Sindaci, sospendete il 5G: la salute è in pericolo!

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Iniziativa dei comitati ‘Stop 5G’ di Cerveteri e Ladispoli. Cinquanta diffide sui tavoli di Pascucci e Grando per scongiurare l’adozione dell’ultima tecnologia, già in fase sperimentale a Roma. Rischiosa secondo medici e scienziati, ma non per aziende e Governo.

di Maurizio Martucci

Non solo Smartphone, ma pure elettrodomestici per case domotiche, robotica industriale e automobili senza conducente: gigabit society, Smart City, tecnologia wireless di quinta generazione. Più semplicemente 5G, un milione di oggetti connessi in simultanea per chilometro quadrato sul 98% del territorio nazionale, previsti l’80% degli italiani (il 99,4% nel 2023) immersi nell’Internet delle cose secondo i piani dell’europeo 5G Action Plan nell’applicazione del Ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio. Peccato però che l’avveniristica iper-connessione di massa comporterà un’inevitabile innalzamento dei livelli d’irradiazione elettromagnetica, forse fino a 110 volte più di oggi, da 6 V/m a 61 V/m (vettoriale al quadrato): milioni di mini-antenne a microonde millimetriche si sommeranno a quelle già sui tetti dei palazzi. Ci ritroveremo piccoli ripetitori su tutti i lampioni della luce, nei tombini dei marciapiedi, dentro le case e persino nel cielo con droni e Wi-Fi dallo spazio. Ma dal 2011 le onde elettromagnetiche sono però ‘possibili cancerogeni’ per l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (Organizzazione Mondiale della Sanità) e gli studi scientifici più aggiornati (National Toxicology Program americano e l’italiano dell’Istituto Ramazzini) spingano per una cancerogenesi più marcata dell’elettrosmog (probabile se non certa!), così come sempre più sentenze della magistratura sentenziano il nesso casuale telefonino=cancro, cittadini risarciti per neurinoma del nervo acustico con operazione chirurgica in testa, mentre si diffonde l’invalidante sindrome dell’elettro-iper-sensibilità, malattia immuno-neuro-tossica aggravata dall’invisibile pericolo.

Diffida contro la banda 5G al Comune di Ladispoli

Come già riportato da L’Ortica, nei primi giorni del 2019 persino il Comitato Scientifico sui rischi sanitari ambientali ed emergenti della Comunità Europea ha sollevato dubbi sul 5G, sostenendo come l’assioma per cui “l’esposizione ai campi elettromagnetici potrebbe influenzare l’uomo, rimane un’area controversa e gli studi non hanno fornito prove chiare dell’impatto su mammiferi, uccelli o insetti”. Ma “la mancanza di prove chiare per informare lo sviluppo delle linee guida sull’esposizione alla tecnologia 5G lascia però aperta la possibilità di conseguenze biologiche non intenzionali”. Conseguenze biologiche non registrate da nessun organo sanitario, fermo su desuete posizioni termiche: è questo il lato oscuro. Infatti il ministro Giulia Grillo non ha studi di valutazione preliminare su 5G e salute, così come al mondo non è esiste un’indagine epidemiologica sull’inesplorate radiofrequenze, nonostante dal 2017 un gruppo di 180 medici e scienziati di 37 diversi paesi al mondo affermi che “i potenziali pericoli per la salute umana e l’ambiente devono essere studiati da scienziati indipendenti che non accettano finanziamenti dall’industria. La tecnologia 5G aumenterà notevolmente l’esposizione ai campi elettromagnetici a radiofrequenza rispetto alla 2G, 3G, 4G, Wi-Fi ecc. già esistenti”. Da qui la richiesta di una moratoria anche dai medici di ISDE Italia, cioè di sospendere la fase sperimentale del 5G in attesa di esiti definitivi sugli effetti a medio e lungo termine. Per l’alleanza italiana ‘Stop 5G’ la popolazione non può essere esposta ad un vero e proprio tsunami elettromagnetico, un’onda d’urto di cui parte della comunità medico-scientifica internazionale scongiura l’avanzata, chiesto all’1ONU il blocco d’urgenza della minaccia per ecosistema e umanità.

Intimando di rivalersi in tribunale, in America già 300 sindaci s’appellano a Washington per fermare il 5G, mentre in Polonia 5 comuni hanno deliberato di non adottarlo e la Svizzera, in ansia più per la salute della gente che per il mancato indotto del new business, prende ragionevolmente tempo. Non c’è fretta. E l’Italia? Esattamente il contrario! Siamo alla corsa contro il tempo, da noi ci si spinge persino ben oltre la soglia del temuto rischio: alle 8 Smart City che dal 2017 hanno avviato la fase di sperimentazione 5G (Roma, Milano, Torino, L’Aquila, Bari, Matera e Prato, ultima arrivata Cagliari), nel 2018 l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha aggiunto una lista di 120 piccoli comuni d’Italia che, entro il 2021, si ritroveranno immersi nell’inedito spettro di radiofrequenze, pianificato pure su frazioni a scarsa densità abitativa e abitazioni turistiche stagionali. Tra questi, solo una decina sono Comuni del Lazio, nessuno nella provincia di Roma. 

Per scongiurare quanto i romani (‘Roma5G’ è il progetto della giunta Raggi) stanno già sperimentando sulla propria pelle in attesa dei nuovi Smartphone in vendita solo a fine anno (“noi non vogliamo fare da cavie umane”, ripetono i promotori), a Ladispoli e Cerveteri sono nati i comitati territoriali ‘Stop 5G’. La prima iniziativa (“era la più urgente da prendere”, ripetono) è una diffida già sottoscritta da una cinquantina di cittadini, recapitata in questi giorni ai Sindaci Grando e Pascucci. “Diffidiamo il Sindaco nella Sua veste di autorità sanitaria locale – si legge nel testo passato per l’ufficio protocollo – al fine di fronteggiare la minaccia di danni gravi ed irreversibile per i cittadini, ad imporre l’adozione delle migliori tecnologie disponibili, nonché ad assumere ogni misura e cautela volte a ridurre significativamente e, ove possibile, eliminare l’inquinamento elettromagnetico e le emissioni prodotte ed i rischi per la salute della popolazione”.

Tra i primi firmatari della diffida per Grando c’è Angelo Sarno, risiede a Ladispoli. “Mi metto nei panni del cittadino medio – dice – nessuno sa niente del 5G,

Diffida contro la banda 5G al Comune di Cerveteri

cosa possa significare vivere con molte più antenne e inquinamento elettromagnetico di oggi, non lo sappiamo. Mi sono informato e proprio perché non c’è chiarezza nello stesso mondo scientifico, nel dubbio preferisco non usare il 5G e attendere valutazioni certe sui possibili effetti per la popolazione. Lo dico da cittadino, da padre e pure nonno”. Gli fa eco Nicola di Meo, si occupa di prevenzione, protezione della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Conosce la materia: “Il rischio è subdolo, silenzioso ma estremamente pericoloso. Siamo già continuamente irraggiati da campi elettromagnetici privi di monitoraggio costante. L’assenza di controlli si perde tra tecnicismi, burocrazia e mancanza di risorse. Precauzione e diritto alla salute diventano una chimera, ecco perché ho firmato Stop5G”. Giulia vive invece a Cerenova, è tra i sottoscrittori della diffida, destinazione Piazza Risorgimento: “Temo un aumento dell’inquinamento elettromagnetico, mi fa paura pensare ad un’ennesima invasione di antenne, messe pure davanti e dentro le case. Se il 5G non è sicuro è meglio fare un passo indietro. Preferisco magari che il mio telefonino abbia una ricezione più lenta, navigare con meno velocità che vivere giorno e notte tra l’elettrosmog”. Come madre di due bimbi, si preoccupa per le giovani generazioni, l’anello debole della catena, vulnerabili nell’esposizione elettromagnetica oltre che nel plagio di scorretti stili di vita. Compulsivi: “Penso ai miei figli, a quella che potrebbe essere la loro vita se irradiati senza sosta. La salute va tutelata, prima di tutto!” E’ l’idea anche di Monica, pure lei madre di due figli e firmataria della diffida sul tavolo di Pascucci: “In questi giorni il Parlamento discute una legge per vietare l’uso di Smartphone in classe, proprio come in Francia. E a Cerveteri, la scora settimana, ho assistito ad un incontro sulla disconnessione tecnologica in famiglia, ma allora perché si continua ad investire nel wireless piazzando il Wi-Fi nelle strade, sul lungomare e nelle scuole?” Che il Wi-Fi sia pericoloso l’ha recentemente stabilito il Tribunale di Firenze, ordinando ad una scuola in riva all’Arno di spegnerlo. Ma che l’elettrosmog sia pericoloso sui più giovani l’ha sentenziato pure il Tar Lazio, clamorosamente condannati i ministeri di Salute, Ambiente e Istruzione Pubblica ad informare del rischio i cittadini. Giovani e giovanissimi il target privilegiato. “Per questo ho firmato la diffida contro il 5G – continua Monica – altrimenti rischiamo che giudici e medici vadano da una parte, mentre politica, amministrazioni locali e aziende spingano dall’altra, verso gli investimenti e non a tutela dei nostri figli”.

Non solo 5G, sul litorale la polemica Wi-Fi non è nuova. Un anno fa, nel consiglio comunale di Ladispoli il MoVimento 5 Stelle presentò una mozione per impegnare Grando a sostituire in tutte le scuole il wireless col più sicuro cablaggio, come già deliberato in Consiglio Regione Piemonte e Provincia Autonoma di Bolzano. I consiglieri ladispolani, presi forse alla sprovvista, respinsero la sensata proposta, ignari che a Brescia tutte le scuole municipali sono cablate, così a Lecce e in altri comuni virtuosi d’Italia. Evitata da un gruppo di coraggiose mamme (affissero manifesti all’ingresso della materna), un paio d’anni fa montò a Cerveteri pure l’ipotesi del Wi-Fi tra i piccini della Scuola Montessori, mentre da quest’anno scolastico il Tribunale di Roma ne ha ordinato lo spegnimento all’Istituto Comprensivo Giovanni Cena. Motivo? Sempre e solo la salvaguardia della salute dei minori, inalienabile diritto costituzionale non più barattabile per meri interessi tecnologici, di bilancio o aziendali. Intervistata su L’Ortica da Giovanni Zucconi, pur raccogliendo la gravità del problema Elena Gubetti (assessore ceretano all’ambiente) si abbandonò ad un confidenziale “figuriamoci se i Comuni si mettono a spendere soldi per togliere il Wi-Fi”. E già, figuriamoci… Peccato però che, alla fine dei conti, in un modo o nell’altro i Comuni riescano sempre a trovare i fondi. Ma per potenziarlo, il pericoloso Wi-Fi, abbandonando mamme e cittadini alla delega di giudici per disattivarlo, in nome del principio di precauzione sancito dall’Unione Europea. E dell’art. 32 della Costituzione. Il futuro del 5G è quindi già scritto? Si ripeterà la storia di telefonini e Wi-Fi, prima osannati e adesso condannati per tabulas? Diffide alla mano, a Pascucci e Grando l’ardua sentenza. Ma l’inchiesta continua. Perché il tempo stringe e l’invisibile pericolo avanza.