SEMPRE PIÙ FAMIGLIE PREFERISCONO IL PASTO DA CASA AL SERVIZIO VENDUTO DAI COMUNI
di Miriam Alborghetti
Pasto da casa o mensa scolastica? Sono sempre di più le famiglie che non intendono più acquistare dal proprio Comune il servizio mensa scolastica. Questa scelta a volte non comporta alcun problema quando è prevista dal regolamento d’Istituto. In altri casi invece è motivo di scontri duri tra famiglie da una parte e direzioni scolastiche dall’altra al punto da trascinare i contendenti in tribunale. Centinaia sono i genitori che a partire dal 2014 hanno aperto la strada con decine di procedimenti giudiziari per affermare il diritto al pasto da casa, un diritto che una controversa sentenza della Cassazione sembrava in parte aver messo in discussione. Ma una recentissima sentenza del Tar del Lazio ha dato ragione ai genitori di un bambino di Albano Laziale dando così il via libera all’auto refezione.
IL CASO DELLA CORRADO MELONI Insomma, una situazione alquanto confusa in qualche modo causa di episodi degni di una commedia dell’assurdo come quella accaduta a Ladispoli in cui famiglie ed Istituto sono perfettamente in accordo per la libertà di scelta, ma è il Comune ad opporsi. Alcuni giorni or sono un genitore della Corrado Meloni, alla sua richiesta di sospensione del servizio mensa, avrebbe ricevuto un secco rifiuto da parte di una dipendente comunale. Un rifiuto immediatamente contraddetto da un intervento pubblico del dirigente, Riccardo Agresti, che invece, con estrema determinazione, ha confermato la possibilità del pasto da casa, rammentando che il Consiglio d’Istituto si è già espresso in modo favorevole, in conformità a quanto previsto dalla legge.
PASTO DA CASA: PERCHE’? Quali sono le motivazioni che spingono i genitori ad intraprendere costose battaglie legali dal’esito incerto, contro istituti scolastici ed Enti pubblici pur di vedere riconoscere il diritto del pasto da casa? Il caro mensa è stato il casus belli esploso a Torino nel 2014. In sintesi per molte famiglie il servizio mensa sarebbe una spesa non sostenibile. Le ragioni più cogenti ma sottaciute potrebbero essere anche altre. In primo luogo la mancanza di fiducia da parte delle famiglie nei confronti della qualità del servizio mensa. Una mancanza di fiducia alimentata da numerosi scandali. “Una mensa scolastica su 3 presenta delle irregolarità e su 224 mense ispezionate sul territorio nazionale 7 sono state chiuse per la grave situazione igienico-strutturale rilevata”. Furono questi i primi risultati del monitoraggio di controllo condotto dai carabinieri del Nas all’inizio dell’anno scolastico nel 2018. “Cibi scaduti, gravi carenze igieniche, perfino topi e parassiti: un film dell’orrore” aveva commentato l’allora ministro della Salute, Giulia Grillo. Ma c’è un altro aspetto: le famiglie con alto o medio livello di istruzione, sempre più consapevoli della stretta correlazione tra alimentazione e salute, per i loro figli vogliono pasti realizzati con cibi freschi, biologici, non processati dall’industria, senza conservanti e senza pesticidi, ricchi di vegetali, con carni e uova non provenienti da allevamenti intensivi e con grassi di alta qualità. Ebbene è proprio questo il tipo di famiglie che spesso opta per il pasto da casa.
LIBERI DI SCEGLIERE C’è poi una questione più profonda che tocca il Diritto ed il rapporto tra Stato, Famiglia ed individuo. La Scuola va intesa come luogo di ‘addomesticamento’, di soffocamento delle libertà individuali e di annullamento delle radici familiari o piuttosto un luogo di valorizzazione delle potenzialità e finanche dei “gusti” personali, nel rispetto del contesto familiare e culturale del bambino, avendo come obbiettivo la felicità dell’essere umano?
IL BUSINESS DELLE MENSE A questo punto una domanda sorge spontanea: perché lo Stato pretende di decidere cosa mettere nella pancia dei nostri bambini? Le ragioni addotte dagli Enti che si oppongono al pasto da casa sarebbero igienico sanitarie. Motivazioni dunque serie ma che appaiono grottesche alla luce degli scandali succitati. Ragionevole sarebbe seguire la pista del denaro: 300 milioni sono i pasti venduti ai bambini, un business miliardario, con un notevole indotto e posti di lavoro. Una vera gallina dalle uova d’oro. Forse il numero crescente di genitori che rifiutano il servizio mensa può mettere a rischio la prosperità della gallina?
LA SENTENZA DEL TAR DEL LAZIO: VIA LIBERA AL PASTO DA CASA
Il T.A.R. del Lazio con ulteriore sentenza n. 6011 del 13 settembre 2019 afferma nuovamente il principio sancito dal Consiglio di Stato lo scorso anno. Il pasto da casa è ammesso e a nulla valgono i regolamenti degli istituti comprensivi che lo vietano.