SI SALVA TRAGLIATELLA MA IL CERINO IN MANO A CHI RESTERÁ?

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LE PROTESTE DI CITTADINI E COMITATI HANNO SORTITO L’EFFETTO SPERATO. COME IPOTESI DISCARICA NELLE ULTIME ORE È SPUNTATA L’AREA DI MONTE CARNEVALE A 2 CHILOMETRI DA MALAGROTTA. ROMA NON RIESCE A RISOLVERE IL CAOS MONDEZZA.

Pizzo del Prete nel 2011. Poi nella mappa delle potenziali discariche i siti militari di Bracciano e Monte Romano lo scorso mese, per finire con Tragliatella e Monte Carnevale. Passano gli anni, cambiano le amministrazioni, sia al Campidoglio che alla Pisana ma alla ne cittadini e comitati si vedono sempre costretti a scendere in strada per protestare e cercare di difendere questo territorio dagli attacchi di chi è incapace di governare e gestire il problema dei rifiuti della Capitale.

L’Sos. L’eventuale “Sì” a Tragliatella avrebbe potuto pesare non poco, come una spada di Damocle, sulla popolazione locale e sull’ambiente circostante. “La nuova Malagrotta non s’ha da fare”, era uno dei tanti slogan durante il corteo di protesta indetto lo scorso 28 dicembre proprio a Tragliatella. In quasi 3mila si erano fatti sentire sfilando sulla via Braccianense e avevano risposto presente all’appello comitati, associazioni, cittadini e rappresentanti istituzionali dei vari comuni del comprensorio, tra cui Ladispoli, Cerveteri, Fiumicino, Bracciano, Anguillara, Trevignano e Manziana. Anche tanti bambini, con le loro famiglie, si erano dati appuntamento all’incrocio con via di Tragliatella, a poca distanza da Ponton dell’Elce, marciando, con cori, fischietti e striscioni e sfidando le temperature gelide, per oltre 3 chilometri fino a Osteria Nuova. “Ma se noi la raccolta differenziata la facciamo, e la fanno anche gli altri comuni di Ladispoli, Bracciano e Cerveteri, perché dobbiamo ricevere la mondezza di Roma che non attua il porta a porta?”, è il commento sintetico ma efficace della signora Anna.

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La decisione. A poche ore dal brindisi di Capodanno la giunta capitolina si era riunita per affrontare la questione, considerata anche l’emergenza scattata per l’imminente chiusura della discarica di Collefferro. La sindaca Virginia Raggi aveva deciso di non ricevere la delegazione dei manifestanti ma alla fine i cittadini hanno stappato la bottiglia di spumante fuori dalla stanza dei bottoni non appena appresa la notizia che Tragliatella non era più un sito idoneo per ospitare i rifiuti di Roma. D’altronde anche solo il buon senso sarebbe bastato, senza trascinare per giorni e giorni questa eventualità. Nei pressi della cava sospetta ci sono due insediamenti urbani, Fosso Pietroso e Tragliatella Campitello, che distano rispettivamente 200 e 450 metri. A meno di un chilometro dalla cava è situata una scuola materna, e una comunità di recupero, il sito nasce a ridosso di un corso d’acqua e di beni archeologici.

Stop. Impossibile andare oltre. Il piano B. Dal cin-cin ad un nuovo tormento il passo è stato breve. Sì perché dopo neanche un’ora dal “No” a Tragliatella è stato optato Monte Carnevale come “sito idoneo”, precisamente a due chilometri dall’ex discarica di Malagrotta. Una potenziale bomba ecologica in un’area già devastata.In questo quadro vago e ombroso, una cosa sembra certa, e cioè il fatto che Roma, a guida Cinque Stelle, non riesca a scacciare l’emergenza rifiuti come promesso in campagna elettorale e anche dopo la tornata alle urne (molti quartieri della città eterna sono pieni zeppi di cassonetti stracolmi e di strade e marciapiedi in stato pietoso) e valuti l’idea di scaricare le proprie responsabilità su altri territori, litorale nord compreso. Commissariamento unica soluzione? Ecco perché nei corridoi della Regione Lazio, guidato da Zingaretti (Pd) torna a prendere corpo, per l’ennesima volta, un’ipotesi che sembrava ormai archiviata: commissariare la giunta Raggi sulla scelta degli impianti. Insomma, decidere direttamente sulla discarica di cui la Capitale ha una certa fretta. Il prossimo 15 gennaio chiuderà la discarica di Colleferro che accoglie 1.100 tonnellate di pattume di Roma al giorno.

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Il cerino in mano allora a chi resterà? Cerveteri, Fiumicino, Ladispoli e le località del Lago tengono alta la guardia. “Difenderemo – attacca il sindaco etrusco Alessio Pascucci – i diritti di centinaia di migliaia di cittadini dell’area metropolitana che non vogliono essere vittime dell’irresponsabile scaricabarile di chi vuole mandare i rifiuti delle Capitale nei comuni limitrofi. Il nostro territorio è un sito Unesco. La Raggi non si presenta da mesi in aula a Palazzo Valentini. Quello dei rifiuti ma anche l’emergenza strade e scuole dissestate sono questioni sulle quali occorre intervenire con urgenza”. Critico anche il sindaco ladispolano Alessandro Grando: “I territori della provincia non sono disposti a diventare la pattumiera di Roma, oltretutto con decisioni calate dall’alto senza il minimo coinvolgimento di enti locali e cittadinanza. A quanto pare le proteste degli ultimi anni non hanno insegnato nulla”. Si accoda il collega di Bracciano, Armando Tondinelli: “Siamo davvero stanchi: è ora di smetterla con questa storia della discarica. La Raggi si assuma le sue responsabilità e cerchi di risolvere i suoi problemi non scaricandoli su altri comuni”.