Il prezzo va dai 20 ai 100 euro in base al centro che li esegue. Sono solo uno strumento di studio epidemiologico.
Farli oppure no? Con la ripresa delle attività in molti hanno sentito l’esigenza di sapere se sono entrati o no a contatto con il virus, dopo aver accusato qualche sintomo oppure solo se rientrano negli asintomatici. Il test sierologico è l’unico esame che i privati possono eseguire al di fuori del sistema sanitario nazionale per capire se si è entrati in contatto.
Il limite. Mentre il tampone dice chi ha la malattia, i test sierologici dicono chi l’ha già avuta. Questi test cercano nel sangue gli anticorpi IgM, che indicano un’infezione recente e gli anticorpi IgG che compaiono in seguito e che dovrebbero durare più a lungo. I risultati di questo esame, dunque sono utili per individuare la prevalenza della malattia nella popolazione. Non forniscono un’indicazione di carattere individuale e non sono affidabili. I valori che rilasciano vanno presi con le pinse in quanto i parametri sono considerati delle stime calcolate testando campioni di sieri numericamente limitati. I valori di sensibilità e specificità, caratteristici di ogni test, hanno sempre un grado di incertezza. Il valore reale di sensibilità potrebbe essere inferiore al valore pubblicizzato. Dunque al test sfuggirebbero più positivi rispetto al dichiarato. Inoltre molto dipende anche dal momento in cui si esegue, cioè da quanti giorni sono passati da quando abbiamo incontrato il virus. C’è anche il problema dei falsi positivi generati dalla reattività del test ad anticorpi, verso altre infezioni e fattori.
Questi dati sono il risultato di un’indagine condotta da AltroConsumo su cinque regioni d’Italia. Per verificare i tipi di test offerti e il loro costo hanno contattato 173 strutture sanitarie tra Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Lazio.
La situazione non è omogenea su tutto il territorio: solo 97 strutture tra quelle esaminate fanno il test. Dipende dall’autonomia regionale che determina inoltre costo e modalità diversi. Il prezzo va dai 20 ai 100 euro. Un aspetto importante da chiedere al laboratorio prima di effettuare il test è la modalità d’indagine: alcuni effettuano soltanto test rapidi (pungidito), la maggior parte delle strutture esegue un test con prelievo di sangue.
A Ladispoli è disponibile a 40 euro con risposta in 48 ore ma nel Lazio si trova anche a 20 euro, in Veneto per lo stesso tipo di analisi 97. La più economica risulta essere l’Emilia Romagna, dove anche se a pagamento serve la prescrizione del medico. Mentre la Lombardia è la regione più cara, qui nel caso di positività i laboratori offrono la possibilità di effettuare anche il tampone a 70/80 euro. Rimborsabile dalla Regione qualora risultasse positivo anch’esso. In Piemonte non serve l’impegnativa ma in caso di esito positivo il cittadino viene messo in isolamento preventivo fino all’esito del tampone. Infine il Veneto, unica regione dove privati non effettuano i tamponi, il costo medio è 51 euro.
In caso di positività tutte le strutture interpellate, anche se con modalità differenti, hanno l’obbligo di comunicazione alla Asl di pertinenza. Per lo studio epidemiologico il ministero della salute ha intrapreso un’indagine su 150mila persone chiamate a fare il test. Allo stato attuale l’ unico esame che ha valore, come ribadito dal ministero, è il tampone. I test sierologici sono solo strumenti di studio. Prima di spendere soldi è bene riflettere sulla reale necessità, semmai rivolgersi al medico per un consiglio. Ai bagnini viene richiesto insieme al brevetto di salvataggio.
fonte:altroconsumo