L’eccezionale storia di Samà, simbolo degli artisti della scena underground.
di Flavia De Michetti
Conosciuta con il soprannome di Skywalker, Samà Abdulhadi, è il simbolo degli artisti della scena underground palestinese. La Dj, nata ad Amman in Giordania, ha riscosso un immenso successo nel suo lavoro, suonando per il mondo, anche in Italia. Il primo febbraio 2020, era era al Circolo degli Illuminati di Roma. Quella di Samà non è la carriera più comune che una donna palestinese possa intraprendere, l’artista ha iniziato selezionando la musica che più le piaceva per le feste e in seguito suonando ciò che facesse ballare le persone. Il colpo di fulmine con la musica techno avviene a Beirut mentre in Giordania, intraprende gli studi sull’ingegneria del suono e sulla produzione musicale presso la SAE Academy, di Amman. L’eccezionalità nella storia di Samà è nelle sue origini.
In Giordania la condizione della donna è molto drammatica. Basti pensare che le donne non possono trasmettere la loro cittadinanza ai figli nati da padri appartenenti ad altre nazionalità o al fatto che le lavoratrici rappresentano solo il 16 % della forza lavoro del Paese, una delle percentuali più basse al mondo. Questo è dovuto alle scarse condizioni di sicurezza sul posto di lavoro, all’enorme differenza fra il salario maschile e quello femminile, allo sfruttamento per mezzo del lavoro forzato sotto minaccia di violenza, abuso fisico o mancato pagamento.
Il Comitato CEDAW ( Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna), composto da esperti nel campo dei diritti delle donne, manifesta una grande preoccupazione per quanto riguarda le condizioni discriminatorie, in particolare quelle legate la tutela maschile cui sono soggette le donne, ad esempio, i matrimoni precoci. Di recente è stata abrogata la legge, prevista dall’articolo 98 del Codice penale, che prevedeva una pena ridotta se la donna uccisa era una parente dell’assassino. Anche la norma messa in conto dall’articolo 308, che non prevede nessuna persecuzione legale ai danni degli stupratori, nel caso in cui sposino le loro vittime, è stata abrogata. Al contrario è rimasta in vigore la legge prevista dall’articolo 340, che acconsente a una riduzione della pena nei confronti di un uomo che uccide la propria moglie, o una propria parente, colta in atteggiamenti adulterini.
“Non parlo di politica, io sono già un messaggio: sono una donna palestinese che fa la Dj” – Samà.
In questo ostico e complicato scenario fa luce la figura di Samà, la giovane donna, nata dell’anno 1991, ad Amman. Il suo nome di battesimo è Samà Abdulhadi. Proveniente da una famiglia legata alla propria storia e ai propri principi e amante della poesia. Molto importante nella sua vita è la figura della nonna, una donna forte che ha giocato un ruolo fondamentale nell’opposizione alla resistenza israeliana organizzando e guidando varie proteste. Una donna che non ha mai amato parlare di se alla nipotina, che è venuta a conoscenza di queste avvincenti avventure soltanto dai racconti del papà e del nonno, quando ormai era atipico e sorprendente pensare alla dolce e amorevole nonna sessantenne in quelle insurrezionali vesti. Un grande modello di vita per Samà, che tra i ricordi conserva un avvenimento risalente a quando aveva 7 anni e sperava di entrare nella squadra di calcio della scuola, ma venne respinta in quanto ragazza. La stessa scuola che quarant’anni prima aveva frequentato la nonna, che non rimase immobile, si recò dagli insegnanti, dicendo loro che una bambina doveva avere gli stessi diritti di un bambino nel giocare a calcio, e così la giovanissima Samà venne accettata nella squadra.
La promettente Dj è dovuta crescere molto in fretta rispetto alla sua età ed imparare precocemente concetti di guerra, odio, morte, sparatorie, e tutto ciò appartenente a quel contesto. Concetti diventati parte integrante della sua vita, a tal punto che, ogni qualvolta torna a casa, è come se non fosse mai partita.