Diversi gli appelli fatti in settimana dalla società giallorossa per invitare i tifosi a riempire lo stadio in occasione del big match della 16° giornata, molti dei quali devono essere evidentemente andati a segno: l’Olimpico non è pieno come ai vecchi tempi, ma offre sicuramente un sostegno degno di una partita come Roma – Milan.
Spalletti si presenta con tre difensori centrali (Fazio, Manolas, Rüdiger), Strootman e De Rossi in mediana ed Emerson e Bruno Peres larghi che, a turno, supportano ora la difesa, ora l’attacco, quest’ultimo completato da Perotti e Nainggolan dietro all’insostituibile Edin Džeko.
La risposta milanista è affidata a una difesa a quattro con Abate, Paletta, Romagnoli e De Sciglio davanti a Donnarumma, un centrocampo con Pašalić, Locatelli e il rientrante Bertolacci e una linea offensiva composta da Suso, Lapadula e Niang.
Il match è inizialmente favorevole alla Roma. Pur senza creare grandi pericoli, i giallorossi riescono a fare grande densità in mezzo al campo che, unità ad un’aggressività maggiore di quella avversaria, imbriglia la squadra di Montella. Attorno al 25′, la partita cambia. La Roma sembra prendersi una pausa mentale e, alla prima occasione, il Milan ne approfitta: filtrante per Lapadula che si invola, defilato, in area di rigore; uscita in ritardo di Wojciech Szczęsny che falcia l’ex Pescara. Mazzoleni non ha dubbi, è rigore. Niang si assume coraggiosamente l’onere di battere il penalty, ma il portiere romanista si fa immediatamente perdonare il fallaccio deviando il tiro in angolo. Dopo l’occasione fallita il Milan, invece di demoralizzarsi, inizia la fase migliore del suo primo tempo e la Roma, invece di sentire la sveglia, si imbambola ancor di più. È l’inizio di un quarto d’ora favorevole ai rossoneri, che prendono coraggio e attaccano, soprattutto dal lato del sempre imprevedibile Suso. L’occasione migliore è però per la squadra di casa, con Džeko che controlla un pallone buttato casualmente in avanti e, con fisico ed esperienza, riesce a farsi beffe, da solo, di Paletta e Romagnoli, per giungere a una conclusione che sibila al lato della porta difesa da Gianluigi Donnarumma. Non un primo tempo di bel calcio all’Olimpico, ulteriormente rattristato dal grave infortunio occorso a Bruno Peres a pochi minuti dall’intervallo, che ha costretto il brasiliano all’uscita in barella.
Il secondo tempo sembra impostarsi sulla falsariga del primo, non fosse per un allungamento delle squadre che rende il match leggermente più godibile. I giocatori in campo appaiono più pimpanti ma, nonostante sia il Milan a meritare qualcosa in più, sono i padroni di casa a passare al 62esimo: pallone scaraventato in avanti da Manolas, Nainggolan aggancia sulla trequarti mettendo fuori gioco il suo dirimpettaio con lo stop, si porta il pallone sul sinistro e, dopo aver trovato la posizione giusta, fulmina Donnarumma con un mancino a giro. Dopo il coniglio tirato fuori dal cilindro del belga, i centrocampisti della Roma crescono, mettono più intensità e la manovra milanista diventa sterile. Montella, per correre ai ripari, inizia una girandola di cambi che però poco aggiungono alla sua squadra in termini di concretezza: Mati Fernández per Bertolacci, Luiz Adriano, mai in partita, per un Lapadula che era stato l’unico a creare qualche apprensione agli avversari e infine Honda, al quale è concesso troppo poco (cinque minuti) per cambiare le cose.
Con un Suso che non è più quello del primo tempo, la difesa a tre di Spalletti non fatica più di tanto a conservare il vantaggio fino al fischio finale, che nomina ufficialmente la Roma prima inseguitrice della capolista e, al tempo stesso, fa iniziare il countdown verso la sfida più importante di questa prima parte di stagione: uno Juventus – Roma che dirà se la compagine giallorossa sarà una seria minaccia per i campioni o solo la principale pretendente per il secondo posto finale.
La vittoria della Roma vale anche come risposta a una Lazio che, nella giornata di apertura del lungo weekend di campionato, ha battuto la Sampdoria a Marassi. Pratica chiusa già nel primo tempo dai biancocelesti, con un uno-due che ha lasciato la Doria tramortita: due assist di un ritrovato Felipe Anderson per mandare in gol prima Milinković-Savić, poi Parolo, ai quali ha risposto Schick, con il gol della bandiera all’89esimo minuto. Nonostante l’infortunio di Biglia, sulla cui prognosi aleggia ancora un alone di mistero, la Lazio ha rialzato la testa dopo il derby e ha lanciato un messaggio chiaro alla Roma: per le zone alte della classifica ci sono anche i ragazzi di Inzaghi.
Franco Ficetola (redazione Parola al calcio)