Volgare, sessista, razzista, arrogante, istigatore di odio, instabile e negazionista.
Questo è il ritratto che è stato dipinto dalla stampa mainstream del Presidente uscente degli Stati Uniti d’America Donald Trump con un fuoco mediatico impressionante. Vero o falsa che sia, questa è l’immagine che è stata introiettata nella coscienza collettiva e che ha reso ammissibile l’inammissibile, ossia che la mannaia della censura social si abbattesse sul “mostro” sovranista e populista e sui suoi supporters, moglie compresa.
Il Santo Inquisitore, il multimiliardario fondatore di Facebook Marck Zuckerberg, ha giudicato “pericoloso” e istigatore di violenza il Presidente votato da 75 milioni di americani (tutti sporchi, brutti e cattivi?). Per inciso: secondo l’inchiesta condotta da Wired Usa i “lavoratori” della Silicon Valley (Amazon, Apple, Facebook, Microsoft e Oracle) avrebbero finanziato Biden con ben 4, 8 milioni di dollari. Anche il Corriere della Sera apparentemente sembra approvare la scelta del padrone di Fb con un articolo di Massimo Sideri dal titolo sconcertante: Perché Twitter che limita Trump è democrazia, non censura. Con non poca preoccupazione rileviamo che nella Neolingua del Pensiero Unico la censura è democrazia. Siamo sempre più vicini a «la guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza» di orwelliana memoria. Il rischio di legittimare un novello Ministero della Verità che decida cosa è vero e cosa no e che silenzi le opinioni “dissidenti” si fa ogni giorno più concreto.
Che Trump non sia una mammola né un santo è più che verosimile (ma non è che i precedenti presidenti USA che hanno “esportato la democrazia” siano stati da meno), tuttavia è innegabile che riuscire a conoscere la verità in un contesto fondato sulla sistematica manipolazione dei fatti, dove un Tg nazionale spaccia le immagini del film «Project X – Una festa che spacca» come una diretta dell’assalto al Congresso USA, è un’impresa impossibile.
I brogli elettorali sono una menzogna trumpiana a cui credono anche il 20% degli elettori dem oppure una realtà?
L’ aggressione a Capitol Hill è stata spontanea o ci sono delle “mani invisibili” che ne hanno impresso un determinato indirizzo?
Trump e Biden sono forse burattini della stessa farsa atta a creare divisioni e spaccature sociali insanabili?
E perché i vincitori dem chiedono l’impeachment invece che pacificare gli animi?
Si sta forse cercando un pretesto per comprimere ulteriormente diritti ed instaurare un regime di tecno-controllo delle masse in nome della sicurezza?
Quello che è certo è che il Monopolista social, con questa mossa, ha dato scacco matto al Re o meglio alla Democrazia, palesando al mondo intero l’irreversibilità di un processo che vede le corporation private entrare direttamente nella governance della sfera pubblica. «Non stiamo parlando di potere d’indirizzo o di lobbying come nel passato, bensì di governance diretta – spiega Riccardo Paccosi – La gestione privata della sfera pubblica, sta avvenendo attraverso la preliminare privatizzazione della medesima. Lo spazio del confronto politico, difatti, coincide interamente con quello di piattaforme private e questo fatto preliminare consente, oggi, che siano queste ultime e non le normative dello Stato a intervenire a scopo censorio e repressivo e, così, a definire quale sia il quadro della legalità istituzionale».
Lo strapotere sempre più invasivo dei colossi del web non a caso due anni fa era stato oggetto di un articolo di Andrea Daniele Signorelli dal titolo profetico: Sarà Mark Zuckerberg a scegliere il prossimo presidente degli Stati Uniti?
Miriam Alborghetti