È LEGGE IN FRANCIA: GLI OPERATORI DI PUBBLICA SICUREZZA POSSONO ATTIVARE, ACCEDERE E REGISTRARE DA REMOTO IL GPS, IL MICROFONO E LA FOTOCAMERA SUI TELEFONINI PER SPIARE LE PERSONE.
di Maurizio Martucci
Violazioni delle libertà fondamentali come il “diritto alla sicurezza, diritto alla vita privata, alla corrispondenza privata” e “il diritto alla andare e venire liberamente.” Sono queste alcune delle accuse dei tecno-scettici contro la legge in Francia che consente agli operatori di pubblica sicurezza di attivare, accedere e registrare da remoto il GPS, il microfono e la fotocamera sui telefoni cellulari di potenziali sospetti in reati punibili con almeno 5 anni di condanna, spiando letteralmente le persone tramite auto, computer portatili, laptop e ogni dispositivo connesso in modalità wireless.
“I legislatori francesi hanno concordato un disegno di legge di riforma della giustizia che include una disposizione che concede alla polizia il potere di ottenere la geolocalizzazione dei sospetti tramite telefoni e altri dispositivi“, scrive il quotidiano francese Le Monde che aggiunge come “l’eventuale utilizzo del provvedimento deve essere approvato dal giudice, mentre la durata complessiva della sorveglianza non può superare i sei mesi. E professioni sensibili come medici, giornalisti, avvocati, giudici e parlamentari non sarebbero bersagli legittimi.”
La norma francese getta benzina sul fuoco per i critici della transizione digitale, soprattutto per quanti hanno ormai compreso come la tecnologia non sia è più a servizio del cittadino, utente, consumatore e invitano a disfarsi subito dello Smartphone per contrastare l’avanzata del capitalismo della sorveglianza.
“Gli smartphone sono lo strumento che monitorerà e registrerà quante volte usciamo o entriamo nel nostro raggio di pascolo di 15 minuti attualmente implementato dalle nostre autorità pubbliche per limitare e limitare la nostra libertà di movimento con la giustificazione di “salvare il pianeta”. Gli smartphone sono lo strumento che traccerà la nostra impronta di carbonio al fine di monitorare e controllare la quantità di carne, latticini, energia, petrolio, benzina e altri prodotti a cui lo stato di biosicurezza del Regno Unito – secondo i termini degli accordi dell’Agenda 2030.”
Sui pericoli della transizione digitale dell’Agenda 2030, quest’anno s’è tenuto a Vicovaro (Roma) un convegno nazionale promosso dall‘Alleanza Italiana Stop5G, mentre nell’ultimo mio libro dal titolo #Stop5G (Terra Nuova edizioni) ecco come viene descritta l’operazione di spionaggio nella nuova società ormai alle porte: “Un’idea di cosa ne possa venir fuori dalle Smart City iperconnesse, nel 2019 ce la fornisce un’inchiesta giornalistica di Report. Si tratta della puntata dal titolo ‘Infiltrato speciale’, puntata nella quale due servizi (‘Come ti trasformo lo Smartphone in una microspia’ e ‘Dammi il 5G’) mostrano una versione poco nota di Big Data. Si parla di cyberspionaggio, programmi di sorveglianza permanente di massa, trojan (“si prendono tutto quello che c’è sul cellulare”), spyware, malware ma soprattutto dell’inesistenza del cosiddetto rischio zero pure nel campo informatico. Come se non bastassero le incognite ambientali e sanitarie. “Quello che è certo è che lo spionaggio in questi anni ha avuto un’evoluzione oltre l’immaginabile”.
Con l’Hi-Tech sempre connesso, chiunque è potenzialmente spiabile, nessuno escluso. “In tutto il mondo in nome della sicurezza si usano software “spia”: ma spiano solo terroristi o anche giornalisti e oppositori politici? Decine di italiani sarebbero stati spiati abusivamente da un ‘trojan di Stato’. È stato un caso isolato o c’è una falla nel sistema delle intercettazioni telematiche? Cos’è cambiato negli ultimi anni nel mondo dello spionaggio ad uso investigativo e della cybersecurity?”
In Italia, infine, con DL Enti pubblici la moratoria sul riconoscimento facciale è stata procrastinata fino al 31 Dicembre 2025. Ma c’è già chi, come artisti e partiti politici, chiede di non usarlo per concerti e manifestazioni pacifiche.