Stop 5G, parte la rivolta nelle scuole: “Non sui nostri figli!”

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Che succederà a Settembre nelle scuole? In Scozia i genitori tolgono i figli dalla classi per non farli irradiare dal 5G. In America quattro bambini si sono già ammalti di cancro in un’aula con antenna. Mentre a Firenze il giudice fa spegnere il Wi-Fi e i pediatri dell’ASL di Caserta si schierano contro il 5G.

di Maurizio Martucci

Nonostante già 30 tra sindaci, giunte e consigli comunali d’Italia si siano dichiaratamente espressi contro il pericoloso 5G, vietandolo con atti ufficiali sul proprio territorio, monta il caso delle scuole irradiate dall’elettrosmog. I genitori cominciano a preoccuparsi, alcuni protestano, altri arrivano a soluzioni estreme come quella di togliere i bambini dalle classi irradiate pur di non esporli ai rischi delle radiofrequenze, possibili cancerogeni, mentre i pediatri dell’ASL di Caserta invitano Governo e amministrazioni locali a non trasformare cittadini, minori e adolescenti in vere e proprie cavie umane, visto che il 5G non è sicuro per l’umanità anche perché privo di studi preliminari sui rischi socio-sanitari. E non sappiamo a Settembre cosa succederà poi nelle nostre scuole, alla ripresa delle lezioni: con superficialità e disinvoltura sempre più tecnologia wireless viene offerta ai nativi digitali, ignorando gli appelli alla precauzione lanciati da medici, psicologi e pediatri. Ma la tecno rivolta avanza. Ecco la situazione in alcuni casi limite.

Scozia

Arcipelago delle Isole Orcadi, l’inglese BBC indice un’assemblea pubblica in una piccola isola sul Mare del Nord della Scozia nord-orientale: una cinquantina di persone si radunano, ma non tutte sono disposte a prendere per oro colato i presunti vantaggi della sperimentazione 5G. “Ci sono alcune persone sull’isola che pensano che sia la cosa più sorprendente del mondo, ma ci sono anche persone come me che vorrebbero avere evidenze che non ci saranno ulteriori rischi per la salute dei miei figli per colpa dell’antenna 5G posta in cima alla scuola”.

La piccola comunità di Stronsay (370 abitanti) trova nei coniugi Russell e Naomi Bremner il simbolo della resistenza popolare contro il 5G: saputo dell’installazione di un’antenna 5G sul tetto della scuola primaria, la coppia di allevatori ha ritirato i loro figli dall’edificio scolastico optando per la prevenzione e l’educazione parentale: Dorothy (10 anni), Wilbur (9) e Martha (7 anni), per colpa del 5G studieranno a casa, lasciando amichetti e insegnanti. Nella convinzione del padre. “La mia famiglia è il mio mondo”, ripete RusselBremmer, “e non mi perdonerei mai se in futuro guardandomi indietro e provassi rimpianti per non aver fatto di più nel proteggere i miei figli. Alla comunità di Stronsay è stato detto che il 5G stava arrivando, non ci è stato chiesto se lo volevamo”.

Stati Uniti d’America

Ripon, nella contea di San Joaquin, in California: esplode la protesta dei genitori. In 200 si riuniscono nella scuola elementare di Weston per chiedere misure drastiche a salvaguardia della salute degli alunni. Su 400 iscritti, sono già 4 i casi di bambini malati di cancro. E i sospetti ricadono sulla stazione radio base, cioè l’antenna di telefonia mobile piazzata praticamente all’interno dell’edificio scolastico, per cui la direzione ricevere 2.000 dollari al mese per l’affitto del sito. Del caso se ne sta interessando anche la TV americana: diffuse le strazianti immagini del piccolo ricoverato in ospedale. La storia si ripete nello stesso copione, come in altre parti del mondo: le istituzioni, monitorate le soglie d’irradiazione elettromagnetica emesse dell’antenna, sostengono che i parametri registrati rientrano nella norma stabilita per legge. Ma i genitori dei bambini, denunciano come questi non siano sufficienti a garantire la salubrità dei loro figli in ambito scolastico e riportano dichiarazioni mediche secondo cui l’insorgenza anomala della malattia sarebbe proprio di origine ambientale. “A quattro studenti è stato diagnosticato un cancro da quando la polemica è scoppiata per la prima volta nel 2016. Monica Ferrulli, genitore di uno degli studenti (Mason, di soli 10 anni) operati per cancro al cervello nel 2017, ha affermato che nella negazione delle istituzioni viene citato uno studio obsoleto dell’American Cancer Society per giustificare il posizionamento dell’antenna”.  Sgomento e rabbia tra i genitori dei piccoli che, nel consiglio d’istituto, hanno ribadito come “i nostri figli non sono cavie umane!” La direzione scolastica ha fatto sapere di non voler rimuovere l’antenna, legittima, autorizzata e regolare.

Firenze

La disposizione è del giudice di secondo collegio della seconda sezione civile del Tribunale di Firenze Susanna Zanda: “Si dispone inaudita altera parte – si legge nell’ordinanza da poco notificata al Dirigente scolastico fiorentino – che l’Istituto Comprensivo Botticelli rimuova immediatamente gli impianti Wi-Fi presenti nell’istituto”. Nel 2017 sempre il Tribunale di Firenze (sezione lavoro) aveva riconosciuto il nesso telefonino=cancro condannato l’INAIL al riconoscimento della malattia professionale verso un lavoratore colpito da neurinoma ipsilatertale del nervo acustico. Il dispositivo d’urgenza, come sottolinea l’Avv. Agata Tandoi difensore della famiglia di Mario (privacy, nome di fantasia del minore), non è una sentenza ma un atto preliminare frutto della presunzione dell’esistenza di sufficienti barriere ambientali per il piccolo alunno, poiché il giudice ha disposto lo smantellamento di router e hot spot ben prima del verdetto finale e senza aver ancora instaurato il contraddittorio tra le parti, fronteggiando così – come giurisprudenza vuole – una situazione altamente pericolosa in cui il trascorrere di ulteriore tempo avrebbe potuto cagionare un grave danno al diritto costituzionale per la tutela della salute del bambino, sciaguratamente costretto ogni giorno ad immergersi nel brodo elettromagnetico della scuola.

Il ragionamento prudenziale del giudice Zanda, inedito ma straordinariamente innovativo in materia d’elettrosmog, muove dalla constatazione del fatto che la scuola vicina all’Arno è attualmente irradiata dalle onde non ionizzanti, campi elettromagnetici emessi dal Wi-Fi, pericolosi per la salute umana “visti gli approdi della comunità scientifica sull’esposizione prodotte dai dispositivi senza fili”, tanto più rischiosi per Mario, affetto da una grave patologia per la quale i medici di strutture sanitarie – come documentazione prodotta in tribunale dai genitori – hanno già comprovato “la sensibilità a campi elettromagnetici”. Ma non è tutto. Significativo è anche il passaggio in cui il magistrato afferma come nella scuola “il servizio Internet può ben essere garantito dall’istituto anche mediante impianti che non producono elettrosmog, senza il ricorso al Wi-Fi senza fili”, puntando evidentemente sulla lungimiranza del Decreto 11 Gennaio 2017 emanato dall’ex ministro all’Ambiente Galletti che, in tema di inquinamento indoor per gli uffici della pubblica amministrazione, dispose la sostituzione dell’inquinante Wi-Fi col più sicuro cablaggio, cioè la connessione via cavo in dotazione già diverse scuole virtuose d’Italia.

Caserta

Da Caserta arriva anche l’appello dall’ASL: “i pediatri di famiglia del Distretto 15, ricordando che la tutela e la salvaguardia della salute umana e la tutela ambientale sono valori di rilievo costituzionale e beni inalienabili, alla luce dei più recenti studi in materia di rischi per la salute da esposizione ai campi elettromagnetici che inducono a ritenere la radiofrequenza non più come “possibile cancerogeno” per l’uomo bensì come “probabile cancerogeno”, considerando che oltre agli effetti termici già noti sono sempre più i lavori scientifici che associano gli effetti biologici non termici a patologie quali malattie neurodegenerative, infertilità, danni al feto, neoplasie, auspicano che il Governo Italiano abbassi significativamente i limiti di legge per le emissioni elettromagnetiche e si renda promotore di una campagna di informazione e di sensibilizzazione, da condividere con gli Assessorati Regionali alla Salute, le Società Scientifiche, i Sindacati Medici e le Associazioni di Professionisti, al fine di favorire un uso ragionevole e consapevole dei cellulari. A tal riguardo va assolutamente ripensata e attentamente valutata la diffusione della tecnologia 5G. Essa dovrebbe essere soggetta a valutazioni di impatto sanitario e ambientale preventive con analisi dei costi economici e sociali pubblici derivanti da eventuali impatti biologici indotti. Pertanto si auspica che siano attivate adeguate misure, nell’interesse della salute individuale e pubblica e in applicazione del principio di precauzione. Risulta perciò indispensabile bloccare ogni sperimentazione del 5G, come richiesto anche da oltre 170 scienziati in un appello qualche mese fa, fino a quando studi indipendenti escludano la pericolosità della tecnologia specifica anche a basse concentrazioni. I pediatri di famiglia invitano le Amministrazioni dei 31 Comuni del Distretto Sanitario 15 a prendere provvedimenti cautelativi e rispettosi del principi costituzionali di tutela e salvaguardia della salute umana e della tutela ambientale”.

SCUOLE D’ITALIA SENZA ELETTROSMOG

Nel 2013 una mozione per togliere il Wi-Fi dalle scuole è stata approvata dal Consiglio regionale del Piemonte, lo stesso nel 2015 è avvenuto nella Provincia Autonoma di Bolzano, mentre il Comune di Brescia ha cablato quelle nella sua municipalità così come in via prudenziale il Sindaco piemontese di Borgo Franco d’Ivrea ha reso tutte le aule senza elettrosmog. Un preside di un liceo di Milano, uno di Leccee un altro di Busto Arsizio hanno preferito usare il più sicuro cavo piuttosto che il pericoloso wireless, mentre nel 2018 il Tribunale di Roma ha emesso una sentenza per spegnere il Wi-Fi in classe. Una mozione ispirata al principio di precauzione e per la sostituzione del Wi-Fi nelle scuole è invece stata recentemente bocciata dal Consiglio della Regione Lazio così come nel Consiglio Comunale di Ladispoli.