su tutta la superficie dei Giardini, lascia supporre che originariamente fossero molto più limitati rispetto alla sistemazione attuale, mentre la maggior parte della superficie era destinata ad ambienti difensivi del fortilizio.
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