Sanità, Regione Lazio allo sbando

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La risposta della Regione Lazio all’emergenza: I cittadini sani o affetti da altre patologie dimenticati dal sistema sanitario nazionale.

Con l’emergenza Coronavirus in corso, spendiamo due parole sullo “stato di salute” della sanità italiana. Se medici e infermieri sono un’eccellenza del nostro Paese di certo non lo è la classe politica che in 10 anni ha tagliato risorse e chiuso ospedali, a favore delle aziende private. Guardando al passato, un danno lo fece Mario Monti, ma nel Lazio il lavoro peggiore sembra essere quello svolto da Nicola Zingaretti, attuale segretario del Partito Democratico. Il sistema oggi è in sofferenza, sopratutto nelle zone di provincia.
Ladispoli. Delirio, giorni caotici caratterizzati da un terrorismo mediatico imbarazzante, una lettura dei dati sanitari distorta come sottolinea Luca Quintavalle secondo il quale “negli ultimi giorni c’è stato chi ha confuso il confronto politico con un becero sciacallaggio, tentando di far passare il messaggio di una Ladispoli in balia del virus Covid-19. Secondo questi personaggi la nostra sarebbe una città allo sbando in cui, per colpa delle misure non adottate (quali altre poi, se anche il premier Conte ha lasciato la “patata bollente” nelle mani dei Primi Cittadini), il virus impazza. Mi dispiace per questi “tifosi del nulla” ma a Ladispoli la situazione è in linea con i dati delle altre città che ricadono nella competenza della ASL RM 4. Anzi, in alcuni casi la percentuale di positivi rispetto al numero di abitanti è addirittura più bassa”.

Oltre al Covid-19 c’è un mondo fatto di persone sane, giovani, anziani, bambini che nel loro vivere incontrano l’influenza stagionale, l’infiammazione del nervo sciatico, un mal di denti o semplicemente vorrebbero, come è stato sempre raccomadato, prevenire eventuali patologie attraverso un monitoraggio costante del loro stato di salute. Controlli di routine interrotti a marzo scorso, tutt’ora impossibili. Dopo la pausa estiva, il sistema sanitario nazionale sembrava aver ripreso ad offrire i servizi ma da circa 2 settimane è nuovamente tutto chiuso. Il Covid-19 è tornato protagonista, all’Istituto Spallanzani e al Policlinico Gemelli, che annunciarono per primi essere solo centri covid, si sono accodati tanti altri nella Capitale. Non ultimo il Campus Bio Medico di Trigoria con gli ambulatori inibiti al pubblico. “Non si riesce a trasferire i pazienti covid in altri luoghi” si giustificano. Come se non bastasse la Casa della Salute, punto di riferimento del territorio assorbita dalle richieste di tamponi rapidi e molecolari. Con lunghe code al drive-in dove vengono eseguiti oltre 400 tamponi al dì, informa la Asl Roma4.

Dalla Regione apprendiamo che anche medici di base e pediatri sono stati ingaggiati nella lotta al coronavirus, una notizia apparentemente confortante ma che informa sulla grave situazione in cui versano tutti i cittadini sani. Per loro si raccomanda di dedicare particolare attenzione alla cura della loro persona, all’alimetazione e di sostenere un corretto stile di vita. In questo momento sono stati lasciati soli in balia degli eventi. Se chiami il medico di base, al massimo ottieni una consulenza telefonica, se insisti per un appuntamento arriva la sconcertante domanda: è grave? Al cittadino la responsabilità dell’autodiagnosi. E non è colpa loro. Versano in uno stato confusionale tra l’incombenza di effettuare il vaccino antinfluenzale, i test antigeni rapidi, inviare ricette on line e rispondere al telefono a tutti coloro che si trovano in ansia. E sono tanti i motivi per provare apprensione. Se esiste una certezza è quella di essere assistiti in caso di positività al famoso virus. Per le altre circostanze che Dio ce la mandi buona!