LE RITORSIONI ECONOMICHE ANCHE SU LADISPOLI E CERVETERI.
«Ma quale tregua passeggera, per giorni c’è stato l’assalto negli scaffali del supermercato». Avvisaglie di una crisi annunciata. E le parole della signora Gina, pensionata, rappresentano la voce dell’innocenza. E con il possibile e imminente divieto di esportazione di grano, zucchero, orzo e mais, decisione che potrebbe prendere la Russia, le cose sono destinate solo peggiorare e far aumentare il prezzo di pane, pasta e altri beni cruciali per la spesa degli italiani. Si vedrà, intanto c’è chi si domanda sul perché il grano in questa nazione debba essere esportato. «Seminare il grano oggi costa 120 euro al quintale, solo per il seme – parla Daniele Vallenari, contoterzista di Cerveteri – senza poi contare le spese della lavorazione, della concimazione e tutto quello che occorre per portare il grano a prodotto finale. Uno sproposito, mentre lo scorso anno costava tre volte meno. Il grano italiano si vende in troppa quantità all’estero, e noi importiamo quello di altri Paesi dove non c’è mai il sole e viene mischiato con prodotti non naturali».
Un’osservazione logica. E nelle campagne il settore agricolo ne risente anche per l’aumento del gasolio, quindi non soltanto la benzina e il diesel in città. «È schizzato a 1,60 a litro quasi – ha confermato pubblicamente Gianfranco Fioravanti, delegato comunale all’Agricoltura – e pensare che solo un mese fa veniva 80 centesimi. Molti contadini sono allo stremo. Aumentano pure le materie prime».
I costi iniziano a diventare insostenibili. E sempre a Cerveteri per mantenere le loro stalle gli allevatori stanno compiendo miracoli. «La farina di mais è salita a 43 euro al quintale – si sfoga Carmine Ciaralli, imprenditore dal 1980 nella località I Terzi – e avendo 160 vacche ne utilizziamo parecchia. Nei prossimi mesi utilizzeremo di più l’acqua per l’irrigazione e avremo più costi in bolletta. È un disastro economico considerato pure che da tempo ci viene pagato di meno il latte che finisce nella grande distribuzione». Sempre a Ladispoli le pescherie hanno iniziato ad abbassare la saracinesca per il discorso della nafta (i pescatori si sono rifiutati di uscire) mentre i panettieri si fanno i calcoli. «Abbiamo già iniziato a pagare la farina 14 euro a quintale – racconta Andrea Del Pivo, storico fornaio –, quasi il doppio rispetto a prima. Anche l’olio è quasi raddoppiato e le uova. Noi prepariamo tanti dolci. Normale voler sempre tutelare il più possibile la nostra affezionata clientela, ma come si fa ad andare avanti senza aumentare i prezzi?».