“Serve la gavetta per diventare bravi”

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Simpatica, estroversa, solare, talentuosa, amata dal pubblico, Marisa Laurito ci svela i segreti della sua lunga e luminosa carriera di Giovanni Zucconi

Marisa Laurito non ha bisogno di presentazioni. E’ una delle attrici italiane più note e amate. Amata non solo per la sua professionalità forgiata da anni di palcoscenico e di set televisivi. E’ amata anche per la sua innata simpatia, e per il sano buonumore che sa trasmettere agli spettatori di ogni età. Se mi chiedessero di descrivere con due parole la Laurito, io userei Disciplina e Leggerezza. Leggerezza, perché quando la vedi recitare sembra che stia facendo la cosa più naturale del mondo. Quasi senza sforzo. Disciplina, perché approfondendo la sua carriera e la sua storia, scopri che dietro a questa naturalezza, c’è una ricerca quasi manicale della professionalità, e uno studio costante che le ha permesso di crescere in un mondo dove non ti puoi permettere l’improvvisazione, se vuoi rimanere ai livelli in cui è sempre stata la Laurito. Disciplina che, lo scopriremo nell’intervista che ci ha fatto l’onere di concederci, non le ha impedito di vivere una vita fatta non solo di palcoscenici e di spettacoli, ma anche di amici e di divertimenti. L’abbiamo intervistata, nel suo camerino, mentre si preparava a recitare in uno spettacolo veramente intenso, e ricco di temi non ancora metabolizzati dalla nostra società: “Persone naturali e strafottenti”, di Giuseppe Patroni Griffi.

Io partirei parlando della sua lunghissima carriera. Lei ha fatto tante cose, ed è sempre stata una delle attrici più amate dal pubblico italiano. Come ha fatto a diventare Marisa Laurito? Una sua collega napoletana, in un’intervista, ci ha detto che è facile iniziare, ma è difficilissimo continuare a certi livelli

“Non ha detto una cosa sbagliata. Ma bisogna dire che non è facile neanche iniziare. Gli inizi sono sempre faticosi per i giovani. Perché devi trovare persone che ti diano fiducia, e che credano in te. Anche per me è stato un percorso abbastanza faticoso. Io ho fatto tanta gavetta, e tutto quello che bisognerebbe fare per diventare una brava attrice.”

Però alla fine è riuscita a diventare un’attrice famosa

“Veramente io non volevo diventare famosa. Io volevo lavorare e fare questo mestiere. Nulla di più. Tutto quello che è arrivato di popolarità, di successo, è stato tutto un di più. Naturalmente non posso dire che il successo non mi faccia piacere, perché mi interessa moltissimo. Però non era quello a cui io puntavo. E forse è arrivato proprio per questo motivo. Perché io volevo solamente diventare molto brava, e basta.”

Parlando della sua gavetta, lei ha recentemente raccontato degli episodi molto gustosi. Mi riferisco a come a volte cercava di procurarsi qualche provino. Per esempio l’episodio con Federico Fellini

“Io ho fatto veramente una marea di provini, di tutti i generi. E nessuno andava bene. Perché quando si è giovani è difficile incappare in quello giusto. Però, devo dire la verità, le strade, quando si è decisi e si va diritti alla meta, poi si trovano. Lei si riferisce alla volta che mi sono buttata sotto la macchina di Fellini per attirare la sua attenzione. Avevo preparato questa sceneggiata, con tanti appostamenti per vedere cosa faceva e da dove usciva. Fellini naturalmente aveva creduto che io mi fossi fatta male veramente, e uscì dalla macchina. Io allora tirai fuori, all’improvviso, le mie fotografie, dicendo che ero una grande attrice drammatica. Diciamo che dalla mia parte c’era la gioventù e la voglia di fare delle cose. E quindi cercavo di inventarne di tutti i colori. E’ stata un epoca bellissima.”

Un epoca bellissima, ma anche molto difficile. Mi risulta che lei, prima di raggiungere l’indipendenza economica con questo mestiere, ha fatto un po’ di tutto

“Si, ho fatto una marea di lavori. Per esempio la cameriera e l’operaia. Facevo torte e le vendevo. Sempre però lavorando e studiando, e tentando di fare provini.”

Questo, secondo lei, è il destino di tutti i giovani che voglio iniziare a fare gli attori?

“Io auguro loro fortemente che questo sia il loro destino, perché oggi i giovani non hanno voglia di attendere, e neanche di sperimentare. Vogliono arrivare immediatamente al successo e basta. E questo naturalmente non può essere in nessun caso. Bisogna lavorare, studiare, essere sul pezzo, senza mollare mai. Quindi diciamo che, per certi versi, gli augurerei di fare molta gavetta. Perché attraverso la gavetta si impara moltissimo. Non si impara arrivando già ai ruoli di protagonista. Rischi anche di bruciarti, perché magari non sei all’altezza di questo ruolo. Non hai ancora le spalle coperte e salde per poterlo affrontare.”

Un suo bravissimo collega, Gabriele Lavia, ci ha detto che un attore può fare tante cose, ma se non parte con già del talento, non potrà mai diventare più bravo. Potrà imparare solo piccoli trucchi

“Non lo so. Ho conosciuto tante persone senza talento, che con la sola volontà sono diventati bravi. E ho conosciuto tante persone con il talento che non sono arrivate da nessuna parte. Io penso che per arrivare, usiamo questo termine, per diventare bravi, ci vuole sicuramente molto talento. Ma ci vuole anche molto studio. Ci vuole dedizione totale e molta volontà. E oggi ci vuole anche una cosa in più, che forse ai miei tempi non serviva: sapere essere imprenditore di se stessi. Magari tanti anni fa non era indispensabile, ma oggi invece è necessario.”

Lei ha iniziato con Eduardo De Filippo. Con lui ha lavorato molto. Di solito questa è una medaglia che uno si porta, ed espone. Invece mi sembra che lei non se ne vanti mai

“Io non mi vanto, ma lo ringrazierò per tutta la vita, perché mi ha fatto iniziare con il piede giusto. E’ come quando fai una scuola che è quella giusta per te, oppure sbagli scuola. Quella era una scuola perfetta, perché intanto ti insegnava lui con l’esempio. Poi Eduardo ti insegnava anche l’amore per il teatro, la passione, la serietà e la disciplina. Con lui ho iniziato con ruoli piccoli. Poi man mano i ruoli sono diventati sempre più importanti. Poi sono andata via dalla compagnia, perché avevo avuto una scrittura, da protagonista, in un film di Corbucci.”

Una cosa che noto ogni volta che la vedo lavorare, è che lei sta sul palcoscenico in un modo talmente naturale che sembra non faccia nessuna fatica a recitare

“Se lei sapesse invece il terrore che ho io quando sto sul palcoscenico. Però diciamo che la naturalezza è quella che io prediligo. Quindi io faccio di tutto per essere naturale. Questo è l’insegnamento che mi ha dato Eduardo, ed è la cosa che mi piace di più negli attori. E poi, per me, il palcoscenico è il luogo in cui mi sento più al sicuro. Nel senso che è un luogo per me familiare. Io vengo spesso a teatro. Mentre i giovani vengono a teatro un’ora prima, io ho l’abitudine di venire a teatro almeno due ore prima. Perché adoro stare da sola a guardare il teatro dal palcoscenico. E’ il luogo che più mi è familiare. Più di casa mia. Il palcoscenico di un qualunque teatro d’Italia. Mi appaga totalmente. Mi rasserena. E’ un luogo dove io sono tranquilla.”

Lei ha fatto tantissima televisione, a livelli che non si sono più visti in seguito. Però non ne sta più facendo. C’è qualche motivo particolare per questa sua assenza? O è un caso?

“Non è un caso. Non mi offrono più quello che mi interessa. I reality non mi piacciono. Ho fatto una televisione bellissima, e non intendo farne una brutta. E quindi adesso faccio quello che ho sempre fatto, anche quando facevo la televisore bella, e cioè tanto teatro. Non ho rimpianti. O meglio, ho rimpianti per una televisione bella che non si fa più. Se me la offrissero, probabilmente, la farei. Ma sottomettermi a questo schifo no. Non ci penso proprio.”

Se la chiamasse Arbore?

“Con Renzo per forza. Perché sarei tranquilla del risultato.”

La banda che voi rappresentavate in quel periodo, era veramente così come apparivate? Cioè un gruppo spensierato che si divertiva a fare divertire?

“Eravamo un gruppo molto unito, Ci divertivamo veramente a fare divertire gli altri. Eravamo molto giovani e molto incoscienti, perché ci lanciavamo in queste avventure senza farci troppe domande. Il più incosciente era Arbore, perché aveva messo in scena questa banda incredibile. Quello è stato uno dei periodi più belli della mia vita, dove ci siamo veramente divertiti.”

Lei ha un curriculum gigantesco. Leggendolo ho pensato: “avrà avuto tempo anche un po’ per lei?” A cosa ha dovuto rinunciare per diventare Marisa Laurito?

“Purtroppo non mi chiamo Eduardo De Filippo. Eduardo aveva rinunciato a tutto. L’aveva detto nel suo testamento nel 1984: ”Io ho vissuto nel gelo”. Io tante volte penso a questa frase. Io invece ho vissuto. Non ho vissuto solo per il mio lavoro, che pure amo tanto e mi prende il 70% della mia vita. Però adoro gli amici, e ho un compagno. Poi mi occupo anche di arte contemporanea, dipingo… Ma quando faccio cose di puro divertimento, ho dei piccoli sensi di colpa. Perché venendo da quella scuola di Eduardo, io penso sempre a lui. Penso sempre che lui ha dedicato una vita intera solo al teatro.”

Ha fatto bene lui, o sta facendo bene lei?

“Io penso che lui abbia fatto molto bene, perché lui è diventato Eduardo de Filippo. Ha realizzato il suo sogno. Io purtroppo non ho questa peculiarità, perché ho molta voglia di vivere bene e di divertirmi. Quindi alle volte faccio tardi la notte, perché mi piace stare con gli amici, o per vedere un film. Non ho una disciplina come quella di Eduardo. “

Un ultima domanda. Prima ci ha accennato la sua attività di pittrice e di scultrice. Non le bastava essere attrice per esprime tutta la sua espressività?

“E questa è una bella domanda. Probabilmente no. Evidentemente ho bisogno di esprimere la mia creatività anche in altri settori. Io ho iniziato a dipingere già a 17 anni.  E’ stato uno dei lavori che io ho fatto per mantenermi. Facevo quadri commerciali e li vendevo.”