TAGLIO DEI PARLAMENTARI? C’E’ CHI DICE NO

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“DIFENDIAMO LA COSTITUZIONE. LA DEMOCRAZIA È UNA COSA SERIA”.

Gentile Direttore,

faccio riferimento all’editoriale “Taglio dei parlamentari tra menzogne, demagogia e massoneria”. Ancora una volta si tenta di riformare la Costituzione, la “legge dei fondamenti” della Repubblica, per la necessità di risparmiare. Una becera scusa di chi mal sopporta la sovranità del Popolo. In molti sappiamo che la Costituzione definisce i principi della Repubblica e i diritti fondamentali dei cittadini ma in pochi sanno che essa è la Carta che pone “limiti alla discrezionalità” del legislatore ovvero a coloro che sono eletti in Parlamento per fare le leggi.

E’ la Costituzione che indica i “fondamenti” della Repubblica per i suoi cittadini e che allo stesso tempo li pone al riparo dagli abusi della politica legata alle alchimie delle maggioranze di partito. La Costituzione è l’unica legge al di sopra delle leggi e di chi vuole fare le leggi!La riforma costituzionale “taglia poltrone” pubblicatanella Gazzetta Ufficiale n. 240 del 12 ottobre 2019 è una pericolosa e grave fesseria che denota certamente scarsa cultura democratica e un pizzico di ignoranza da parte di chi dovrebbe sentirsi rappresentante di tutti coloro che costituiscono il Popolo italiano. Si è voluto mettere mano sulla Costituzione della Repubblica per ridurre le spese del Parlamento ovvero mezzo miliardo di euro ogni 5 anni, eppure nel testo della legge di riforma non c’è nessuno accenno alle questioni economiche o a quelle che riguardano i criteri che determinano i costi e le spese del Parlamento. Nessuno accenno è fatto riguardo ai criteri di auto riconoscimento dei benefici e privilegi di cui godono i membri del Parlamento per “autodeterminazione”, nè tanto meno di quelli concernenti la rivalutazione e progressione economica degli stessi.

E cosa dire invece del programma di acquisto degli aerei F35 che per così com’è scritto il contratto elaborato dal Governo ci farà indebitare di 50 miliardi per i prossimi 40 anni? E cosa dire che per la sola Camera dei Deputati nel mese di maggio sono stati indetti ben 4 concorsi per circa 300 posti in varie qualifiche funzionali? L’unica certezza sta nel fatto che con la riduzione dei deputati da 630 a 400 e dei senatori da 315 a 200 basteranno 101 senatori e 201 deputati (la metà più uno) per decidere della vita di 60 milioni di persone. Se poi si tiene conto della conseguente diminuzione dei parlamentari che faranno parte delle commissioni, che oggi sono composte all’incirca da una quarantina di persone, e si tiene conto altresì dei poteri che a loro sono conferiti in sede “deliberante” e “redigente” dai regolamenti parlamentari, ecco che potremmo trovarci nella situazione che poco più di “quattro amici” potranno facilmente “discutere e approvare” disegni di legge.La legge “taglia poltrone” della quale tanto si vantano alcuni è una grave fesseria!Davvero crediamo che la spesa del parlamento è legata al numero dei parlamentari e non alla loro libertà di “autodeterminarsi” indennità e qualsiasi altro beneficio anche in favore di “amici, consulenti e parenti”?

Che senso ha stabilire che è ridotto il numero dei parlamentari se questi potranno continuare a essere liberi di stabilire i loro bisogni economici? Se davvero si volevano ridurre le spese del Parlamento sarebbe stato opportuno intervenire sulle norme che regolano i criteri di “attribuzione e di rivalutazione” del trattamento economico “fisso e accessorio” dei suoi membri e non ridurne soltanto il numero. Per così come è scritto il testo della riforma costituzionale si realizzerà soltanto una pericolosa compressione della “rappresentanza parlamentare” già fortemente lesa dall’attuale legge elettorale (rosatellum+porcellum) che non consente al cittadino di scegliere nominativamente i propri rappresentanti in Parlamento e che favorirà così ancor di più quella ristretta “cerchia del sinedrio” che potrà decidere in solitudine senza troppi “fronzoli e confronti”.

Se davvero si volevano ridurre le spese del Parlamento, la norma da approvare mediante una legge costituzionale ai sensi dell’art. 138 della Costituzione era la seguente:

“1. A decorrere dal 1 gennaio 2020 il trattamento economico in godimento dei membri del Parlamento è ridotto nella misura del 50%.

2. A decorrere dal 1 gennaio 2021 il trattamento economico in godimento dei membri del Parlamento è rivalutato nella misura dell’aumento medio dei prezzi al consumo per famiglie di operai e impiegati.

“Se questa legge di inganno democratico, di cui tanto si vantano quelli del M5S, non venisse cancellata dal referendum del 29 marzo 2020 sarà certamente felice il sen. Quagliariello (Forza Italia-Berlusconi Presidente) a cui si deve l’iniziativa parlamentare del disegno di legge costituzionale (n. 214 del 7 feb. 2019 “Modifiche alla Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari”) [1] mentre il Popolo Italiano dovrà vivere ancor più nella fiduciosa speranza che la discrezionalità dei pochi a decidere sarà sempre trasparente e imparziale. State sereni. PER QUESTO IO DICO NO.

Dott. (giur) Nicola di MEO