A un anno dalla scomparsa ricordiamo lo storico batterista dei Pooh con aneddoti e vicende meno note della sua vita personale e della sua carriera artistica.
Era il 6 novembre del passato 2020 quando all’età di 72 anni si è spento Stefano D’Orazio, batterista storico dei Pooh. Nato a Roma il 12 settembre 1948 da una famiglia per bene, il padre era Caposezione al Distretto Militare di Roma mentre la madre lavorava alla Opera Nazionale Maternità e Infanzia (ONMI), un istituto che si occupava di orfani e ragazze madri.
Da piccolissimo iniziò a coltivare la passione per la batteria: in un divertente aneddoto racconta che la Befana all’età di 6 anni gli portò in regalo una batteria di cartone. Una gioia immensa per il piccolo riccioluto che aveva scritto un’accorata lettera alla vecchietta pregandola di ricevere l’agognato regalo. Una smania così forte che il malcapitato gioco fu percosso così forte che venne distrutto dopo poche ore: la sua gioia era non tanto perché era portato alle percussioni ma perché gli piaceva “fare casino”! Negli anni del liceo la passione per la batteria e la musica si riaccende in modo irrefrenabile quando una compagna di classe gli prestò il primo LP dei Beatles “Please please me” che lo folgorò letteralmente. Nel mentre viene a sapere di un “complessino da compleanni” alla disperata ricerca di un batterista. La condizione per fare il provino era avere una discreta esperienza nel suonare e una batteria propria: Stefano così si butta e si propone, mentendo di avere sia l’una che l’altra condizione.
Erano gli anni ’60 e il giovane D’Orazio aveva solo due settimane per trovare una batteria e imparare a suonarla. Convinse la madre ad anticipargli la paghetta di sette mesi e riuscì a racimolare 35.000 lire con le quali acquistò usata, la sua prima vera batteria: un rullante, un tom, un charleston e una cassa. Gli rimaneva solo di far “finta” si essere un batterista: da un amico imparò in tutta fretta “un tempo” e si presentò al provino solo con quella composizione. Nonostante questo, con il chiaro talento nelle vene, venne giudicato bravissimo e preso nel gruppo “The Sunshines.”: debuttarono nella chiesa di Nostra signora De La Salette a Roma appena costruita e non ancora consacrata. A 17 anni entrò in un nuovo gruppo “I Naufraghi” che si esibirono per quasi un anno al neonato Piper Club. Quando anche questo gruppo si sciolse Stefano si cimentò anche come comparsa e figurante a Cinecittà dove, per il suo aspetto scarno, vestì spesso i panni di messicani sventurati in film western. Nel ’68 si inserì nel gruppo “The Hoters & Pataxo”, poi entrato in cristi. Allora con tre dei musicisti di questa band fondò nel 1969 “Il Punto” destinato anch’esso a uno stallo.
A settembre del 1971, la svolta con i Pooh, un gruppo che già stavano raccogliendo ampi consensi del pubblico entrando nelle classifiche con “Tanta voglia di lei”. Di qui è storia che tutti conosciamo: Stefano D’Orazio è stato membro del gruppo per quasi quarant’anni, dal 1971 al 2009 con l’ultimo concento con i Pooh il 30 settembre al Forum di Assago. Nel 2015 rientrerà nella band insieme a Ricardo Fogli, per celebrare il cinquantesimo anno dei Pooh. Nel 2017 si sposa con la compagna Tiziana Giardoni con la quale ha vissuto una bellissima storia d’amore come dirà lui stesso. Nel 2020, in piena pandemia, scrive con l’amico Roby Facchinetti la canzone “Rinascerò rinascerai“, dedicata ad una delle città più colpite dalla pandemia, Bergamo: un inno che incita a non farsi abbattere dagli eventi, a combattere e a rimanere vicini. Il 6 novembre 2020 a causa di complicanze legate al Covid, già malato da tempo, Stefano si spegne in una camera del Policlinico Gemelli a Roma ed ora è sepolto nel cimitero di Maccarese vicino ai suoi genitori.
Non solo è stato il batterista storico dei Pooh, compositore, paroliere e manager del gruppo, ma Stefano D’Orazio è stato anche autore di musical teatrali, direttore della Musical Actor School Theatre e ha seguito anche tanti progetti nel no-profit. Un artista completo che ha dato la sua vita per la musica. Non ci resta che augurargli, come dice appunto la sua ultima canzone, che rinascerà, almeno ogni volta che ascoltiamo la sua musica!
Di Pamela Stracci