Sesso e cibo

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Dottoressa Anna Maria Rita Masin
Psicologa – Psicoterapeuta

Quando si pensa all’accoppiamento “sesso e cibo” si pensa ai pasti afrodisiaci oppure alle famose immagini del film degli anni ’90 “9 settimane e mezzo”. Un docente di un corso di aggiornamento disse che “a tavola e a letto si concludono molti affari”. Al di là di ciò che la fantasia ci offre, vorrei proporre delle riflessioni su come il cibo e il sesso siano due potenti mezzi di comunicazione, siano due elementi della nostra vita fondamentali per la sopravvivenza (il cibo per il nostro corpo e il sesso per la specie) e siano quasi sempre i primi elementi a essere intaccati quando qualcosa non va dentro di noi o nella coppia. Come ho detto in un precedente articolo, la sessualità è una sfera della nostra esistenza composta da vari elementi, in cui il sesso/genitalità ne è solo uno. La sessualità è il rapporto con il nostro corpo, con la nostra identità di genere, con gli altri sia in senso amicale sia in senso di coppia, è influenzata da convinzioni educative e culturali, nonché dalle nostre esperienze famigliari. Il 1968 ha segnato la grande rivoluzione femminile e sessuale: la donna si è presa il diritto di fare o no l’amore, con chi voleva e quando lo voleva; ha iniziato a scegliere la maternità con l’introduzione dei contraccettivi e la legalizzazione dell’aborto. La cultura, però, con i suoi vecchi schemi mentali, è sempre presente. Il messaggio che viene veicolato dai mass media è: “le brave ragazze sono magre, le brave ragazze non fanno sesso con chiunque”. Adesso parliamo di aspetto fisico. La donna magra, nella nostra società, è considerata una donna decisa, efficiente, volenterosa e che potrebbe raggiungere posizioni di potere; nell’immaginario comune, la donna magra ha una forte autostima mentre la donna formosa viene considerata debole e con bassa autostima. La donna magra viene considerata desiderabile sessualmente e ben capace nel fare sesso mentre la donna molto su di chili viene considerata impacciata e desiderata da persone simili di corporatura o con problemi (“chi vuoi che se la prenda?”). Nei disturbi alimentari viene meno la relazione col piacere in senso lato: piacere di mangiare, piacere di stare con gli amici nonché viene ad essiccarsi il desiderio e il piacere sessuale (nelle donne si perde o si altera gravemente il ciclo mestruale). È vero anche il contrario: quando una persona si sente costretta ad astenersi dall’attività sessuale sballa anche il rapporto con il cibo: o esagera o lo si riduce all’osso. Si parla di “anoressia e bulimia sessuale” quando la sessualità viene attuata attraverso gli stessi meccanismi mentali (privazione/abbuffate-sensi di colpa-condotte evacuative) sottostanti ai disturbi alimentari. Nel “vomiting” (Nardone et al.), per esempio, si instaura un appuntamento segreto e piacevole con la condotta evacuativa (il vomito) che viene definito “l’amante segreto”; quindi l’attenzione terapeutica va spostata dal cibo e dall’abbuffata al rituale connesso al vomitare. Quando si intuisce un disturbo (alimentare o relazionale) è importante intervenire precocemente affinchè gli schemi mentali e comportamentali non si cristallizzino. Il disturbo non passa autonomamente.