Arriva in sala il prequel dichiarato de La mafia uccide solo d’estate. L’XIa Festa del cinema di Roma glia ha dedicato la preapertura. Distribuito dalla 01 in 400 copie, ha avuto il sostegno del MiBACT per il riconosciuto interesse culturale.
di Barbara Civinini
Un viaggio alle radici di quella mafia che uccide solo d’estate, attraverso le vicissitudini di Arturo che si arruola nei marines per amore della sua Flora (M.Leone). Infatti, il padre di lei, che è promessa sposa al figlio del braccio destro del bos newyorkese Lucky Luciano, vive in uno sperduto paesino siciliano e convincerlo non sarà facile. Questa, in poche battute, l’ultima fatica di Pierfrancesco Dilberto, in arte Pif, che alla sua seconda volta alla regia – in veste anche di protagonista – torna indietro nel tempo, al 1943. Una tenera storia d’amore che lascia trapelare tutta la rabbia di giovane palermitano che ha vissuto sulla propria pelle l’uccisione di Salvo Lima e la strage di Capaci. “Vito Ciancimino era mio vicino di casa”, racconta il regista, come riporta sul web Il Corriere della Sera. I miei lo sapevano, io no, prosegue. Aveva Provenzano come ospite, erano amici. Io giocavo sotto il cortile e non escludo di avergli tirato una pallonata mentre usciva di casa”. Dietro la pellicola traspare chiare la voglia di denunciare che vien fuori nelle parole del locale bos messo sulla poltrona di sindaco proprio dagli americani, e si trasforma in sberleffo: ” Voi avete bisogno di noi, noi siamo la democrazia”. Si tratta di un capitolo poco conosciuto della nostra storia più recente di cui ha parlato anche Bolzoni sulla carta stampata e che Pif ci racconta con la sua commedia a mezza strada fra Forrest gump e La vita è bella. Si tratta del preteso pactum sceleris tra mafia e alleati contro il nemico comune denunciato dal Rapporto Scotten che consigliava allo stato maggiore le uniche scelte possibili: farsela amica o combatterla. Una storia che parte da lontano, da Portella della Ginestra, e che già allora, dice il regista all’Ansa, metteva in guardia sul pericolo di allearsi con la criminalità da parte delle forze alleate. Il film è dedicato a Ettore Scola e forse l’obiettivo era di rifare un capolavoro come Tutti a casa di Luigi Comencini, ma l’Oscar, sicuramente, è ancora lontano. Nel piccolo paesino immaginario di Crisafullo prendono corpo molti piccoli personaggi che hanno tanta voglia di neorealismo, ma sanno più di teatro dei pupi. Il neoregista e conduttore TV snocciola tutta la sua galleria, dal bos locale Don Calò al vecchietto con la statua del Duce, alla coppia del cieco con lo zoppo. Il quarantenne regista siciliano è figlio d’arte di Maurizio Diliberto e della maestra elementare Mariolina Caruso. Prima ha fatto tirocinio con il maestro Franco Zeffirelli come assistente ne Un tè con Mussolini, e con Marco Tullio Giordana ne I cento passi e poi si è fatto le ossa in casa Mediaset con Le Iene, che gli hanno attribuito il suo nome d’arte, Pif. In guerra per amore, è stato realizzato da Wildside in collaborazione con Rai Cinema e il sostegno del MiBACT, che ha messo a disposizione 500.000 euro, per il riconosciuto interesse culturale. Se andate a vederlo il secondo mercoledì del mese nelle sale Cinema2day spendete 2 euro.