Spiagge più sicure a Ladispoli

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di Felicia Caggianelli

Sono trenta, sono i nuovi bagnini che questa estate renderanno più sicure le spiagge. Sono  ragazzi di età compresa dai 16 in su e sono riusciti a conseguire il brevetto di bagnino sotto la certosina guida di Antonio Cafini istruttore della Water Academy di Ladispoli un bel traguardo per questi giovani che si vedono protagonisti e detentori di una buona opportunità lavorativa nonché di una importante crescita personale di responsabilità. L’estate è alle porte e per addentrarci meglio in quello che è il ruolo fondamentale del servizio sociale offerto da questi ragazzi e in generale dai bagnini che operano sulle nostre spiagge abbiamo incontrato Antonio Cafini  bagnino, nonché istruttore, da decenni a contatto con le giovani leve del settore.  Innanzitutto qual è lo spirito con cui vi relazionate ai ragazzi? “ Lavoriamo con ragazzi adolescenti abituati con il sistema scolastico, ovvero ad una scuola che ti piove dall’alto. Che devi frequentare, devi fare.  Quando si avvicinano ai nostri corsi si trovano per la prima volta a fare un corso professionale che gli servirà e li responsabilizzerà visto che non si tratta di un obiettivo che hanno deciso loro di ottenere. Il nostro lavoro non si limita ad una mera lezione. Lavoriamo affinché con le basi che gli stiamo dando possano un domani trovare un lavoro.  Si tratta di un esperienza che non hanno mai fatto nella loro vita la maggior parte perché abituati al sistema scolastico che li vede protagonisti di un qualcosa che quasi gli hanno imposto e che spesso lascia poco spazio alla pratica. Fermo restando che quello che oggi ti sembra avere poco peso chissà in futuro ti potrà aiutare a raggiungere nuovi traguardi. Ma questo il ragazzo lo capirà solo più in là. Non a caso,  a volte capita di scontrarci con questi ragazzi. Ma noi cerchiamo di staccarci dal comportamento del professore di turno. Li mettiamo davanti a delle scelte. Esponiamo quelle che sono le linee guida ovvero quali cose studiare e quali prove superare. Poi sta a loro impegnarsi per raggiungere il traguardo che in questo caso è il brevetto. Bisogna sfatare il mito errato che pagando si ottiene tutto.  Da noi non compri il brevetto; ne entri in possesso solo se studi e ti applichi.

Quanto ci si prodiga per questi ragazzi? “Tanto. Mi è capitato qualche incomprensione con dei genitori perché a volte i figli captano male o raccontano parzialmente delle cose che gli vengono dette, ma con il dialogo si supera tutto. Quando c’è la professionalità, la passione e l’impegno nel lavoro che cerchiamo di fare ogni giorno i genitori se ne accorgono e soprattutto vedono i risultati”. Qual è la filosofia che ti accompagna? “L’amore e la passione per quello che faccio. Sono una decina di anni che sono impegnato a preparare i ragazzi per l’acquisizione del brevetto di salvataggio. Lavoriamo con le strutture del territorio e organizziamo anche degli eventi durante l’estate.  Io ho sempre mirato a fare bene il mio lavoro senza pretendere nulla da nessuno. Sono ben consapevole che questo modo di operare non ti porta grande risalto mediatico però avere le mani libere è molto più gratificante che far parte di un ginepraio che ti vede impigliato in ingranaggi che ti stanno stretti.  Nella vita privata sono un imprenditore e da sempre sono abituato a fare le cose da solo. Sappiamo lavorare bene e cerchiamo di farci apprezzare per questo. A chi piace il nostro modo di operare ci ammira, ci viene dietro e ci da una mano altrimenti non ci scoraggiamo, andiamo avanti da soli”.  Con che idea si rivolgono a voi i ragazzi? “I ragazzi arrivano che non hanno idea di cosa faranno. Purtroppo spesso hanno visto colleghi prendere alla leggera questo ruolo. Molto dipende dal fatto che da noi la stagione estiva che vede i bagnini operativi dura poco tempo ovvero l’arco di tre mesi  così come il fatto che il brevetto si può conseguire già dalla giovanissima età di 16 anni se poi ci aggiungiamo che alcuni imprenditori turistici non investono un granché su questo prezioso servizio,  non dobbiamo stupirci se ci troviamo  indietro rispetto ai modelli australiani e californiano. E tutto questo non perché i nostri ragazzi sono meno bravi ma perché sono meno addestrati. in Italia ci vogliono prestazioni minori per arrivare a fare il bagnino e forse un pochino a volte è un impegno sottovalutato all’inizio mentre  poi arrivano al corso e scoprono che il programma è ricco di cose da studiare.  E se vuoi prendere il brevetto, devi studiare”.

Possiamo parlare di teoria e pratica un binomio vincente? “Sicuramente e aggiungiamoci anche una buona prestanza fisica. Un bagnino che deve lavorare a mare deve associare alla teoria e alle tecniche anche una buonissima forma fisica perché in caso di un intervento in mare è un impegno gravoso a livello fisico. Proprio perché c’è da nuotare, uscire anche in mare mosso, salvare una persona che sta in pericolo. Bisogna avere una lucidità mentale non indifferente in quanto può trovarsi a gestire diverse incognite,  non a caso il lavoro che spesso facciamo con loro è un pochino anomalo sul bagnino di salvataggio. In Italia, infatti funziona sostanzialmente che uno prende il brevetto ed è un titolo valido per tutta la vita. Si rinnova con un semplice certificato medico dopo due o tre anni a seconda delle federazioni  e non ci sono più prove più esami  e tutto questo a differenza dei posti dove il lavoro è preso con molta più serietà  e  il brevetto che prendi  vale due anni scaduti i quali si deve rifare gli esami da capo in quanto non è un titolo che vale a vita ma è una qualifica che devi rinnovare garantendo degli standard qualitativi sopra una certa soglia”. Quali sono le materie studiate? “Grossa parte del corso è incentrata sul primo soccorso e quindi su come intervenire dalle cose più semplici quale può essere una puntura di una tracina piuttosto che una slogatura ai casi più gravi quali l’arresto cardiaco. Quindi  molto del corso è incentrato su saper fare il bls, saper fare la prima rianimazione, saper usare il defibrillatore al fine di stabilizzare il paziente in attesa che arrivino i soccorsi avanzati. Si tratta quindi di un servizio sociale che vede questi ragazzi il primo anello fondamentale nella catena del soccorso.” Praticamente come si attiva il soccorso? “La catena del soccorso si attiva  con la chiamata al 112, e successivo arrivo del soccorso avanzo  così se c’è un anello forte nel mezzo tra la chiamata e l’arrivo del soccorso la persona ha maggiori possibilità di essere salvata e di arrivare ai soccorritori con un quadro clinico migliore. Chiaramente il bagnino non è un dottore, non ha strumentazioni, non può somministrare farmaci e non ha nessuna qualifica per intervenire tuttavia può eseguire delle semplici manovre in attesa dei soccorsi avanzati fermo restando che ha un ruolo importante in questa delicata filiera sociale. Purtroppo questa cosa del non allenamento frequente  fa perdere la tempestività dell’azione tant’è che in certe situazioni sono quasi più bravi i ragazzi che hanno appena preso il brevetto perché sono più freschi, ricordano le tecniche ma è pur vero che  se dopo 10 anni non hai mai effettuato una rianimazione non te la ricordi… di qui l’importanza dell’allenamento costante”. Quanto è importante aggiornarsi? “È fondamentale. Noi sono anni che organizziamo eventi  per stimolare i ragazzi verso un percorso di allenamento costante. Abbiamo organizzato la Ladislao Vogalonga dove con il pattino di salvataggio i bagnini facevano un percorso lungo un kilometro ovvero da fiume a fiume in equipaggio da due partendo dal proprio stabilimento, girando al fiume Sanguinara arrivavano al fiume Vaccina e ritornavano al luogo di partenza. Non a caso la voga unisce alla forza la tecnica. Le persone più grandi spesso vanno più forte di quelle giovani  e forti perché hanno alle spalle più tecnica del remo, conoscono la posizione ottimale non a caso la vogata è un’arte e la si apprende dopo tanti anni di pratica. Un altro evento è stato il Trofeo di Voga “Paolo Pricano”, lo scorso anno abbiamo disputato la terza edizione che consiste in una gara sprint con partenza dalla spiaggia i concorrenti devono raggiungere una boa posizionata a 150 metri , c’è un giudice che cronometro alla mano testa il tempo impiegato per realizzare questa prova. Coloro che hanno realizzato i tempi migliori poi si giocano la finale. Si tratta di eventi che unendo il dilettevole all’utile servono a far capire ai ragazzi che non devono mai dimenticarsi che sono dei bagnini e che per poter svolgere un ruolo fondamentale per la società devono essere sempre aggiornati e allenati”.  Quali altri servizi offrite? “La nostra è un’associazione locale, la Water Academy,  organizziamo corsi da bagnino, corsi di primo soccorso di blsd, organizziamo corsi inerenti alcune specializzazioni per i bagnini quali il soccorso con le tavole da Sup-Surf Rescue e cerchiamo di introdurre delle  innovazioni che ci rendano sempre più operativi al meglio, naturalmente tutto sotto il controllo delle autorità competenti, alla capitaneria di porto per le approvazioni ed in particolare siamo legati alla società nazionale di salvamento di Genova per il rilascio dei brevetti di salvataggio. Si tratta di una storica società essendo stata la prima in assoluto in Italia 1872 per cui siamo legati ad una organizzazione ultra centenaria”. Come nasce la sua passione per questo lavoro?  “Tutto nasce dal trovarsi a 16 anni sulle spiagge- ci confessa Antonio Cafini- ho fatto il mio corso, ma con il mare e la spiaggia è stato amore a prima vista. Mi piaceva il mare e mi piaceva lavorare in spiaggia. vedevo però che il lavoro del bagnino non era abbastanza organizzato bene. C’era ancora tanto da fare. Vedevo già le potenzialità di questo lavoro e quanto scarsamente lo utilizzavamo.  Basta pensare che durante l’estate lavorano tantissimi bagnini sulla nostra costa.  Si tratta di una forza incredibile che avevamo  e che abbiamo ancora oggi per dare qualità al nostro turismo e ho sempre creduto che se noi miglioriamo la categoria dei bagnini sicuramente ne trae beneficio anche  il servizio turistico che offre la città in termini di sicurezza. Oggi più che mai credo che il turismo sia forse l’unico settore su cui concentrarsi visto che a livello mondiale il turismo è cresciuto tantissimo, la gente viaggia e l’Italia è un paese fantastico ricco di storia per cui credo che sia veramente un settore da blindare e potenziare. Da sempre l’Italia sforna arte, cultura e panorami mozzafiato per cui sarebbe bene anche lavorare molto sui lavori legati al turismo dopotutto la materia prima c’è  così come le potenzialità quello che manca è un buon organizzatore che sono certi non si farà attendere”.