Bufera a scuola dopo il caso del minore e il congelamento di Agresti che reagisce: «Qualcuno vuole la mia testa».
di Emanuele Rossi
«Sospeso fino a un massimo di 60 giorni». La decisione dell’Ufficio Scolastico Regionale si è abbattuta come una mannaia sulla “testa” di Riccardo Agresti, dirigente della Corrado Melone di Ladispoli. E nel provvedimento c’è anche la motivazione: «Ha provocato un grave danno all’immagine dell’Amministrazione scolastica, grazie al clamore mediatico».
Una decisione di fatto presa pochi giorni dopo il caos relativo al bimbo di 6 anni sospeso dal Consiglio d’istituto della Melone per 15 giorni (esclusi festivi) per via della sua «iperattività». Contro questo provvedimento i genitori si erano appellati al Tar del Lazio ottenendo un risultato positivo perché il 4 marzo scorso il tribunale aveva disposto la riammissione in classe dell’alunno, oltre al sostegno compatibile con la gravità della sua patologia. A fronte di ciò la dirigenza della Melone però non aveva fatto rientrare subito il piccolo tanto da spingere il ministro all’Istruzione, Giuseppe Valditara, a spedire gli ispettori a scuola i quali hanno acquisito tutta la documentazione e ascoltato lo stesso Agresti. Ispettori tornati anche martedì mattina per sentire le insegnanti e i genitori, separatamente. Non è finita qui per Agresti, perché i genitori avrebbero chiamato i carabinieri e da qui la denuncia con indagine conseguente della Procura di Civitavecchia.
Su questo aspetto Agresti ci ha tenuto a chiarire subito: «La comunicazione del Tar era arrivata al computer via pec il pomeriggio precedente ma la segreteria era chiusa e ha aperto la mattina seguente quando i bambini erano già entrati. Possibile questo accanimento verso di me per poche ore?». In sostanza la scuola non era ancora a conoscenza della decisione del Tar all’indomani e quindi cancello ancora chiuso per il bambino, almeno questa è la ricostruzione del preside. «Sarei uno sciocco matricolato – si giustifica ancora – a non ottemperare alla prescrizione sospensiva del Tar o a non attuare ciò che viene ordinato da un tribunale e quindi chi lo pensa offende la mia intelligenza».
Perciò l’attività del preside è stata congelata fino al termine del procedimento disciplinare e per un massimo di 60 giorni. Contro il decreto Agresti ha due strade da percorrere: accettare quanto stabilito dall’Ufficio Scolastico del Lazio oppure fare ricorso al Giudice unico del lavoro. A quanto pare seguirà la seconda opzione. «Ricorrerò al Giudice del lavoro e sarò difeso dal mio legale qualora ci sia di mezzo una denuncia penale». La novità infatti è che di pari passo al procedimento interno della scuola, c’è pure l’indagine dei carabinieri di Ladispoli e della magistratura per omissione d’atti di ufficio. «Posso solo dire che la Procura mi ha già chiamato – confessa lo stesso Agresti – però non mi è arrivato nessun avviso di garanzia. Ho fiducia negli ispettori del ministero». Il prossimo 9 aprile verrà ascoltato nell’Ufficio Scolastico Regionale.
Gli avvicendamenti. A sostituirlo intanto alla Melone come reggente ci sarà Roberto Mondelli, il preside dell’Istituto tecnico e liceo scientifico Mattei di Cerveteri e alla Don Milani di Valcanneto passerà Fabia Baldi, preside del liceo Pertini di Ladispoli. Una sorta di effetto domino. Una situazione molta delicata che può avere ripercussioni su un plesso che spesso, per un motivo o per l’altro, è finito agli onori della cronaca anche per le sospensioni di alunni piccoli, persino dell’asilo.
Nel 2018 un bambino di 7 anni disabile venne sospeso per 9 giorni. In 13 anni di gestione Agresti oltre centinaia le sospensioni. «Mai per punire i bambini – chiarisce – ma solo per mandare un messaggio alle loro famiglie e le sospensioni non hanno mai inciso sulla didattica, anzi spesso poi c’è stato un miglioramento durante l’anno». Di bufere ce ne sono state altre. Dalle denunce di mamme e papà perché durante la pandemia si era deciso di tenere le finestre aperte durante l’inverno con i bambini costretti a portarsi il plaid da casa, alle interrogazioni parlamentari sulla scelta di istituire un corso obbligatorio di cultura romena.
La città intanto si divide tra chi ritiene giusto il provvedimento dopo tanti altri casi di sospensione che in tutti questi anni hanno riguardato bambini anche della materna e chi invece difende il preside. Come un gruppo di genitori dei bambini con disabilità che ha avanzato una petizione salva-Agresti. «Chiediamo che il dirigente – scrivono – possa tornare in questo istituto che per anni e anni lo ha guidato in modo eccellente».