Il caso dell’ordinanza anti-prostituzione di Terni sta facendo il giro dei media web: «ma per una non notizia – riporta PerugiaToday – Anzi per l’ennesima guerra sinistra contro destra, opposizione contro maggioranza, su temi che non esistono. Basta leggere e capire. Basta pensare che questi testi sono concordati anche con le autorità che si occupano di ordine pubblico. A Terni ci si indigna perchè il sindaco ha proibito di andare in giro con la minigonna o una scollatura vistosa o addirittura con calze a rete. Ma è vero? No».
Alcune risposte politiche. La senatrice umbra 5 Stelle Emma Pavanelli:”Il sindaco di Terni emana un’ordinanza che impone alle donne il divieto di abbigliamento «provocante, pena l’equiparazione a prostitute». Sulla stessa falsariga il giudice di Cassazione Angelo Socci: «Roba da Medioevo».
Non solo risulta impraticabile il controllo, peraltro lasciato alla piena discrezionalità di ciascuno dei ‘controllori’, ma – prosegue Tirrito – è estremamente avvilente che ancora una volta il pianeta donna venga in qualche modo giudicato per come vuole mostrarsi, controllato da un’entità (che si sente) superiore che decide ciò che è giusto o sbagliato per lei, ancor più sconsolante visto che attiene al rapporto tra la donna e la comunità che vive. Per questo – conclude – ribadiamo con forza l’esigenza di capire dal Sindaco cosa avesse in mente, quali criteri, quali ragionamenti, senza fermarsi al generico impegno contro la prostituzione, peraltro tutto da dimostrare”.