Spamalot con Elio al Teatro Brancaccio di Roma

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Grande attesa per Spamalot Il Musical la nuova produzione Teatro Nuovo di Milano. Dopo il successo riscosso nella città meneghina,  arriva a Roma al Teatro Brancaccio dal 13 al 18 febbraio lo spettacolo tratto da “Monty Python e il Sacro Graal” film-cult del più grande gruppo comico di tutti i tempi. Elio veste i panni di Re Artù e arruolerà per un’importante missione i cavalieri della tavola molto molto molto rotonda.

A raccogliere la sfida dell’adattamento in italiano del musical scritto da Eric Idle e John Du Prez è Rocco Tanica grande appassionato conoscitore dell’opera dei Monty Python. La sua cifra comica mostra orgogliosamente l’influenza del sestetto inglese: difficile immaginare qualcuno più adatto a cui affidare questo difficile compito. “Trentaquattro anni fa vidi al cinema Monty Python, Il senso della vita – dice Tanica – e fu una folgorazione. È un onore essere stato scelto per quest’incarico”.

La regia è stata affidata a Claudio Insegno che ha già diretto altri successi come Jersey Boys e La febbre del sabato sera. La direzione musicale è di Angelo Racz, la coreografia è affidata a Valeriano Longoni.

L’ingresso di Elio nel cast completa il quadro e rende questa prima italiana di Spamalot un evento eccezionale, certamente uno degli spettacoli teatrali più attesi e richiesti della stagione 2017/18.

Elio torna al musical dopo il successo de La Famiglia Addams e sceglie di farlo confrontandosi con coloro che sono sempre stati uno dei principali punti di riferimento suoi e di Elio e le Storie Tese. Ricorda infatti Elio “Anch’io trentaquattro anni fa vidi “Il senso della vita”, ma a differenza di Rocco l’unica conseguenza fu che persi le chiavi della macchina, una 127 blu che oltretutto non era veramente mia, ma di mia mamma. Tornai il giorno dopo nel parcheggio e fortunatamente le ritrovai”.

In quarant’anni anni nessuno aveva mai osato mettere in scena i Monty Python, con la loro comicità surreale e testi pieni di riferimenti e giochi verbali spesso intraducibili o difficilmente comprensibili per un pubblico non anglosassone.