SICCITÀ E AUMENTO DELLE MATERIE PRIME: L’AGRICOLTURA RISCHIA GROSSO

0
781
siccità

SCOPPIA L’EMERGENZA ANCHE A LADISPOLI E CERVETERI. L’AUMENTO DEL CARBURANTE È L’ALTRO GRANDE PROBLEMA.

Terre aride per via delle scarse piogge. Come se non bastasse il rincaro in bolletta per l’utilizzo dell’acqua, necessaria per le irrigazioni ma anche l’aumento del carburante che ha penalizzato l’intero settore. Continuano a soffrire in silenzio gli agricoltori del litorale nord. Rincari che, insieme a quelli di luce e gas (da aggiungere le materie prime naturalmente) rischiano appunto di mandare al collasso diverse attività, anche locali.

«Il cambiamento climatico – parla Roberto Seri, agricoltore e nello stesso tempo referente della Cia (Confederazione Italiana Agricoltori) – sta facendo dei danni rilevanti. Sembra un detto banale ma sembra non esistano più le stagioni. Qui si passa da periodi di siccità a periodi in cui si verificano bombe d’acqua o violente grandinate che distruggono il raccolto. Questo naturalmente incide parecchio sulla sopravvivenza dei prodotti e vanifica tutti gli sforzi. L’acqua aumenta da 16 a 22 al metro cubo, e in pericolo ci sono pure le future piantagioni». A risentirne le piantagioni di finocchi, insalate, broccoli e il Re Carciofo, in questo periodo finito sui banconi della piazza in una Sagra in versione ridotta per via dell’emergenza sanitaria. Un altro problema questo per la vendita del prelibato ortaggio. Un grido di allarme partito dalle campagne dei Monteroni, a Ladispoli dove ci sono almeno cento famiglie impegnate nell’agricoltura.

Sos acqua. I conti si fanno a fine mese, come detto, anche per l’acqua e le relative bollette salate. Qualcuno ha chiuso i pozzi per irrigare perché era subentrato il Consorzio di Bonifica. E tra chi ancora riesce ad andare avanti c’è anche chi non ce la fa più. «Ci sono colleghi – ha spiegato Mara Zani, altra imprenditrice del posto – che stanno pensando di non piantare nulla. L’agricoltura, qui da noi, sta vacillando. A causa dell’assenza di piogge è stata chiesta l’apertura anticipata del Consorzio di Bonifica che solitamente avviene il 5 marzo. Per lo stesso motivo lo scorso anno la sua chiusura è stata posticipata al 20 novembre».

Criticità anche nel mercato stesso. «Quando arrivi alla vendita al dettaglio e prima vendevi un prodotto a 2 euro, è chiaro che oggi non puoi venderlo a 4 euro perché anche i clienti non ce la fanno a sostenere i costi. Ma rimanere nel range di prima è difficile», si lamenta un altro produttore. Le richieste di aiuto. Intanto – ed è almeno questa una buona notizia – sono state accolte le misure del piano anticrisi di Coldiretti nel provvedimento varato dal Governo per affrontare l’emergenza del settore agricolo, che andranno a ripianare un buco complessivo da 8 miliardi di euro nei campi. Misure fondamentali per risollevare l’agricoltura che vanno dalla rinegoziazione e ristrutturazione dei mutui, al credito di imposta del 20% per la riduzione del costo del gasolio per pesca ed agricoltura, fino ai 35 milioni alle filiere in crisi destinati al Fondo per lo sviluppo e il sostegno delle imprese agricole, della pesca e dell’acquacoltura.

Dall’inizio del conflitto bellico – evidenzia la Coldiretti – si è verificato un balzo medio di almeno 1/3 dei costi produzione dell’agricoltura a causa degli effetti diretti ed indiretti delle quotazioni energetiche con valori record per alcuni prodotti: dal +170% dei concimi, al +80% dell’energia e al +50% dei mangimi.