SPLENDORI E MISERIE DEL MUSEO CERITE DI CERVETERI

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Cronaca di una visita al museo: storia di degrado

Mi chiamo Monia Guredda e sono una giornalista, ma scrivo queste righe in qualità di privata cittadina:

“Amo visitare i siti storici e i musei, tanto nel nostro territorio Ceretano-Sabatino quanto nel resto del Paese, quando posso. E venerdì 7 febbraio, ho visitato il Museo Cerite di Cerveteri. La cittadina è deliziosa e la breve passeggiata per arrivare all’ingresso del museo è una gioia per gli occhi. Poi arriva la delusione. Il pian terreno del museo è praticamente al buio e non permette di ammirare i reperti esposti. La teca allestita con tanto di touchscreen e voce narrante del Sommo Piero Angela che illustra la storia e le caratteristiche artistiche di tre pregevoli manufatti emoziona, tanto, ma non basta a riscattare l’insieme assai deludente del resto dell’allestimento.

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Saliamo al piano superiore. Qui almeno riusciamo a vedere dove mettiamo i piedi!

Gli oggetti d’arte qui raccolti sono notevoli: tra tutti spicca il noto “cratere di Euphronio” recuperato nel 2008 dal Getty Museum di Los Angeles.

Purtroppo un dato salta all’occhio: le informazioni relative alla catalogazione delle opere esposte è gravemente incompleta, laddove totalmente inesistente. I cartelli informativi forniscono informazione vaghe e incomplete. In diverse teche, nelle quali sono presenti numerosi artefatti, si può leggere questa fondamentale informazione: “Provenienza varia”. Caspita. Che professionalità. Qual dedizione. Provenienza varia. Però.

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Altra mancanza da sottolineare riguarda il fatto che i cartelli con le informazioni sono scritti quasi esclusivamente in italiano. È anche vero che a scrivere “Various origin” si sarebbe estesa la figuraccia, che sarebbe passata da locale a internazionale.

Il tour del museo si conclude con una interessante riproduzione dell’ingresso di una tomba etrusca, con animali in pietra, una statua di Caronte e foto a grandezza naturale delle porte in pietra. Veramente d’effetto. 

E fa doppiamente effetto vedere proprio quelle porte in pietra appena viste in foto poggiate all’ingresso del museo così, senza cura, senza ritegno. Una delle due si trova dietro il cancello di ferro e di fianco ad un quadro elettrico spalancato. Il tutto è ricoperto da una montagnola alta non meno di 20 cm di guano di volatili. Altre statue si trovano nello stesso stato di abbandono e degrado nell’ingresso all’aperto del museo. Alla mercé di intemperie e cacche di piccioni.

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Un museo del genere è un gioiellino che andrebbe curato in maniera maniacale, esaltato, presentato come biglietto da visita della città di Cerveteri. E invece sta lì, abbandonato nel degrado. Cerveteri si è candidata al titolo di “Capitale della Cultura 2021”; innegabilmente ne ha le potenzialità. Ma avere potenzialità senza saperle far fruttare è un peccato imperdonabile”.

Monia Guredda