Sarà anche quest’anno una grande manifestazione enogastronomica a cui parteciperanno molte regioni d’Italia e dove sarà possibile degustare una varietà considerevole di prodotti tipici. Ovviamente il grande protagonista è il carciofo romanesco, un prodotto assai prelibato, ormai riconosciuto per le sue innumerevoli proprietà organolettiche e terasagra del carciofopeutiche. Un’occasione imperdibile per tutti, una grande festa che darà la possibilità di conoscere e riassaporare tantissimi prodotti, primo fra tutti il carciofo, preparato secondo le tradizioni culinarie romane. Un evento davvero unico che ha avuto il riconoscimento di VI° Fiera Nazionale dalla Regione Lazio e che vanta un’affluenza notevole di persone. Il carciofo è legato a doppio filo con la storia stessa del nostro territorio. E’ una pianta già conosciuta al tempo degli Egizi e diffusa nell’area mediterranea, come si vince dal De Re Rustica di Columella e dal Naturalis Historia di Plinio. Tuttavia, secondo alcuni storici, furono gli Etruschi a praticare la coltivazione di questo ortaggio dalle varietà di cardo selvatico e le raffigurazioni di foglie di carciofo in alcune tombe della necropoli di Tarquinia ne sono un’indiscutibile testimonianza. Il Carciofo Romanesco, detto anche “mammola”, è grosso e con il capolino quasi rotondo, ha poco scarto ed è il più adatto per essere cucinato ripieno. La parte commestibile della pianta è in realtà il fiore e il cuore centrale chiamato “cimarolo” è il più ricercato, e di conseguenza anche il più costoso, perché più tenero e con le foglie più seriate. Molto versatile in cucina, la tradizione lo predilige “alla romana”, cotto a fuoco lento e condito con pangrattato, aglio, prezzemolo, pepe e abbondante olio, oppure alla “giudia”, tagliato a spirale in modo da eliminare la parte legnosa, fritto nell’olio con il gambo in alto e bello croccante. Il prodotto ha ottenuto L’Indicazione Geografica Protetta nel 2002 come Carciofo Romanesco del Lazio IGP.